Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

Vota e fai votare il Calciobidone 2012!


Chi succederà ad Adriano, “capace” di spezzare il dominio del portoghese Quaresma, vincitore delle prime due Edizioni del nostro Concorso?


30/11/2012

di Cristian Vitali

La già flebile speranza di vedere un italiano ambire fino in fondo al Pallone d’Oro svanisce come neve al sole: il nostro Andrea Pirlo è stato fatto fuori dal podio dei finalisti. Un podio costituito dai soliti noti: Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Andres Iniesta. E per vendicare, almeno in parte, l’orgoglio italiano, per il quarto anno consecutivo vi invitiamo a votare il peggior straniero del campionato italiano, il “Calciobidone”, titolo che sarà assegnato allo straniero più deludente nel 2012. Chi succederà ad Adriano, “capace” di spezzare il dominio del portoghese Quaresma, vincitore delle prime due edizioni? La votazione, che seguirà le medesime regole già note, avrà luogo nel corso dell’intero mese di Dicembre, mentre a Gennaio, proprio quando sarà reso noto il Pallone d’Oro, noi sveleremo il nome del vincitore e la graduatoria finale del Calciobidone.

Anche quest’anno una Giuria di Giornalisti Sportivi ha selezionato per voi una lista di 20 nominativi da votare; e come la scorsa Edizione, viene riproposta l’iniziativa della “Segnalazione del Pubblico”: oltre a comunicarci le vostre 3 preferenze, potrete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente in lista. Di seguito tutti i dettagli per partecipare al sondaggio, che quest’anno è possibile votare anche dal blog del Guerin Sportivo! Aggiornamenti sull’andamento del sondaggio tutti i Giovedì nel corso della trasmissione OkGoal in onda su OkRadio.

Il Video Ufficiale del Calciobidone 2012

Podcast e Multimedia | Calciobidone 2012

Cristian Vitali presenta l’Edizione 2012 del Calciobidone
29/11/2012 (OkGoal | OkRadio)
Intervento telefonico di Cristian Vitali nel corso della trasmissione condotta da Roberto Sabatino e Nicholas Passoni. Primo appuntamento per il “Calciobidone” Edizione 2012: in questa puntata viene presentato in anteprima nazionale il sondaggio e l’elenco completo dei Candidati al titolo. Vengono anche letti i primi 5 Profili: Alfaro, Alvarez, Carrizo, Cissè, Elia.
Cristian Vitali presenta i Profili di 5 Candidati al Calciobidone 2012
06/12/2012 (OkGoal | OkRadio)
Intervento telefonico di Cristian Vitali nel corso della trasmissione condotta da Roberto Sabatino e Nicholas Passoni. Secondo appuntamento per il “Calciobidone” Edizione 2012. In questa puntata vengono presentati altri 5 Profili dei Candidati al titolo: Forlan, Josè Angel, Kjaer, Krasic, Ljajic.
Cristian Vitali presenta i Profili di 5 Candidati al Calciobidone 2012
13/12/2012 (OkGoal | OkRadio)
Intervento telefonico di Cristian Vitali nel corso della trasmissione condotta da Roberto Sabatino e Nicholas Passoni. Terzo appuntamento per il “Calciobidone” Edizione 2012. In questa puntata vengono presentati ulteriori 5 Profili dei Candidati al titolo: Makinwa, Morimoto, Mutu, Pato, Pratto.
Cristian Vitali presenta i Profili di 5 Candidati al Calciobidone 2012
20/12/2012 (OkGoal | OkRadio)
Intervento telefonico di Cristian Vitali nel corso della trasmissione condotta da Roberto Sabatino e Nicholas Passoni. Quarto ed ultimo appuntamento per il “Calciobidone” Edizione 2012. In questa puntata vengono presentati gli ultimi 5 Profili dei Candidati al titolo: Traorè, Tzorvas, Vargas, Zarate, Zè Eduardo.

La “Flop Ten”: i Candidati al Calciobidone 2012

In rigoroso ordine alfabetico, ecco i Profili, redatti da Cristian Vitali, della “Flop Ten”, composta dai i 10 Candidati al titolo appositamente selezionati dalla Giuria.

