Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

Torna il Calciobidone, e la Juventus la fa da padrone


Un 2023 da dimenticare per i bianconeri: come conseguenza, ben quattro suoi giocatori sono stati nominati per la votazione più controversa del calcio italiano


Giunto al compimento dei suoi primi tre lustri, il Calciobidone non cambia la sua (nobile) mission perché, come e più dei migliori interpreti (vedi Messi che un mese fa ha ritirato il suo 8° Pallone d'Oro), è impossibile dimenticarsi dei peggiori, quelli che ci fanno correre un brivido lungo la schiena, quelli che caratterizzano le nostre espressioni facciali più disgustate. Al grido di “abbiamo toccato il fondo” (anche se non ci crediamo, perché... “Al peggio non c’è mai fine”), oggi parte la votazione più controversa del calcio italiano, deputata a proclamare, a furor di popolo, lo straniero più deludente del 2023, colui il quale raccoglierà l’eredità di Arthur Melo, il brasiliano che nel 2022 ha combattuto per il titolo con l’ex compagno di squadra Aaron Ramsey, già vincitore nel 2021 (e piazzatosi 5° nel 2020).

Il Calciobidone, realizzato da anni dal portale Calciobidoni.it, continua ad essere supportato dallo storico partner Guerin Sportivo (la rivista sportiva più antica del mondo), oltre che dal mensile Calcio 2000, su cui è importante spendere due parole: a Settembre, infatti, dopo la mesta chiusura datata 2020, è ritornato in Edicola in una vesta rinnovata e dai contenuti più curati e “vintage”, grazie al nuovo Editore Visibilia, che ha rilevato la testata dai proprietari di TuttoMercatoWeb.
I GIORNALISTI SELEZIONATORI – Siamo ben lieti, peraltro, di continuare ad avere in Giuria i Direttori delle Riviste che ci supportano in questo sondaggio: parliamo di Ivan Zazzaroni e Fabrizio Ponciroli, quest’ultimo tornato nuovamente ad assumere i medesimi “gradi” della precedente gestione di Calcio 2000: bentornato, quindi, al nuovo/vecchio incarico, anche se la presenza in Giuria non è mai mancata neppure durante la sospensione della pubblicazione cartacea. Gli altri giurati sono, invece: Daniele Bartocci (pluripremiato Giornalista marchigiano), Gianmaria Borgonovo (Calciogourmet.it), Carmine Cassandra (Direttore Editoriale Fantacalcio.it), Vittoria Castagnotto (Conduttrice presso 7 Gold), Alfredo De Vuono (Project Manager di Fantacalcio.it), Darwin Pastorin (Giornalista e Scrittore), Matteo Politanò (Il Secolo XIX), e la new entry Eleonora Cristiani, attiva su Sportitalia e conosciuta soprattutto per il format «Oltre il 90°», che prevede la sua presenza nelle adiacenze degli Stadi d’Italia al termine di gare di campionato e/o coppe, per intervistare la voce dei tifosi più caldi, strambi ed appassionati. A dirigere questo prestigioso parterre, il sottoscritto, Cristian Vitali.
I CANDIDATI AL TITOLO – Sono due a testa i giocatori (o ex giocatori) che hanno vestito le maglie di Fiorentina, Inter e Juventus. La “Flop Ten” al completo è la seguente: ABRAHAM (Roma), ALEX SANDRO (Juventus), DE KETELAERE (Milan/Atalanta), DI MARIA (Juventus), JOVIC (Fiorentina/Milan), MAXIMIANO (Lazio), ORIGI (Milan), PAREDES (Juventus/Roma), POGBA (Juventus), SABIRI (Sampdoria/Fiorentina). Nessuna conferma rispetto alle precedenti Edizioni, ma spicca la presenza di ben quattro “colonne” della Juventus, chiaro sintomo del deludente 7° posto della scorsa stagione, peggior risultato dei bianconeri da 13 anni a questa parte (nel 2011 si piazzarono sempre settimi, prima di dare il via al ciclo più vincente della storia con ben 9 Scudetti consecutivi).
COME VOTARE – Si vota, come di consueto, tramite i nostri Profili Social (Facebook, X, ex Twitter e Instagram), oppure, attraverso gli appositi formi, sul sito di Calciobidoni.it e su quello del Guerin Sportivo! Ma non dimenticatevi di giocarvi il “Jolly”: oltre a comunicarci la vostra preferenza, potete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente nella “Flop Ten”, dando così libero sfogo alla vostra personale opinione citando un giocatore che è rimasto escluso dai finalisti selezionati dalla Giuria. Il calciatore che sarà maggiormente citato sarà il nuovo Calciobidone Jolly e succederà, pertanto, a Kelvin Yeboah, ghanese del Genoa dalle polveri bagnate.
Come ben sapete, il Calciobidone è riservato ai calciatori stranieri; tuttavia, da diversi anni, è nata una consuetidine che vende apparire nalla Locandina Ufficiale un personaggio italiano, legato al mondo del calcio, che ha deluso nello stesso periodo oggetto della votazione. Ebbene, quest’anno, dopo aver considerato anche Belotti, capace di lasciare il Toro da svincolato dopo anni da Capitano (facendo infuriare i tifosi per il suo silenzio), e scegliendo la Roma, squadra in cui è stato capace di non realizzare neppure una rete in campionato, alla fine riteniamo sia stato più giusto scegliere Nicolò Zaniolo, che ben presto ha rappresentato l’ennesimo dimostrazione del detto che vede il genio andare a braccetto con la sregolatezza. E se davvero non “Abbiamo toccato il fondo”, ormai poco ci manca!


