Calciobidone, ecco le nomination da votare per il 2021
Priva dello Scudetto dopo ben 9 anni, la Juve “primeggia” tra le nomination con tre propri giocatori, tra cui la “stella” Dybala. Anche Vidal tra i peggiori dell’anno
Lionel Messi si è aggiudicato, per la settima volta, il Pallone d’Oro. Ma al mondo non ci sono solo i migliori. In proposito, il Giornalista Giorgio Kudinov della “Gazzetta dello Sport” ha recentemente dichiarato: «A volte quando ci prendi sei contento, io su Aleksandr Kokorin ci ho preso ma non c’è nulla di cui gioire. Se in Italia ci fosse ancora il Bidone d’Oro, l’attaccante viola occuperebbe tutti e tre i posti del podio». Ecco, se è pur vero che il Bidone d’Oro non c’è più da quasi due lustri, in compenso va segnalato che da anni prosegue la sua corsa, come un virus inarrestabile (in un clima ancora gravato dallo spettro della pandemia) il suo competitor, il Calciobidone: l’obiettivo resta sempre quello, ben definito, di scegliere il peggior calciatore straniero della stagione scorsa, che coglierà l’eredità di Christian Eriksen dell’Inter. Probabilmente il corrispondente della “Gazzetta” non sarà contento dell’assenza dell’attaccante russo della Fiorentina dal gruppetto dei Candidati (di certo non avrebbe potuto occupare contemporaneamente le prime tre posizioni), ma avrà anche lui la possibilità di segnalarlo per il “Jolly”, la speciale classifica tesa a segnalare giocatori non inseriti nella selezione finale.
Il sondaggio, giunto alla sua tredicesima Edizione, è realizzato dal portale Calciobidoni.it con la collaborazione dell’ormai storico partner Guerin Sportivo (la rivista sportiva più antica del mondo, che non necessita di presentazioni), nonché con la partecipazione del magazine Calcio 2000 (purtoppo uscito per l’ultima volta in Edicola con il numero 248 di Ottobre/Novembre 2020, proseguendo a rango di rubrica all’interno della testata online “TMW Magazine”). A completare il parterre, il Blog Calcio Gourmet.
LA COMMISSIONE SELEZIONATRICE –
Doveroso presentare anche la Giuria che ha selezionato i nominativi dei giocatori da votare: Gianmaria Borgonovo (Direttore di Calciogourmet.it), Carmine Cassandra (Direttore Editoriale Fantacalcio.it), Vittoria Castagnotto (Conduttrice presso 7 Gold), Andrea Curreli (Tiscali Notizie), Alfredo De Vuono (Fantacalcio.it), Giuseppe Leanza (Scatto.org), Darwin Pastorin (Giornalista e Scrittore), Matteo Politanò (Il Secolo XIX), Fabrizio Ponciroli (Calcio 2000 e TMW Magazine), Fabiola Rieti (Roma TV, Canale Ufficiale A.S. Roma), Roberto Sabatino (Elevens Sports), Ivan Zazzaroni (Direttore del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo). A loro si aggiunge quest’anno Daniele Bartocci (nella foto), Giornalista pluripremiato nominato, tra l’altro, tra i migliori trenta Millennials d’Italia nel biennio 2019-2020. A coordinare il tutto, come di consueto, l’ideatore e factotum di questa singolare competizione, il Blogger e Scrittore Cristian Vitali.
LE NOMINATION –
Tra i giocatori selezionati per la votazione finale, che compongono la famigerata “Flop Ten”, primeggia la bandiera bianconera della Juventus, con ben tre giocatori. Quasi inevitabile, dopo la conclusione del ciclo più vincente nella storia del calcio italiano, senza contare la recentissima nchiesta avviata dalla Procura di Torino (l’intero vertice bianconero indagato per falso in bilancio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti). Seguono, con due propri tesserati, Inter e Lazio. Ma ecco la lista finale dei “prescelti”, con alcuni nomi eccellenti:
ARTHUR e DYBALA (Juventus), KALINIC (Verona), KOLAROV (Inter), KUMBULLA (Roma), MANDZUKIC (Milan), MURIQI (Lazio), RAMSEY (Juventus), STRAKOSHA (Lazio), VIDAL (Inter).