ALFARO (Lazio)
Arriva a Gennaio, ma dato il suo cognome e il nome (Emiliano), ai meno accorti potrebbe sembrare un elemento della Primavera “promosso” in prima squadra. Visto il suo scarso feeling con il gol – totalizza 8 presenze senza costrutto – ci potrebbe pure stare, citando in sua difesa l’inesperienza: il ragazzo ha bisogno di tempo, come si dice in questi casi. E invece salta fuori che è uruguayano e ha 23 anni, per averlo sono stati sborsati 3 milioni di Euro e quindi le citate attenuanti vengono inevitabilmente a decadere. La Lazio crede così tanto in lui che l’ha mandato in prestito all’Al Wasl, negli Emirati Arabi. Qualcuno deve aver detto a Lotito che è nato a Trenta Y Tres: lo stesso paese di un certo Caraballo, quello che era “mejo perdello ‘he trovallo”. Appunto.
ALVAREZ Ricardo (Inter)
Considerato in prospettiva un nuovo Kakà, doveva sicuramente fare quello che non ha fatto Quaresma. E invece, ancora oggi, nonostante una stagione contraddistinta da un inizio molto stentato e solo alcune buone prestazioni, l’ex “Ricky Maravilla”, ex perché delle sue “maraville” non ne abbiamo visto neanche l’ombra, è da considerarsi un oggetto non identificato. Non è certo un brocco, ma ha fatto ben poco per giustificare i 12 milioni di Euro versati al Velez. Un giocatore che a 23 anni non aveva ancora mai visto la Nazionale e che solo a sprazzi aveva fatto intravedere qualcosa di buono. A causa dei suoi continui infortuni non è stato nemmeno inserito nella lista di Europa League, sintomo di scarsa fiducia sulla sua tenuta atletica: ecco perché continua a sembrare un perfetto erede di Quaresma.
CARRIZO (Catania/Lazio)
Scelto nel 2007 per succedere a Peruzzi, oggi si ritrova nella rosa biancoceleste solo perché ancora sotto contratto: dall’acquisto più oneroso della gestione Lotito a terza scelta, il portiere argentino dalla papera facile è diventato il più scomodo degli indesiderati. Fallisce anche nei due prestiti andata e ritorno al Real Saragozza e al River Plate: se in Spagna perde il posto da titolare, il suo ritorno al River è segnato dall’autogol nel “Superclasico” contro il Boca. Tornato alla Lazio, viene spedito in prestito al Catania, in emergenza tra i pali, nella speranza che possa riprendersi. Ma in Sicilia dimostra ancora una volta di aver perso affidabilità e sicurezza, alternando buone prestazioni (Milan) ad alcune “perle” che vengono maggiormente ricordate, come la gaffe sul tiro di Forlan nel match di San Siro contro l’Inter e l’inopinata espulsione col Lecce.
CISSE’ (Lazio)
Sembrava avesse la grinta e le credenziali giuste per creare, assieme a Klose, una coppia formidabile. Il flop alla Lazio non è stato tutto merito suo – scarso il feeling con Reja – ma se sei un attaccante e non riesci a metterla dentro, c’è poco da dire. Inizia con grinta, segnando due reti in Europa League (ma con una modesta squadra macedone), per poi bissare alla prima di campionato con il Milan. I tifosi hanno già l’acquolina in bocca, pensando alle caterve di gol del duo Klose-Cissè, ma se il tedesco va oltre le aspettative, il francese, purtroppo, paga un lungo periodo di astinenza in cui la porta sembra per lui maledetta: per rivederlo nel tabellino dei marcatori bisogna aspettare ancora il Milan, ma a Gennaio. Troppo tardi: nonostante l’impegno, colleziona una serie di prestazioni negative tali da far cambiare idea ai tifosi sul suo conto. Lotito, alla vigilia di Febbraio, lo vende al QPR, per una cifra di poco inferiore rispetto a quanto aveva speso per portarlo a Roma.
ELIA (Juventus)
