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Marta, la monella nerazzurra per eccellenza


INTERVISTA — La fautrice della popolare Pagina Facebook “Le monelle nerazzurre: l’anima femminile della fede nerazzurra”


06/06/2014

di Cristian Vitali

Continuiamo il nostro viaggio nell’universo del web calcistico in salsa femminile. Dopo aver incontrato l’anima femminile della Juventus (in carne e ossa), oggi abbiamo sentito invece quella nerazzurra (dell’Inter), che si identifica in Marta Bitonti, salentina, 21 anni, “monella” – come si definisce nei social network – che sta raccogliendo ampi consensi su Facebook con la Pagina “Le Monelle nerazzurre l’anima femminile della fede nerazzurra”. Lanciata nel 2010, è arrivata a raccogliere la bellezza di oltre 26.000 seguaci, quindi “battagliando” testa a testa la Pagina di Delia, sfegatata juventina, in un ipotetico “Derby d’Italia” giocato, si fa per dire, a colpi di commenti e di “Mi Piace”. Conosciamo quindi meglio Marta, il condottiero in gonnella delle “monelle” nerazzurre, dotata di un sorriso smagliante e una carica sportiva e vitale davvero elettrizzante.

Ciao Marta, presentati ai nostri lettori e spiegaci brevemente il percorso che ti ha portato ad aprire questa Pagina che ha avuto – e sta avendo – molto successo.

«Ciao! Intanto grazie per aver pensato a me per quest’intervista, mi fa davvero molto piacere. Mi chiamo Marta, ho 21 anni e sono salentina, precisamente di un paesino in provincia di Lecce. La pagina? Innanzitutto ci tengo a precisare che non sono io la fondatrice, ma ho iniziato questa bella collaborazione con un’altra nerazzurra, che per alcuni suoi impegni ha lasciato la gestione a me al momento. L’iniziativa comunque è nata per dar voce alla passione femminile per il calcio e per l’Inter in particolar modo. Proprio perché ci teniamo a far passare il messaggio che nel 2014 – ma già da prima – anche le donne hanno il diritto di trattare, discutere e appassionarsi ad uno sport davvero fantastico»

Quali sono i principali obiettivi che ti poni con questa Pagina? Hai avuti riscontri o apprezzamenti anche da personaggi famosi? Su tutti, i giocatori dell’Inter?

«Come ho detto prima, l’obiettivo generale è quello di dar voce alle donne, ci tengo particolarmente. In generale invece, la pagina nasce come un ‘ritrovo’, un punto di riferimento per i nostri seguaci dove trovare tutta l’informazione sull’Inter, sui giocatori, sulle loro famiglie. A quanto ne so, i giocatori non sanno dell’esistenza della pagina, ma è seguita da alcuni loro familiari, per citarne uno il fratello di Palacio, Gonzalo»

Dove e quando nasce la tua passione per l’Inter? Perché proprio lei? E perché definirsi proprio “Monelle”?

«Monelle è una definizione un po’ simpatica che ci diamo. Le ‘Monelle Nerazzurre’ perché ci sentiamo un gruppo differente dalle altre tifose, un po’ pazze, come del resto lo è anche l’Inter (sorride, N.D.R.). La passione per la mia squadra è nata grazie a papà, come credo sia successo per molte altre tifose in generale. Mio padre è interista sfegatato, ma in realtà non ha mai tentato di spingermi verso una squadra a discapito di un’altra. Posso dire di aver scelto da sola di appassionarmi ai colori nerazzurri, un amore che – curiosamente – si è rafforzato negli ultimi anni, nonostante il periodo non sia proprio dei migliori. Anzi proprio nei momenti di difficoltà si nota davvero l’impegno e il legame che provi per una squadra. Io sento di avere l’Inter proprio dentro, tipo che ormai non saprei immaginare la mia vita senza che l’Inter non ne faccia parte»

Quale giocatore della storia dell’Inter apprezzi di più? Se, come immagino, mi citi uno del presente, ne voglio anche uno del passato.

«Non nego di avere una ‘simpatia’ (per non chiamarla ossessione!!!) per Rodrigo Palacio. Mi ha conquistata dal primo giorno, con la sua semplicità, la sua umiltà, che nel mondo del calcio, soprattutto adesso, raramente ho visto in altri giocatori. Con Rodrigo ho un rapporto un po’ particolare, cerco di stargli il più vicino possibile nonostante la distanza che mi separa da Milano. Mi impegno a non fargli mai mancare il mio sostegno – non solo a lui, ma a tutti i ragazzi –, mi fa piacere magari fargli dei regali in alcune occasioni in particolare. Perché so che li apprezza e mi ringrazia come e quando può. E questo mi rende felice. Del passato invece ti faccio un nome, Julio Ricardo Cruz, El Jardinero. Lo vedo molto simile a Rodrigo per quanto riguarda l’aspetto caratteriale, sempre corretto, mai una parola fuori posto, un grande professionista… e poi faceva sempre gol pesanti, nei derby e contro la Juve soprattutto, anche partendo dalla panchina: cosa vuoi di più?»

