Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.
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Per la Rubrica «Spettacoli & Cultura», Cristian Vitali a tutto tondo sui flop del calcio
Dalla “A” di Aaltonen alla “Z” di Zahoui. E chi sono? Si domanda il cosiddetto “uomo della strada” italiano. Solo qualche fanatico che vive di pane e pallone o qualche tifoso dal cuore infranto di Inter e Ascoli sarebbero in grado di rispondere al quesito. Il finlandese Mika Aaltonen e l’ivoriano Francois Zahoui sono due calciatori che hanno calpestato, per poco tempo e male, i campi di gioco italiani. Appartengono alla folta pattuglia di presunte “stelle” d’importazione entrate negli annali del calcio alla voce “bidoni”. E di “bidoni”, “brocchi”, “schiappe” o “pacchi” giunti in Italia dopo la riapertura delle frontiere del 1980 si occupa Cristian Vitali nel suo libro Calciobidoni. Non comprate quello straniero. Il giornalista sportivo, curatore da anni del popolare sito Calciobidoni.it, si occupa dell’altra metà del dorato mondo del pallone dove gli applausi iniziali si trasformano in sonori fischi, dove l’andare in panchina diviene una costante e il calcio giocato un lontano ricordo e dove si lavora duramente per rescindere contratti spesso onerosi. Vitali analizza i campionati di Serie A e B dal 1980 a oggi e nel suo personale setaccio restano i nomi di novanta calciatori dalle dubbie qualità e con un’esperienza nel Belpaese da cancellare. Novanta storie ricche di particolari curiosi e numeri impietosi che evocano episodi dimenticati suscitando amari sorrisi nei tifosi. «Il libro prende origine dal sito – spiega l’autore – ho dovuto fare una selezione accurata per ragioni di tempo e spazio, ma c’era materiale per altri quattro o cinque testi».
Vitali, come si può definire il “bidone” nel calcio?
«E’ un termine molto ampio e controverso. Prendi un calderone nel quale metti un sacco di cose e, alla fine dell’analisi su un calciatore, utilizzi questo termine. E’ controverso perché ci sono casi come il bulgaro Hristo Stoichkov, un campione assoluto ma che in Italia ha fallito vuoi per il suo carattere un po’ irascibile, vuoi perché credeva di essere un grande e non dover più dimostrare niente a Parma. Un esempio simile è stato Ian Rush della Juventus che si trovò in grandi difficoltà con i difensori italiani, molto più tosti rispetto a quelli dal campionato inglese. In questo caso il termine bidone è dovuto al fatto che i tifosi si aspettavano grandi prestazioni da parte del gallese. Speranze disattese nonostante le sue buone intenzioni. In altri casi però ci sono dei bidoni veri e propri come ad esempio Danut Lupu, il difensore romeno del Brescia del 1994 che non sembrava nemmeno un atleta. Nel mio sito vengono indicati dei voti che permettono di giudicare il livello di “bidonaggio” o “broccaggio” del calciatore straniero».La storie più divertenti riguardano forse gli anni Ottanta. La febbre dello straniero e le scarse informazioni portarono a clamorosi abbagli.
«Effettivamente si tratta di un’epoca completamente diversa e molto più affascinante rispetto a quella attuale. Oggi gli stranieri nelle squadre sono tantissimi e non riesci neanche ad avere informazioni precise su di loro. Ci sono “calciatori-meteore” che non hanno giocato nemmeno una partita. Agli inizi degli anni Ottanta (campionato di Serie A 1980-1981, N.D.R.) invece c’era un solo straniero per ogni squadra. Il primo anno della riapertura delle frontiere erano solo 11, venivano considerati come degli oggetti preziosi e quindi le attenzioni erano tutte per loro. Oggi invece alcuni passano quasi inosservati. Ma qualche caso “gustoso” c’è ancora».Quale?
«Voglio citare l’esempio di Diego Cavalieri, il portiere acquistato dal Cesena nella passata stagione. Al suo arrivo in Romagna il brasiliano dichiara di voler conquistare il posto da titolare e ottenere la convocazione nella Seleção. Alla fine “nonno” Antonioli gli fa le scarpe e a dicembre, dopo un pò di panchina, Cavalieri se ne va dall’Italia senza giocare nemmeno una partita. L’etichetta bidone spesso viene messa anche in base ai proclami del calciatore al suo arrivo. Quando l’argentino Calderon nel 1997 arriva a Napoli e annuncia: “Farò più gol di Angelillo”, si è già condannato con le sue mani».Dei novanta nomi selezionati c’è un bidone più clamoroso degli altri?