Nel sondaggio dello scorso anno, pur non risultando tra i venti candidati ufficiali, è stato segnalato a furor di popolo dai votanti, risultando quindi il giocatore più “spontaneamente” nominato: segno che la delusione percepita tra i tifosi, in relazione alle aspettative, è stata davvero molto sentita. E ci sarà pure una ragione: talento olandese dell’anno nel 2009, pagato ben 10 milioni di Euro all’Amburgo, sembrava dovesse volare sulla fascia bianconera, visto l’entusiasmo che dimostrò al suo arrivo e la voglia (dichiarata) di dimostrare di essere un giocatore da prima fila. Giocherà, con la disgraziata maglia numero 17, appena quattro (abuliche) gare, non convincendo affatto né Conte, che lo fa accomodare spesso in panchina e volentieri in tribuna, né la dirigenza, né tantomeno la tifoseria e gli addetti ai lavori. A fine stagione se ne torna in Bundesliga, al Werder Brema, per 7 milioni di Euro.
FORLAN (Inter)
Questa volta è lui la delusione numero uno della stagione. Nell’estate 2010 giungendo quarto ai Mondiali in Sudafrica con la rivelazione Uruguay, viene nominato addirittura miglior giocatore della competizione, di cui è anche capocannoniere con 5 reti. Se si pensa che quando arriva all’Inter è anche fresco vincitore della Coppa America, e che con l’Atletico Madrid strappò proprio ai nerazzurri la Supercoppa Europea, la sua involuzione ha dell’inspiegabile. Arriva a Milano forte dei suoi recenti successi per rimpiazzare un big del calibro di Eto’o, sbarcato in Russia, ma del camerunense eredita solo il numero 9 sulla spalla, non il fiuto del gol. Dopo il buon esordio con gol a Palermo, si eclissa quasi completamente diventando una misera controfigura del campione ammirato in Sudafrica: segnerà solo un altro gol passando buona parte della stagione tra panchina, tribuna e infermeria, avviandosi al tramonto e perdendo per strada la fiducia di tutti.
JOSE’ ANGEL (Roma)
Era arrivato nella Capitale su precisa indicazione di Luis Enrique, fermamente convinto delle importanti qualità di questo terzino di spinta dall’ottima tecnica. Pagato 5 milioni di Euro, si diceva avesse i numeri per confermare quanto di buono aveva fatto vedere nel club che l’aveva fatto crescere e che l’aveva consegnato all’Under 21 spagnola. Corre velocissimo, sa proporsi in avanti e sulla fascia può fare la differenza: questo fu il suo biglietto da visita. Ma quanti guai quando è chiamato a difendere. E se il buongiorno si vede dal mattino, ha un senso ben preciso l’espulsione rimediata al suo esordio all’Olimpico nella sconfitta con il Cagliari. Tagliato da Zeman, ha condiviso con il tecnico asturiano l’avverso destino, lasciando il giallorosso dopo una sola stagione: destinazione il Real Sociedad. E così come il suo mentore, i tifosi non lo rimpiangeranno troppo.
KJAER (Roma)
Il danese, a tempi dorati del Palermo, fu l’uomo mercato di Zamparini, viste le ottime stagioni disputate in Sicilia, confermate poi anche al Wolfsburg, tant’è che in Germania è riuscito a relegare prima in panchina e poi in tribuna un certo Barzagli. Sabatini lo ha quindi voluto fortemente riportare in Italia, ma stavolta la sua non è stata un’intuizione felice. Nella fin troppo allegra retroguardia giallorossa ha commesso errori a ripetizione senza mai mostrare la giusta personalità, apparendo l’anello debole di una difesa di burro. Dopo un inizio incoraggiante ha cominciato a mostrare tutti i suoi limiti, pur se in una squadra confusa. Lento, goffo, impacciato, distratto, entra pure nella storia del derby dalla parte sbagliata: segna il destino della stracittadina facendosi espellere all’inizio del secondo tempo, per un fallo da rigore da principiante. Che sia tornato in Italia il suo fratello minore?
KRASIC (Juventus)