COME VOTARE –
Per votare è possibile scegliere tra le varie opzioni disponibili: oltre che tramite i nostri Social (Facebook, Twitter e Instagram), è possibile votare attraverso il sito Calciobidoni.it, nonché da quello del Guerin Sportivo! E come da tradizione, potete anche giocarvi il “Jolly”: oltre a comunicarci la vostra preferenza, potete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente nella “Flop Ten”, dando così libero sfogo alla vostra personale opinione citando un giocatore che è rimasto escluso dai finalisti selezionati dalla Giuria. Colui che riceverà il maggior numero di segnalazioni sarà l’erede di Christian Eriksen dell’Inter, Calciobidone 2020 in carica, mentre per il “Jolly” il passaggio di consegne avverrà con Douglas Costa (oggi in prestito al Gremio dalla Juventus, dove continua a deludere, con la squadra anche a rischio retrocessione).
Per concludere, come da tradizione, in qualità di “involontario testimonial” in locandina per questa Edizione – sottolineata dal battage “Il peggio dietro la maschera”, in continuità con lo scorso anno – abbiamo scelto Andrea Pirlo, grande campione da giocatore, ma proveniente da un’annata deludente come trainer dei bianconeri (non a caso non è stato confermato). Come sempre, a risentirci per Gennaio, quando saranno pubblicati i risultati del sondaggio divenuto il più temuto dai calciatori.
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Il Video Ufficiale del Calciobidone 2021
La «Flop Ten»: i Candidati al Calciobidone 2021
In rigoroso ordine alfabetico, ecco a voi i Profili della «Flop Ten», composta dai 10 Candidati al titolo, appositamente selezionati dalla Giuria. I testi sono stati redatti da Cristian Vitali, Daniele Bartocci e Gianmaria Borgonovo: le relative descrizioni saranno utili agli utenti per capire le principali motivazioni che hanno portato alla loro scelta.
ARTHUR (Juventus)
«Questa società ha un progetto estremamente ambizioso, vincere la Champions è un obiettivo prioritario e una delle motivazioni principali che mi hanno portato qui alla Juventus»
Arriva alla Juve dopo un biennio al Barcellona, e questo biglietto da visita non poteva lasciar presagire negatività, visto l’elevato tasso qualitativo dei giocatori transitati in blaugrana in questi anni. E la somma versata è sicuramente da grande giocatore: ben 72 milioni di Euro (più 10 di bonus), nell’ambito di uno scambio che ha portato in Spagna un certo Miralem Pjanic! Insomma, con il senno di poi (ma neanche tanto) forse si poteva prevedere che l’asticella dell’affare era sbilanciata verso l’oriente più estremo dell’Europa piuttosto che a Torino, soprattutto grazie ad a un rapporto costi/benefici che per pareggiare l’esborso avrebbe dovuto far giungere in bianconero un fenomeno già acclamato, alla Pirlo o Maradona per intenderci. Ma così non è stato: Arthur ha assunto a centrocampo un atteggiamento sostanzialmente “morbido” e in alcuni casi si è rivelato addirittura imbarazzante, dando l’impressione di essere disperso in una terra di nessuno. L’operazione di scambio con il bosniaco, che doveva essere salvifica per i bilanci delle due squadre, dal punto di vista tecnico ha alla fine scontentato entrambe. Una annata, quella del brasiliano, che è stata vissuta tra molte difficoltà. Un adattamento, necessario, con utilizzo a singhiozzo, ma poi l’infortunio di inizio febbraio (che lo ha tenuto fuori un mese) ha fatto iniziare una rapida parabola discendente. Arrivando all’esclusione dal derby per la violazione del coprifuoco a casa di McKennie, insieme a Dybala, e ai pochissimi minuti in campo accumulati nelle ultime partite. Il bilancio parla di 29 presenze totali, di cui appena 13 da titolare, e un solo gol. Non lo ha certo aiutato il suo nome Arthur “Melo”: quest’ultimo dove lo abbiamo già sentito? Un altro brasiliano quasi omonimo, sempre con la Juventus (ma anche con l’Inter), deluse le aspettative ormai quasi dieci anni fa, un certo Felipe...