La Giuria del Calciobidone 2023

Il Video Ufficiale del Calciobidone 2023

La «Flop Ten»: i Candidati al Calciobidone 2023

In rigoroso ordine alfabetico, ecco a voi i Profili della «Flop Ten», composta dai 10 Candidati al titolo, appositamente selezionati dalla Giuria. I testi sono stati redatti da Cristian Vitali e Daniele Bartocci: le relative descrizioni saranno utili agli utenti per capire le principali motivazioni che hanno portato alla loro scelta.

ABRAHAM (Roma)

«Abbiamo una grande squadra, una grande società e un grande allenatore. Solo il cielo è il nostro limite»

“Giusto che i tifosi della Roma Sognino lo scudetto”, gridava a squarciagola nell’Estate 2022 per poi ripetersi poco dopo in grande stile: “Questo 2023 sarà un anno bellissimo. Voglio vincere ancora”. Peccato per la finale persa contro il Siviglia in Europa League, peccato che lo scudetto rappresenti ancora oggi un lontanissimo ricordo per i supporter giallorossi. Semaforo sempre rosso: problemi fisici, in primis la recente rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, e performance assai altalenanti hanno reso Tammy uno degli attaccanti meno invidiati dell’ultimo campionato. La sua seconda annata a Trigoria è stata da dimenticare: prestazioni poco convincenti e solo 9 sigilli in 54 partite per lo ‘spuntatissimo’ inglese che, sulla carta, avrebbe dovuto trascinare Mou e soci verso grandi traguardi. E pensare che è stato il primo calciatore inglese a segnare ben 17 reti alla sua prima avventura in Serie A (2021-2022). “Sei un privilegiato, devi correre amico…”, le parole emblematiche di Mourinho nel post-gara del Novembre 2022 contro il Torino, match che vide Abraham uscire tra i fischi dell’Olimpico. Proprio quel Mou che definì “leggenda” o meglio ancora come “il suo Zio di Roma”. Ma la dura realtà è che oggi esiste veramente un fantasma: gli mancano le giocate, i gol e soprattutto il campo. Galeotta anche una ricca dose di sfortuna: il tocco british di solito fa rima con classe e delicatezza ma… A quanto pare il ‘grossolano’ Tammy talvolta fatica perfino negli stop e nel controllo palla, sciupando incredibilmente occasioni sotto porta: un bomber a secco, anzi…
SECCANTE.