Altro giocatore passato in men che non si dica dalle stelle alle stalle. E cioè dalla gloria di un campionato strepitoso, condito da 7 reti da protagonista, ad una stagione passata in panchina, escluso dal nuovo tecnico Conte che, passando dal 4-4-2 al 4-3-3, prima lo prova, ottenendo corse all’impazzata ma movimenti assolutamente prevedibili, poi relega l’ala serba ai margini della squadra. Come svalutare un giocatore di valore pagato la bellezza di 15 milioni di Euro e rivenduto dopo due anni per 7 al Fenerbahçe. Nell’anno di uno Scudetto bianconero molto contestato, il serbo gioca pochissimo, si immalinconisce, fa confusione vagando sulla fascia senza costrutto, diventando un peso per la manovra. L’unico gol realizzato lo deve ad un errore del portiere argentino del Catania Andujar. E se in porta ci fosse stato Carrizo?
LJAJIC (Fiorentina)
Per il “Kakà dell’Est” – soprannome dovuto alle movenze simili al fuoriclasse brasiliano – l’ultima stagione è stata da incubo: gioca poco, realizza solo un gol, e si rende protagonista di alcuni episodi poco edificanti: nessuno ha infatti dimenticato quel fatidico 2 maggio, quando nel 2-2 con il Novara, sostituito da Delio Rossi nel primo tempo, Adem lo applaude sarcasticamente. Da questo gesto polemico ne scaturisce un reciproco alterco verbale che finisce per degenerare, a sorpresa, in un’aggressione fisica al giocatore da parte del tecnico, con conseguenze negative per entrambi: mister esonerato e giocatore fuori rosa. Neanche la convocazione con la Serbia gli fa dimenticare questo brutto episodio, visto che poche settimane dopo, in occasione di una gara amichevole contro la Spagna, decide di non cantare l’Inno Nazionale: il C.T. Mihajlovic va in bestia e lo caccia a tempo indeterminato. Insomma, un talento che rischia banalmente di rovinarsi da solo.
MAKINWA (Lazio/Carrarese)
Come passare in pochi anni da campioncino ad oggetto misterioso, capace di rimanere un’intera stagione fuori dal campo seppur fisicamente integro. Ormai Stephen non è più lo stesso degli esordi, quando – pur non segnando molto – svariava su tutto il fronte d’attacco integrandosi molto bene con il resto della squadra. Reggiana, Como, Modena, Genoa, Atalanta e Palermo, tutti lo vogliono, tutti lo cercano, sembra un altro Oba-Oba. Nell’ormai lontano 2006 la spunta la Lazio, ma ci si rende presto conto che il suo personale picco è già stato raggiunto ed ora precipita rovinosamente verso il basso: tre gol il suo score stagionale, che gli preclude un posto da titolare nell’undici biancazzurro del futuro, poi Reggina, Chievo, Larissa. Due gol in tre anni. Stop. Poi, da svincolato, le offerte di Pergocrema, Foligno e Benevento, ma a novembre firma per la Carrarese. Esempio marchiano di come si può bruciare un talento puro (e parecchi soldi) nel giro di poco tempo.
MORIMOTO (Novara/Catania)
Del lustro trascorso a Catania possiamo salvare solo due stagioni. Nelle altre, pur se con l’attenuante di qualche infortunio, ha avuto lo stesso peso del suo connazionale Oguro al Toro, che in pochissimi eletti ricordano. Sembrava potesse assicurare delle buone prestazioni con continuità, invece alterna alti e bassi: finisce al neopromosso Novara in comproprietà, dove si pensa possa imporsi. Ma il suo contributo è quasi nullo, invece di illuminare la squadra di Tesser latita al buio, senza riuscire a sgomitare per un posto da titolare, chiuso, tra l’altro, dall’ottimo Rigoni e dall’ex compagno Mascara. I piemontesi tornano subito tra i cadetti e il giapponese torna tra gli indesiderati, tanto che la compartecipazione viene risolta a favore (?) del Catania, che però deve tenerselo per mancanza di richieste. Maran lo relega ai margini: salvo sorprese dell’ultima ora, sulla sua avventura in Italia sembra essere giunto il momento di calare il sipario.
MUTU (Cesena)