IMPRESSIONANTE.
DYBALA (Juventus)
«I traguardi con la maglia bianconera spero saranno tanti. Il sogno più grande? Voglio vincere la Champions League con la Juve»
Come passare in poco tempo da pietra preziosa ad ombra ingombrante. Una stagione da dimenticare quella passata per Paulo Dybala – un vero e proprio esubero sfarzoso – che (udite udite) a dicembre 2020 sognava di vincere il trofeo più importante d’Europa con la maglia della Juventus. Massacrato dagli infortuni, è stato capace di far perdere la pazienza anche al più quieto dei mister, Andrea Pirlo. “Calma e sangue freddo”, cantava Luca Dirisio. C’era una volta Paulino, meglio noto a quel tempo come Re dei Sinistroidi: ora di lui resta solo un mancino spuntato, un collante ‘scollato’ tra centrocampo e fase offensiva. I dati parlano chiaro: minutaggio scarso, soltanto 26 presenze e 5 gol (4 in campionato e 1 in Champions). E pensare che era stato il principale bomber durante la prima esperienza di Max Allegri alla Juve, con ben 78 gol in oltre 180 gare. In parole povere, Game Over per lui, tra postumi del Covid-19, discutibili stravolgimenti di ruolo e una quantità industriale di infortuni che nell’ultima annata hanno messo in fuga il suo sinistro maligno, rendendolo di diritto leader del lussuoso dimenticatoio bianconero. “Dybala calciatore di qualità che può fare tutto”, fu il fallimentare grido di battaglia di mister Pirlo. Altro che gladiatore. Altro che Joya. Semplicemente una Dybala Mask (di nome e di fatto) nel pieno rispetto del concept griffato Calciobidone: “Molte maschere, pochi volti”. Un anno senza Joya.
RACCAPRICCIANTE.
KALINIC (Verona)
«Mi adatto a più posizioni, l’importante è giocare. Qui giocherò per aiutare la squadra e vedremo quanti gol riuscirò a segnare»
Ormai è diventato un habitué di questa classifica, suo malgrado. (Stra)vincitore del Calciobidone del 2018 (quando giocava nel Milan), riuscì quasi a bissare nel 2019, quando la mesta annata alla Roma lo fece arrivare al 2° posto, dietro al compagno di squadra Patrick Schick. In pratica, il positivo (ma non “eccezionale”) biennio alla Fiorentina gli ha permesso di godere di un certo credito, tuttavia a Milano lo ricordano come “erede” di Kluivert e Ricardo Oliveira, due che in rossonero hanno lasciato il segno ma... in senso inverso. Purtroppo, nei momenti di difficoltà ha evidenziato problemi di carattere, visto che sottoporta viene spesso divorato dall’insicurezza e i gol più facili da realizzare erano diventati un’utopia. Neanche il declassamento in provincia gli è servito a ritrovare la via del gol: al Verona, nonostante gli insuccessi personali collezionati in Italia, forse pensano che una realtà più piccola possa essere a lui più congeniale e auspicano una sua rinascita, tanto che viene considerato l’acquisto più importante per il tecnico Juric. Ma il primo anno veneto fatica a segnare (solo 2 reti), tanto che a gennaio corsero ai ripari acquistando Lasagna dall’Udinese. Finito ai margini con Di Francesco che gli preferisce Simeone, con l’arrivo di Tudor viene rispolverato dalla panchina, ma solo ogni tanto imbrocca la gara giusta (unico acuto la doppietta contro la Salernitana): decisamente, troppo poco.
PERSISTENTE.