ALEX SANDRO (Juventus)

«Rigiocherei sicuramente la finale di Champions, per provare a vincerla»

Toh, chi si rivede! Il rinnovo del tuttofare brasiliano, difensore, esterno ma (perché no?) anche centrocampista bianconero, sembrava un’ipotesi assai remota e per certi versi anche ‘sciocca’. E invece, quando meno te l’aspetti, ecco la “beffa” per i tifosi della Juventus che negli ultimi anni lo hanno spesso criticato per i suoi errori clamorosi. Acciacchi fisici permettendo, è sempre rimasto un fedelissimo di Max Allegri che stravede per lui come simpatico braccetto di sinistra nella difesa a tre. Dopo aver abbattuto abbondantemente quota 300 presenze alla Juve, con tanto di convocazione ai Mondiali in Qatar, ecco dunque l’inaspettato rinnovo: un prolungamento automatico ottenuto in pratica solo per via del superamento del 50% delle presenze da titolare, culminato con la semifinale in Europa League contro gli spagnoli del Siviglia. Rinnovo con ben sei milioni di euro di ingaggio, che prospettano, insomma, un nono anno alla Juve da assoluto protagonista. Un ingaggio monstre, a 32 anni suonati, che solo un fenomeno come il buon Alex può permettersi. Ebbene sì, una stagione da fenomeno, si fa per dire, quella 2022-2023: un campionato importante, che ha regalato al brasiliano ben Zero Tituli. E questo dopo il Mondiale performance solo e soltanto in costante discesa, sia a livello fisico che mentale. “Meglio un viaggio di sola andata in Qatar”, sosteneva qualche supporters bianconero. E invece Alex Sandro è riuscito a compiere un autentico miracolo col suo elegante mancino: far scattare il rinnovo di contratto. Il tutto, ovviamente, in maniera assolutamente meritata. “Io ho il DNA bianconero e voglio vincere”, il grido di battaglia del brasiliano. W la fedeltà. W la meritocrazia. Grande Alex, avanti così.
INDEBITO.

DE KETELAERE (Milan/Atalanta)

«Spero di aiutare il Milan a tornare ai grandi successi: gli obiettivi del club sono i miei per le prossime stagioni»

Era uno dei giocatori più richiesti in Europa la scorsa estate, con il Milan che, dopo una trattativa infinita con il Bruges, ha battuto Leicester e Leeds e se lo è aggiudicato per 32 milioni (più 3 di bonus). Doveva essere quindi la ciliegina sulla torta, ma si è invece rivelato un investimento sbagliato, risultando nel complesso timido, spaesato e inconcludente, caratterizzato com’è da quell’espressione che pare perennemente divisa tra l’intimorito e l’inebetito. Dopo un inizio che pareva promettente, arrivano infatti i gol clamorosi sbagliati in serie: il liscio contro il Monza all’andata e il salvataggio sulla riga di Pessina al ritorno, il colpo di testa fuori contro il Tottenham in Champions, il tentativo di dribbling su Carnesecchi contro la Cremonese. In breve entra in una specie di loop di apatia e confusione, pagando probabilmente pagato il peso delle aspettative che si erano create nei suoi confronti, visto che era stato pomposamente indicato come “nuovo Kakà”, un po’ per quel viso “da bravo ragazzo” che ricordava il brasiliano e un po’ per le (presunte) affinità dal punto di vista tecnico. Un’etichetta scomodissima che, con il passare del tempo, si è trasformata in un macigno per lui, non abituato in Patria a convivere con questo genere di pressione. Nonostante abbia giocato con continuità, non è riuscito a offrire alcun tipo di apporto: per lui solo un assist all’attivo in campionato, due ammonizioni, nessuna rete e soprattutto parecchie insufficienze in pagella. Logico che cambiasse aria, e pare già avergli fatto bene: giunto all’Atalanta in prestito con diritto di riscatto, le occasioni mancate davanti alla porta si sono subito tramutate in un gol alla prima giornata (il suo primo in A) e in un assist alla terza. Come se fosse iniziata una nuova vita. Durerà? Dopo diverse gare, gli interrogativi si susseguono, perché nemmeno la cura di Gasperini sembra aver funzionato.
IMPRESSIONABILE.