Scaricato dalla Fiorentina, stanca delle sue bizze, lo accoglie a braccia aperte il Cesena, confidando nella sua voglia di riscatto. Ma sarà proprio lui la delusione più grande nel disastroso campionato dei romagnoli. Campedelli spera di costruire una squadra di spessore, e in effetti i nomi sono anche importanti, ma il torneo inizia nel peggiore dei modi (tre pareggi e sette sconfitte) e prosegue in maniera ancor più disastrosa. Le luci dei riflettori sono tutte puntate su Adrian, un vero lusso, che però non riesce mai a fare la differenza. Già la stagione non inizia con i migliori auspici: in estate il C.T. della Nazionale lo caccia dal ritiro perché trascorre una nottata di baldoria e alcol. E in campionato prosegue la serie negativa: pochi gol, rigori falliti, nervi a fior di pelle (nella caporetto di Bergamo rifila una gomitata in pieno volto al malcapitato Peluso). Insomma, tante ombre e poche luci. Aldo Agroppi ha detto che con la sua testa avrebbe vinto 3 Palloni d'Oro. Può essere, ma ora, finito in Corsica all’Ajaccio, è arrivato davvero al capolinea.
PATO (Milan)
Non avremmo mai pensato potesse entrare in questa classifica: ad oggi, è la grande incognita del Milan. Su di lui pare aleggiare la “sindrome Adriano”, un’involuzione sia fisica che mentale. L’ultima stagione per lui è stata un incubo: solamente 11 presenze e 1 rete in campionato, e 2 misere realizzazioni in Champions. Ma al di là delle fredde statistiche, preoccupa lo stato del papero diventato triste (anche se più che Papero sembra Paperino): gli infortuni si susseguono con preoccupante frequenza, e neanche la love-story con Barbara Berlusconi – da poco entrata nel Consiglio di Amministrazione del Milan – pare dargli la giusta tranquillità. Sembra essersi inesorabilmente perso nel vuoto estraniandosi dal gioco corale della squadra, evidenziando un vistoso calo di rendimento e innervosendosi tra infortuni, polemiche, voci di gossip e di mercato. Con un El Shaarawy capocannoniere e lui che contro la Fiorentina tira un rigore in Curva, la scelta, ad oggi, appare quanto mai ovvia.
PRATTO (Genoa)
Arriva in estate dal Cile al Genoa questo attaccante argentino, tal Lucas Pratto detto “Cammello”, soprannome alquanto bizzarro dovuto al suo strano modo di correre, alquanto ingobbito. E proprio come il simpatico ma strampalato mammifero del deserto, il giovane centravanti dimostra di essere antiestetico, con la schiena curva e un portamento altrettanto sgraziato. Nonostante l’impegno profuso, le sue doti tecniche sono imbarazzanti così come le capacità realizzative, un mix che gli permette di collezionare parecchi cinque in pagella e ben poche soddisfazioni a chi lo ha acquistato al Fantacalcio. Si tenta di dargli fiducia ma l’esito non è quello sperato: realizza un solo gol a Marassi, seppur decisivo, al Bologna. Evidentemente inadatto ai nostri ritmi, a gennaio finisce al Velez Sarsfield. Bocciato.
TRAORE’ (Milan)
Evidentemente Traorè non è un cognome destinato ad aver fortuna nell’Italia del pallone. In principio fu Armand, il difensore francese che lasciò l’Arsenal per la Juve: 10 scialbe apparizioni in bianconero, un infortunio dopo l’altro e poche note positive. Oggi è la volta dell’omonimo Bakayè, per molti il flop dell’estate rossonera, che da subito appare spaesato, fuori dagli schemi e tecnicamente non all’altezza di una squadra che, seppur in una situazione non certo brillante, vanta tra le proprie fila giocatori di livello superiore. Il fatto è che non gioca mai, segno evidente che negli allenamenti settimanali Allegri non ha visto in lui alcuna qualità, avendolo anche escluso dalla lista Champions.
TZORVAS (Palermo/Genoa)