KOLAROV (Inter)
«Dire di sì all’Inter è stato facile. Mi trovo bene, potrei chiudere la carriera qui. Il derby? Mi aspetto di fare gol contro il Milan, il mio sinistro è potente»
Uno dei matrimoni più amari di sempre per colui che era noto come uno dei più forti esterni difensivi sinistri della Serie A. Passato dalla Roma all’Inter per lucidare gli ingranaggi tecnico-tattici di mister Antonio Conte - e dare valore aggiunto in termini di duttilità, esperienza e forza fisica - quella di Kolarov è stata un’avventura che ha ‘piacevolmente’ colpito: 36 anni e non sentirli... Le statistiche ‘sorridono’ all’avariata stella serba: nella scorsa stagione, segnata dal Coronavirus e dai numerosi intoppi fisici che hanno ridotto notevolmente il suo impiego, Aleksandar Kolarov ha fatto registrare solamente 11 presenze totali, di cui 7 da titolare. Una ‘sfiga’ assurda, semplicemente un lontano parente del guerriero capitolino. Imbarazzante a inizio stagione sia come terzo centrale di difesa sia come laterale in mezzo al campo, Conte lo manda dritto in panca senza se e senza ma. Di Aleksandar resta un muso lungo da Milano a Roma, emblema dell’incredibile metamorfosi: da top player del mercato nerazzurro a flop di lusso finito a tutti gli effetti ai margini del progetto, viene definitivamente scavalcato da Bastoni nelle gerarchie del tecnico pugliese e si fa notare giusto per qualche presenza sufficiente in Coppa Italia e per l’asportazione di un’ernia discale lombare. Di questo passo il buon Aleksandar potrà davvero terminare la carriera con la maglia dell’Inter.
INUTILIZZABILE.
KUMBULLA (Roma)
«Quando mi ha cercato la Roma mi sono emozionato. Mi sono subito integrato bene, posso giocare ovunque nella linea difensiva e farò di tutto per non deludere. Penso a vincere e ad esultare insieme ai tifosi giallorossi»
Dall’Albania con furore: doveva essere un nuovo crack... “Eh… già”, direbbe Vasco Rossi. La presentazione del talentuoso ex difensore del Verona a Trigoria era stata piena zeppa di buoni propositi. E invece sarà ricca di défaillances e strafalcioni. Marash Kumbulla ne ha combinate di cotte e di crude, tramutandosi in un grande abbaglio della scuderia giallorossa, un investimento bruciato troppo in fretta. Una valutazione di circa 29 milioni di Euro (che lo hanno catapultato nella blasonata graduatoria dei calciatori giallorossi più costosi), confermata in bilancio da prestazioni agonistiche di qualità assurda; errori banali, quasi da scuola materna, in 28 presenze sicuramente ‘significative’. Distorsioni e lesione al menisco esterno (nel match di marzo tra Albania e Andorra) hanno rappresentato inevitabilmente la ciliegina sulla torta, molto gustosa almeno sulla carta. Non dimentichiamoci che Kumbulla era richiesto dalla Lazio e la Roma, puntando proprio sulla forza fisica e sulla costanza di rendimento del difensore ex Hellas, si era ‘spaccata’ in quattro per strapparlo ai rivali biancocelesti. Ottima scelta, da stella Michelin.
SBALORDITIVO.
MANDZUKIC (Milan)
«Non ho particolari problemi con i numeri di maglia. Spesso ho giocato con il numero 17, ma non era disponibile. C’era libera la 9, che ho già indossato in passato, e allora l’ho scelta. Comunque non conta molto il numero che ho sulle spalle, l’importante è guardare avanti e dare il massimo»
Dopo aver lasciato la Juve era finito a giocare a in Qatar, per poi restare praticamente fermo per sei mesi. Quasi il preludio, a 34 anni, a un addio al calcio giocato. E invece a fine Gennaio si concretizza ilo suo ritorno in Italia, al Milan: scelto per dare un ulteriore apporto di qualità, fisicità e centimetri all’attacco, una ciliegina degna di contribuire a mantenere in alto i rossoneri, dopo anni tornati a primeggiare in classifica. Esperienza, leadership e spirito vincente: tutte caratteristiche che il croato finì per lasciare inconsapevolmente a casa. Nei piani suoi e del club avrebbe dovuto essere il vice Ibra o, perché no, un compagno di reparto affidabile, ma i ripetuti problemi fisici lo hanno tormentato per l’intera permanenza in rossonero, decisamente effimera: non è riuscito nulla, ma proprio nulla, del progetto che avevano in mente. Come spesso accade alle squadre di Pioli, il Milan finisce per perdere colpi in primavera (meno di quanto ci saremmo aspettati, però) e il croato si segnala solo per il gesto di rinunciare al proprio stipendio di marzo, causa lo scarso impiego. Un bel punto a suo favore, tuttavia l’eco del suo contributo ha finito per perdersi nell’etere: quattro presenze da subentrato subito dopo il suo arrivo, poi un infortunio muscolare. Il rientro a metà Aprile, una sola presenza da titolare e altre cinque partendo dalla panchina. Sono state 11 le sue presenze complessive, di cui soltanto 2 dall’inizio, per un totale di 287 minuti e neanche un gol. Dopo la vittoria di Bergamo, che ha permesso di ottenere la qualificazione alla Champions, saluta tutti: «Sono grato alla dirigenza per avermi dato l’opportunità di giocare qui e sono felice di aver contribuito a riportare questo grande club al ritorno in Champions». Belle parole, ma si notano alcune incongruenze: il croato pare non aver “giocato”, nel senso pieno del termine, e di conseguenza di aver “contribuito”. La maledizione del numero 9 (che scelse al suo arrivo a Milanello) continua a fare proseliti.