In effetti… L’Inter oggi non sta attraversando un periodo proprio felice. Quali sono, secondo te, le ragioni?

«Non sono un’allenatrice e quindi non vorrei dare giudizi netti, anche se nei post-partita qualche parolone grosso vola sempre (ride, N.D.R.). Però dico che all’Inter manca organizzazione. Vedo un po’ di caos, non si sa di preciso quello che si vuole ottenere, ecco. Anche se devo dire che l’arrivo di Thohir mi ha rincuorato un po’, mi sembra un presidente con la testa sulle spalle, che sa quel che vuole e che, soprattutto, sta iniziando a capire cosa significhi l’Inter nel mondo del calcio. Una società che ha l’obbligo, verso la propria storia e verso i suoi tifosi, di tornare a regalarci nuove soddisfazioni, che mancano da troppo. Trovo giusta la scelta di Moratti di cedere il club, che non poteva più nutrirsi di solo amore. Forse è una scelta che andava fatta già prima, però... noi interisti siamo fiduciosi»

Meglio Mazzarri o Stramaccioni?

«Mazzarri o Stramaccioni: bah, ripeto nemmeno Mourinho avrebbe vinto lo scudetto con la rosa attuale (però sono sicura che avrebbe centrato l’obiettivo terzo posto), ma la verità è che senza i buoni giocatori, i miracoli non accadono. Stramaccioni era alla sua prima in una grande, la piazza nerazzurra è esigente e gli infortuni della seconda metà di stagione gli hanno tagliato le gambe. Sono sicura che senza questi ultimi, l’annata sarebbe finita diversamente. Mazzarri: senza tanti giri di parole, non lo vedo adatto all’Inter. Una grande squadra ha bisogno di grande mentalità e grande fame. Non sono tanto d’accordo con la sua idea di gioco, diciamo così»

Veniamo a noi: conoscevi già il nostro Blog, dedicato ai bidoni e alle meteore straniere del calcio italiano? Dimmi cosa ne pensi.

«No, sinceramente non lo conoscevo. Gli ho dato un’occhiata e mi sembra davvero simpatico. Da oggi in poi vi seguirò» (sorride, e in maniera decisamente accattivante, N.D.R.).

Grazie! Qual è il tuo “bidone” preferito, tra i tanti? Quello che ti ha colpito di più o che ricordi con maggiore tristezza perché ha fatto danni alla tua squadra? Citami il tuo podio “al contrario” delle delusioni straniere.

«Mah, di bidoni nelle ultime stagioni, come in quelle passate ce ne sono stati diversi! Però mi viene da dire Diego Forlan, non tanto per il giocatore in sé, ma per la delusione che mi ha provocato. Ho sempre adorato il Cacha come giocatore, lo ritenevo fortissimo. E al suo arrivo ero davvero sicura che ci avrebbe regalato delle soddisfazioni. Però per diversi motivi non è successo e sono rimasta davvero delusa. Sul podio non può mancare Alvaro Pereira, che in Brasile pare si stia ambientando bene. Forse non era adatto al calcio italiano… mettiamola così! Al terzo posto metto la ‘bidonata’ dello scambio Pirlo-Guglielminpietro: col senno di poi è facile parlare, ma credo fosse impossibile non intravedere in quel ragazzo, seppur giovane, il suo talento immenso»

A proposito di Forlan: nel 2012 vinse il nostro sondaggio Calciobidone, che nel 2009 e nel 2010 è stato appannaggio invece di Quaresma: secondo te, flop epocali o semplici “incidenti di percorso”?

«Premesso quanto ti ho detto prima, io li definirei ‘incidenti di percorso’, perché comunque – nei loro casi – l’Inter ha ammirato giocatori ben diversi nei loro precedenti club. Hanno deluso le aspettative, di tanto, soprattutto Quaresma che era giovane e tecnicamente fortissimo, ha dimostrato altro in nerazzurro. Infatti adesso al Porto sta facendo vedere comunque cose positive»

Prima hai citato Alvaro Pereira: lo sai che nell’ultima edizione del Calciobidone, proprio Alvaro Pereira ha vinto la speciale menzione Jolly?

«Non poteva essere altrimenti (ride di gusto, N.D.R.)! All’Inter ha dimostrato davvero poco; era arrivato con tante aspettative, al Porto non era di certo il giocatore che abbiamo conosciuto qui in Italia, senza dimenticare anche il fatto che è stato un investimento oneroso da parte del club. Diciamo che anche questa è stata un’operazione ‘confusa’ in casa Inter»


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