Nonostante la scuola dei portieri italiana continui a sfornare validi elementi, si continua a cercare interpreti del ruolo all’estero. Il Palermo è andato addirittura a pescarlo in Grecia: tal Alexandros Tzorvas, che è riuscito ad entrare nella storia dei rosanero unicamente perché è stato il suo primo calciatore greco. Arrivato per sostituire Sirigu, non convince affatto e gioca fino a Dicembre, quando viene accantonato dal tecnico Mangia per problemi di comunicazione con i compagni di reparto della difesa (!), e quindi sostituito prima dal suo vice, Benussi, e poi da Viviano, che arriva a Gennaio per prendere il suo posto. Rimane accantonato fino a fine stagione, per poi passare al Genoa nell’ambito dell’operazione che ha portato Von Bergen in Sicilia, per andare a fare il vice di Frey. Con l’abbondanza di estremi difensori di valore che abbiamo nei nostri vivai, che bisogno c’era di uno come lui?
VARGAS (Napoli)
In teoria doveva essere una sorta di nuovo Sanchez, il sostituto ideale, per caratteristiche tecniche, dell’idolo Lavezzi. Arriva a Napoli a Gennaio in pompa magna per la bellezza di 12 milioni di Euro, e i tifosi vanno in solluchero sapendo che proprio lui è il secondo classificato nel Pallone d’Oro sudamericano. La fama del cileno, detto anche “TurboMan”, è da copertina: «è un talento cristallino», «segnerà tantissimo», «sarà il vice-Cavani per eccellenza». Questo si diceva; peccato che ad oggi abbia giocato quindici gare in campionato senza mai segnare. Si ricorda solo la tripletta in Europa League con l’AIK Stoccolma, che proprio squadrone non è. Un miraggio nel deserto: per il resto, nelle sue rare apparizioni, il giovane cileno appare sempre lento, impacciato e spaesato. E già i tifosi disillusi chiedono la sua testa.
ZARATE (Inter/Lazio)
“Zarate Kid” proviene da una stagione in chiaroscuro, forse la peggiore da quando è in Italia: è stato croce e delizia della Lazio, alternando momenti di sublime concretezza a pause a dir poco terrificanti, con in più un tormentato rapporto con Reja, che lo tiene spesso in panchina a causa di alcuni problemi disciplinari. Lotito, stanco di aspettare una sua consacrazione, finisce per cederlo in prestito ad un’Inter in difficoltà, dove segna solo 2 gol e delude nuovamente le attese, facendo perdere credibilità sul suo conto: eccetto l’exploit della sua prima stagione laziale, infatti, non ha mai convinto appieno, e si aspetta tuttora un salto di qualità che continua a latitare. Ma il destino ha voluto che al suo ritorno alla Lazio abbia trovato un nuovo allenatore che crede(va) nel suo rilancio: tuttavia, sembra che però, nonostante le buone intenzioni, anche il tecnico serbo si sia arreso di fronte all’indolenza dell’argentino.
ZE’ EDUARDO (Genoa/Siena)
E’ passato alla storia per aver rifiutato, in estate, di passare al Milan. Galliani cercava un sostituto last-minute per il claudicante Pato: Preziosi, pertanto, gli propone questo brasiliano che lo scorso anno ha giocato solo 8 gare, bloccato da un’operazione di appendicite e soprannominato “Ze Twitter” per i suoi tweet notturni. Avrebbe dovuto fare un provino di una settimana con Allegri, il quale però non nascose il proprio scarso gradimento per questo oggetto misterioso. E mentre sul web le ironie (amare) dei tifosi milanisti si stavano già consumando, lui sorprende tutti e con un pizzico (!) di superbia rifiuta di doversi mettere alla prova, sottolineando pure che «giocavo nel Santos, la prima squadra del Brasile. Ho una dignità, non volevo fare quella prova». Finisce così al Siena, dove Cosmi arriva a dire di lui: «Andrò al manicomio dietro a questo giocatore. Ha una concezione di calcio caraibico, un calcio tutto suo. In allenamento fa cose da fenomeno, poi in campo sparisce». Come, forse, la sua dignità.

ALBO D’ORO «CALCIOBIDONE»
— Periodo dal 2009 al 2011 —
Anno Vincitore Segnalazione del Pubblico
2009 QUARESMA (Inter)
2010 QUARESMA (Inter) DENIS (Napoli/Udinese)
2011 ADRIANO (Roma) ELIA (Juventus)
Copyright © 2006 Calciobidoni.it — Le Meteore e i Bidoni del calcio italiano | Webmaster Cristian Vitali

Qualsiasi materiale pubblicato (testi ed immagini) può essere riprodotto a condizione che venga citata la fonte — Calciobidoni.it