AFFONDATO.
MURIQI (Lazio)
«È un onore essere a Roma, farò del mio meglio: sarò il Muriqi della Lazio, non l’Ibra della Lazio»
Ha stabilito un record: è stato il primo kosovaro ad andare in gol nel massimo campionato italiano. Ecco, le cose positive finiscono qui. Il D.S. Tare era rimasto folgorato dalla sua ottima stagione con il Fenerbace, che seguì altre, prolifiche annate vissute in Turchia. Tanto da riuscire a far scucire a Lotito la bellezza di 20 milioni di Euro per lui: un’impresa a dir poco titanica. Ma la prima annata si rivela disastrosa, con appena 2 reti (una in campionato e una in Coppa Italia) in 34 presenze, se comprendiamo anche l’Europa League. Seppur Primatista di reti con il Kosovo, Muriqi da bomber dai grandi numeri si è rivelato in Italia del tutto inadeguato, inceppandosi anche con la sua Nazionale. E’ stato l’acquisto più costoso della campagna acquisti con la quale la Lazio si è preparata a riaffrontare, parecchi anni dall’ultima volta, la Champions League. La squadra è uscita agli Ottavi di Finale, ad opera della corazzata Bayer Monaco, ma Muriqi ha dimostrato di non essere abituato a giocare a questi livelli. Si disse che aveva bisogno di tempo per inserirsi, ma non è bastato nemmeno quello per fargli raggiungere il livello dei compagni di squadra, considerati anche i vari infortuni che gli sono capitati, e la difficoltà ad imparare la lingua italiana. Non è stato mai incisivo sotto porta e addirittura estraneo dalla manovra del gioco biancoceleste: la sensazione è che con Muriqi la Lazio sia spuntata e poco pericolosa... E ora chi glielo dice a Lotito che dovrà presumibilmente registrare una (netta) minusvalenza?
DEPREZZATO.
RAMSEY (Juventus)
«Con Pirlo gli allenamenti sono duri ma danno grande soddisfazione. Con lui ci divertiremo, siamo subito partiti bene. La Champions va conquistata, ma prima dobbiamo vincere lo scudetto»
Un curriculum da superstar ma che ben presto sarà stralciato dal datore di lavoro. Grandi giocate, visione di gioco cristallina e un importante numero di gol. False promesse, false speranze. Il “mago” gallese in due anni ha stregato tutti (a chiacchiere!) con performance tutt’altro che esaltanti e ancora oggi i tifosi juventini continuano a stropicciarsi gli occhi. Tanto fumo, zero arrosto; non a caso si è guadagnato la seconda nomination consecutiva nel Calciobidone (nello scorso anno si piazzò al 5° posto). La doppietta Campionato-Champions, tanto acclamata da Aaron, suona sempre più forte come una stupida utopia. Come se non bastasse, Ramsey diventa un paradosso a livello internazionale: veder bruciati 18.000 Euro ogni minuto giocato dal ‘fuoriclasse’ gallese non è roba da poco. Nemmeno fosse Maradona. Insomma, un incredibile marziano atterrato su un pianeta sconosciuto. Passare da grande acquisto a oggetto misterioso e tanto “canzonato” dai supporters bianconeri non è probabilmente mai stato così semplice. Eh sì, con Aaron Ramsey (30 presenze complessive, al limite della modestia, alla corte di Pirlo, farcite a malapena con 2 gol) tutto può succedere, in un batter di ciglia. «Negli ultimi due anni ho vissuto un periodo molto frustante. Sono stato alle prese con alcuni problemi che non mi hanno consentito di essere consistente. È difficile mantenere il giusto ritmo quando spesso sei costretto a fermarti». Dal profondo silenzio a cui ci ha abituati sul campo a un’imbarazzante auto-criticità nelle dichiarazioni rilasciate ai media. Ancora tutta da scoprire la ‘sapiente’ personalità del gallese, destinato oggi più che mai ad altri lidi. Viaggio Italia-Galles di sola andata per Aaron.