DI MARIA (Juventus)

«In Italia arriva il Di Maria di sempre, quello elettrico e quello che vuole vincere a tutti i costi, quello a cui non piace perdere»

Ecco l’altra grande delusione stagionale della Juventus. Fu considerato l’erede di Dybala, e insieme a Pogba, la coppia di “fari” predestinati ad illuminare la strada per risollevare le sorti dei bianconeri: niente di più sbagliato. Giunto in Italia a 34 anni, dopo aver vinto tutto con le più forti squadre al mondo e un Mondiale con l’Argentina, fin da subito ha espresso il suo talento solo a sprazzi, collezionando un numero di stop per ragioni fisiche (almeno sei) che non aveva mai avuto in carriera. Ma anche integro, vien da chiedersi, avrebbe fatto la differenza? Alcuni episodi poco felici, come l’espulsione contro il Monza, oltre ad alcuni atteggiamenti poco partecipativi – il “magari” come risposta a un futuro ritorno a giocare in Patria, ha suonato del tutto fuori luogo –, hanno complicato non poco il suo rapporto con squadra e tifosi (ancora oggi si sentono le bordate di fischi per l’ennesima prestazione sottotono contro il Milan, in quella che è stata la sua ultima gara). L’importante ingaggio di 6 milioni, poi ha portato a una seria riflessione sfociata con la decisione di non rinnovargli il contratto, soprattutto alla luce dell’eliminazione europea di Siviglia. Solo otto reti, quattro in campionato e quattro in Europa League, più sette assist, quattro in Serie A e tre in Champions: troppo pochi per uno dei principali volti simbolo di un’annata che sicuramente resterà nella memoria, e non per i successi. L’unico filo-conduttore con Dybala, a conti fatti, è stato il mancato accordo per il rinnovo del contratto.
SPENTO.

JOVIC (Fiorentina/Milan)

«Uno dei giocatori a cui senza dubbio mi ispiro è Cristiano Ronaldo: spero di riuscire a fare quello che ha fatto lui in Italia»

Tre reti in 51 presenze al Real Madrid, 4 gol nella prima uscita stagionale della Fiorentina nel luglio 2022. Ebbene sì, dalle parti del Bernabeu solo 3 reti: eppure avevano speso un bel gruzzoletto, oltre 60 milioni (ma non sentirli). Un vero affare, sì ma per l’Eintracht Francoforte: come tramutarsi da presunto top-player a rinomato flop in un batter di ciglia. Da qui il passaggio alla Fiorentina, per lui un trampolino di lancio per tornare in un top club. Ma in fondo il buon Luka azzeccò il pronostico, visto il recente passaggio al Milan di Pioli. Dopo 50 presenze ‘incolori’ in viola, mister Italiano lo ha scaricato presto e senza alcun ripensamento: 13 gol e 5 assist sono a quanto pare un bottino molto ‘scarno’ per un (ex) bomber come lui, spesso alla prese con ‘grattacapi’ a livello fisico. Una sorta di ‘fallimento’ come, in fondo, ha ammesso: “Obiettivo a Firenze? Fare 30 gol”, parole significative quelle proferite nel Settembre 2022. Meglio non ricordare poi la finale di Coppa Italia persa a maggio contro l’Inter: Jovic inguardabile, con una rete divorata che entra di diritto negli Oscar delle occasioni perse, e un colpo di testa sprecato malamente. Un’autentica finale-beffa per la Viola (così come quella in Conference League) ‘tradita’ proprio dal suo Luka che diceva: “Punto a vincere le Coppe”. Come dire, Luka non ha fatto centro. Eppure era ed è un grande appassionato di basket. Eh già… Poca mira e tante critiche. Bersaglio di se stesso.
MITIGATO.

MAXIMIANO (Lazio)

«Al derby non voglio pensarci perché voglio pensare giorno per giorno»

