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Andrade: la calma fu il suo credo, ma l’immobilismo la sua rovina


Alla Roma fu il vero e proprio erede-tartaruga di Cerezo


12/03/2006

di Cristian Vitali

Pigrizia, indolenza, fiacca, torpore, apatia: di aggettivi “ad hoc” per tutti quei calciatori che facevano della lentezza quasi un credo ce ne sono stati e ce ne sono ancora parecchi, ma non sono sicuramente sufficienti per descrivere completamente l’indomita lentezza del primatista in materia. Infatti Jorge Luis Da Silva Andrade, giunto a Roma insieme al connazionale Renato Portaluppi – di cui avrebbe tanto desiderato essere compagno di bagordi – è stato indubbiamente il giocatore più lento che abbia mai calcato un campo di calcio italiano. Il club capitolino lo acquistò per sostituire l’altro connazionale Cerezo, liquidato in tutta fretta poiché considerato sul viale del tramonto. Fu un grave abbaglio: il simpatico Toninho a Genova (sponda Samp) vivrà una seconda giovinezza, rendendosi ancora protagonista di alcune buoni stagioni. Tutto il contrario del nuovo arrivato in casa giallorossa, che nella Capitale si segnalerà come perfetto interprete di un calcio d’altri tempi: per lui sembrava infatti che il tempo si fosse fermato. Agli inizi del secolo. Troppo lento e compassato nel muoversi in campo (spesso non superava il cerchio di centrocampo), eterno indeciso nei passaggi. Non a caso lo sguardo smarrito che lo contraddistingue nella figurina Panini (nell’illustrazione a lato) ne mette in luce i propri limiti di ambientamento e la conseguente lentezza di ragionamento in campo. Quando si trovava la palla tra i piedi ai compagni della Roma venivano i brividi, sempre terrorizzati da un errore di Andrade, che capitava con precisa puntualità. Emblematico fu uno striscione dei tifosi della Roma, esposto nella stagione in cui il brasiliano giocò con la squadra capitolina: «Andrade tutti a ‘fanculo!». Una frase tipicamente “romanesca”, in cui il simpatico gioco di parole, oltre a condensare in poche parole la deludente stagione disputata dai giallorossi, ne metteva in luce il principale responsabile, causa primaria delle pessime scelte operate sul mercato estero dagli emissari di mercato giallorossi (vedere anche Portaluppi). Emblematico e, a tratti , addirittura commovente fu un episodio, realmente accaduto: durante un incontro di Coppa Uefa disputato a Dresda in Germania, con la neve e il campo ghiacciato (per la cronaca i giallorossi persero 1-0), l’allora tecnico della Roma Nils Liedholm lo fece entrare in campo per poi sostituirlo pietosamente dopo pochi minuti, dopo averlo visto scivolare e cadere rovinosamente in terra a più riprese. Non riusciva infatti a reggersi in piedi: un atleta fuori dal tempo e dai tempi (di gioco). Completamente spaesato.


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