«Non c’è un bidone per eccellenza. Ma il capostipite è stato Luis Silvio Danuello, acquistato dalla Pistoiese nell’estate del 1980. La sua storia è molto simile a quella di Aristoteles della commedia con Lino Banfi L’allenatore nel Pallone e potrebbe aver ispirato il film. Esattamente come la Longobarda con Oronzo Canà, la Pistoiese mandò in Brasile l’allenatore in seconda, Giuseppe Malavasi, che seguì una partita amichevole nella quale Luis Silvio segnò. L’unica stagione di Luis Silvio in Serie A si concluse con sei presenze e zero reti».Recentemente la cronaca si è occupata del giocatore brasiliano Socrates per un ricovero in ospedale in terapia intensiva. A Firenze arrivò da eroe, ma lasciò i viola senza rimpianti.
«Socrates è il classico esempio di genio e sregolatezza. Arrivò a Firenze quando era capitano della nazionale brasiliana ed era soprattutto un personaggio. Celebri i suoi metodi e la “democrazia corinthiana” una sorta di autogestione da parte dei calciatori applicata nel Corinthias agli inizi degli anni Ottanta. Un calciatore molto particolare, forse troppo. Aveva ben poco dell’atleta perché fumava molto, aveva una trentina d’anni e quindi non era molto avvezzo ad allenarsi. Era un grande campione che aveva scelto una realtà come Firenze con una squadra, la Fiorentina, che puntava allo scudetto ma non in modo deciso e non voleva fare più di tanto. A Firenze giravano tante voci su di lui. Nel 1984 fu accolto con grande entusiasmo, ma alla fine della sua esperienza in viola si era fatto la fama di “scroccone”. Data la sua passione per la birra nei Bar di Firenze nessuno gli faceva più credito».Restiamo negli anni Ottanta: è vera la storia di Jorge Caraballo? Fu un tassista a suggerirlo al Pisa nel 1982?
«Questo giovane uruguaiano si presentò ai tifosi del Pisa come l’erede di Schiaffino. Ci sono più fonti che riportano la storia del tassista. L’allora Presidente nerazzurro Romeo Anconetani aveva degli impegni di lavoro e incaricò suo figlio di andare in Uruguay per visionare un giovane talento che la società stava seguendo, tale Enzo Francescoli. Arrivato in un Paese straniero, il giovane Anconetani seguì il suggerimento di un tassista figlio di “buona donna” che descriveva El Caballero come un vero fenomeno. In questo modo è stato confezionato un pacco perfetto».Tra i tanti calciatori che ha lasciato fuori dalla lista dei novanta bidoni d’oro, chi vuole ricordare?
«Sono tanti, ma se proprio devo indicare un giocatore dico: Ghislain Akassou. La scelta del giocatore ivoriano è dovuta al fatto che è stato un clamoroso bidone per la squadra della mia città Latina. Nel 2005 i nerazzurri fecero una buona squadra per affrontare il campionato di C2 e comprarono questo difensore dal Prato. Ma già nel gennaio del 2006 fu ceduto per disperazione alla Sambenedettese per poi sparire nel nulla. A Latina molti si domandavano che fine avesse fatto, ma nessuno sapeva più di niente di lui. Dopo cinque anni ho scoperto che era diventato un procuratore sportivo legato alla Player Management».Siamo alle prime battute del campionato di Serie A 2011-12, ma è già possibile indicare un clamoroso bidone?
«Difficile fare un nome dopo poche giornate, ma sto monitorando con attenzione Erik Lamela. Questo argentino è arrivato alla Roma con la fama del campioncino e i giallorossi l’hanno pagato circa 17 milioni di Euro. Una cifra che appare già eccessiva dato che non ha ancora giocato in campionato. Apre molti interrogativi anche un altro argentino: Ricardo Gabriel Alvarez. Qualcuno della Milano nerazzurra vede già lo spettro di Quaresma. Dalla terra di Maradona arriva un altro giocatore che per ora non convince: Ignacio Fideleff. Il difensore del Napoli ha giocato a Verona nella gara persa dai campani contro il Chievo».
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