La Lazio, dopo le eccellenti partenze di Reina e Strakosha, pensa di sostituirli pescando Luis Maximiano, cresciuto nello Sporting Lisbona ma proveniente da una stagione da titolare al Granada, in Spagna (ove incassa 55 reti in 35 gare e retrocede nella seconda serie spagnola). Pagato 10 milioni di Euro, gli bastano pochi minuti in Serie A (6, per la precisione) per dimostrare di non essere adeguato, passando dall’altare della titolarità alla polvere della panchina, riserva senza possibilità di replica. Il portoghese infatti, proprio nella gara d’esordio contro il Bologna il 14 Agosto, sembra dimenticare le regole del calcio, precipitandosi maldestramente fuori dalla sua area di rigore maneggiando il pallone in scioltezza: la conseguenza è stata la sua prima espulsione in carriera, che pagherà a caro prezzo. Si tratta del secondo giocatore più veloce (e il più veloce portiere) a farsi espellere all’esordio in Serie A: un record da dimenticare, una sciocchezza che gli è costata non solo il posto da titolare (a favore dello scalpitante Provedel), ma anche una bocciatura senza appello, visto che Sarri lo spedirà in panchina senza farlo più giocare (a parte un paio di apparizioni in Coppa Italia, una delle quali nuovamente contro il Bologna), nonostante le sue rassicurazioni (“Le mie scelte future non saranno in base al singolo errore“). Parole che però hanno cozzato contro i fatti, che si traducono con un mesto ritorno a fine stagione in Spagna: la Lazio lo cede all’Almèria in prestito ma inserendo un obbligo di riscatto che non lascia dubbi sulla volontà di disfarsene definitivamente. Può consolarsi con la felice notizia di essere diventato padre di Matias. «Mi piacerebbe che mio figlio diventasse un portiere, ma deciderà lui». Matias, pensaci bene…
FULMINEO.

ORIGI (Milan)

«Milan progetto speciale, mi ispiro a Van Basten, ‘Superpippo’ Inzaghi e Shevchenko»

«Sono qui a Milano per scrivere la storia». Dichiarazione decisamente importante per colui che è(ra) conosciuto come l’uomo dei gol pesanti, mentre ora è noto solo e soltanto come l’uomo-gol dimenticato, sparito nel nulla in meno di 12 mesi. Alla faccia dei 4 milioni a stagione percepiti, per 36 presenze e soli 2 gol “conditi” da un misero assist. Numeri assolutamente da capogiro per il goleador belga, spedito oggi in prestito dal Milan, senza sé e senza ma, direzione Nottingham Forest. In Premier riuscirà a ritrovare quell’identità persa a Milano? Riuscirà ad avere una rinascita fisica e soprattutto mentale? Glielo auguriamo vista l’indimenticata esperienza in Inghilterra (175 match con 41 gol e a suon di trofei nel corso della permanenza al Liverpool). Di certo da un amante di psicologia come Divock non ci aspettavamo tale declino psichico e realizzativo. «Origi una leggenda dentro e fuori dal rettangolo di gioco, il finalizzatore migliore nel team del Liverpool», la celebre benedizione del suo ex mister Jurgen Klopp. A buon intenditor poche parole. E allora… Divock, se ci sei batti un colpo!
OBLITERATO.

PAREDES (Juventus/Roma)

«Da sempre volevo la Juve. Voglio aiutare la squadra a fare sempre meglio, convinto che i risultati arriveranno»

Un trasferimento da star e di grande impatto mediatico per l’argentino dai piedi buoni e dalla spiccata visione di gioco: dal Paris Saint Germain alla Juventus solo e soltanto per essere grande protagonista. E infatti la sua Argentina ha vinto il Mondiale in Qatar, piccola coincidenza. Il talentuoso centrocampista ex Juventus ha “brillato”, al contrario nella Vecchia Signora targata Max Allegri, sposando la filosofia del Calciobidone e aggiudicandosi un posto di diritto nell’ambita e rinomata Flop Ten: 35 presenze nell’ultima stagione pietosa della Juventus, “arricchita’ da una bella rete su punizione contro il Lecce e da zero trofei. Un bottino di tutto rispetto per un centrocampista dai piedi fatati come Leandro, talvolta ai box anche per problemi fisici oltre che per i suoi fallacci facili e per le ‘sceneggiate’ ormai celebri in tutto il mondo. E infatti, tra cartellini gialli e rossi, ha finito per approdare ai giallorossi di Mourinho, altro club blasonato, a caccia del riscatto personale e professionale. Che dire, un destino nitido, già scritto. Beato tu, caro Leandro, che cadi sempre in piedi. Anche stavolta sarai in grado di stupirci.
SCENEGGIATORE.

POGBA (Juventus)

«Sto bene, giocherò al mio posto. Pogba vuole vincere come prima e so che la Juve la pensa come me»

Qualcuno ha sempre detto che le minestre riscaldate non hanno un buon sapore, e la seconda avventura alla Juve di Pogba ne rappresenta un chiaro esempio. Quello rivisto a Torino non sembra più lui, a 29 anni abbiamo ritrovato un giocatore praticamente abbonato all’infermeria: dopo aver subito la rottura del menisco durante la preparazione e un intervento che gli fa saltare il girone d’andata, esordisce solo a maggio, ma anche allora ha resistito solo 23 minuti contro la Cremonese a causa di una lesione muscolare al quadricipite, che lo costringe a chiudere anzitempo una stagione praticamente mai iniziata, in cui il numero 10 che ha riavuto sulle spalle non gli ha certo portato fortuna. Quella sera ha lasciato il campo con le lacrime agli occhi, in preda della più profonda disperazione: immagine-simbolo di un’annata che definire totalmente negativa è un eufemismo, peraltro assolutamente “nera” anche a livello personale, visto è stato anche oggetto di un piano di estorsione da parte del fratello Mathias, (“meteora” nel Pescara). Non a caso il Polpo ha rivelato di essere stato addirittura a un passo dall’addio al calcio. E ci mancava pure la sua positività al testosterone, peraltro in una delle tante gare in cui non aveva neppure giocato. Se può essere considerato ingiusto etichettare come delusione dell’anno un giocatore che ha disputato, causa infortuni, appena 6 presenze, va capito che le aspettative su di lui, naturalmente elevate dato il suo glorioso passato, hanno finito per renderlo la rappresentazione simbolica dei fallimenti della Juve, mai così scellerata come nel recente passato, capace di sbagliare i tempi nel costruire una squadra intorno a due fenomeni sbiaditi, soprattutto fisicamente fragili (oltre a lui, Di Maria). La voglia di “rinascere” sembra essere ancora forte, ma sarà molto difficile cancellare un recente passato che ha più il sentore di un precoce tramonto.
DISASTRATO.

SABIRI (Sampdoria/Fiorentina)

«Ho giocato in Serie A, in Bundesliga e in Premier League: ora sono qui e sono pronto. Amo fare gol e assist: questo è il mio obiettivo»

Neanche il tempo di arrivare nel club che lo aveva già acquistato lo scorso anno che, senza neppure esordire, se ne va in Arabia. Un singolare escursus per Abdelhamid Sabiri, che nell’ultima annata non ha evidentemente dimostrato di meritarsi un posto in Serie A. Le buone annate in B all’Ascoli gli valgono la chiamata della Samp, anche se già nelle Marche per un periodo finì fuori rosa per motivi disciplinari, unica nota stonata di una stagione molto positiva per i bianconeri: in lotta per la promozione, il tedesco di origine marocchina abbandonò la squadra a seguito di un mancato trasferimento all’estero. La Sampdoria lo ha poi portato a Genova convinta potesse diventare il nuovo faro della squadra, ma tra molta discontinuità e alcuni problemi fisici, nonché per scelta tecnica di Stankovic, ha finito per risultare fuori dai radar. Ciononostante ha ottenuto la considerazione della Fiorentina ma, rimasto in panchina sia all’esordio contro il Genoa che in Conference contro il Rapid Vienna senza giocare neppure un minuto, l’ex Ascoli ha espresso il suo disappunto a Italiano, che a sua volta non ha gradito il suo malumore, emerso già nelle prime battute della stagione. Situazione spinosa che si è risolta subito con la cessione all’Al-Fayha. Insomma, parliamo di un giocatore evidentemente considerato scomodo, vista la sua frettolosa rinuncia nonostante un ottimo precampionato. Del resto, Fabio Lupo, ex direttore sportivo dell’Ascoli, ha riferito di non essere sorpreso di questa decisione, poiché «il ragazzo ai tempi dell’Ascoli era già attratto dall’Arabia, per lingua e per estrazione socio-culturale». E, probabilmente, anche per i facili denari.
INSOFFERENTE.

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