VILLEGGIANTE.
STRAKOSHA (Lazio)
«Ho sempre portato rispetto e ne ho ricevuto. L’anno scorso il mister faceva altre scelte che ho rispettato, pur non essendo contento di non giocare. Il rapporto con squadra, società e tifosi è splendido, quest’anno conto su di me»
Fino a poco tempo fa, grazie a prestazioni solide e parate decisive, Strakosha sembrava destinato a diventare uno dei migliori portieri della Serie A. Poi, dopo l’arrivo di “nonno” Reina (39 anni compiuti), complice qualche problema fisico e qualche mancanza caratteriale, la situazione è letteralmente precipitata, tanto da farlo relegare ad uno dei tanti numeri dodici del campionato.
Oggi l’albanese, in quella che doveva potenzialmente essere la stagione della consacrazione, sembra aver perso le certezze che avevano consolidato il suo promettente inizio di carriera: la poca fiducia dimostrata da Inzaghi e Sarri, dovuta alla sua incapacità di fornire prova di una crescita tangibile nel tempo, ha contribuito a invertire la rotta della sua carriera. Quest’anno in teoria era destinato ad un apparente turnover programmato con Reina, portiere capace di impostare il gioco da dietro come pochi in Europa, ma questa malcelata turnazione ha finito per limitare il portiere albanese al ruolo di “portiere di coppa”. E proprio l’Europa League poteva fornirgli l’occasione di mettersi in mostra. E così è stato, purtroppo con risvolti tragici, già nel primo turno a Istanbul, contro il Galatasaray. Su un innocuo cross, deviato a mo’ di campanile da un compagno di squadra, Strakosha non riesce a trattenere il pallone e regala così agli avversari un gol facile e anacronistico: la sua clamorosa topica viene battezzata impietosamente “Stra-papera”. Non arrivano gioie neppure dalla Nazionale, visto che la sua porta – peraltro contesa dall’esperto Berisha – è stata recentemente violata ben cinque volte nella gara contro l’Inghilterra, valevole per la qualificazione ai Mondiali in Qatar.
SAPONATO.
VIDAL (Inter)
«Sto bene, sono felice e ho la fiducia di mister Conte. Sto facendo quello che mi chiede l’allenatore e adesso dobbiamo fare ancora di più per dimostrare che l’Inter è una squadra forte che vuole vincere tutto»
Sotto il segno del cileno. Da Re Arturo a Re dell’Horror. Tra pazzia e protagonismo: poker, risse, alcool, auto distrutte, prove scioccanti. E chi più ne ha più ne metta. Ebbene sì, aveva iniziato la nuova tappa nerazzurra con una ricca dose di entusiasmo, ringraziando di cuore la società per la meravigliosa accoglienza. Sperava di poter vincere tutto, invece si è dovuto accontentare di un solo titolo (non proprio per merito suo...), o meglio ancora di prestazioni sul campo a dir poco allucinanti. Disattenzioni disumane, top manager dei palloni persi, pochissimo filtro e difficoltà nel trovare la posizione e nel recepire le indicazioni di mister Conte. Arturo fantasma di se stesso ed inevitabile bersaglio di tante critiche da parte dei tifosi interisti. Del resto, come icona social non se la cava poi così male. Ciò che resta è una condizione fisica a tratti deplorevole per l’ex divo cileno, sicuro di sé, con la cresta sempre alta. Come dire, ‘sono io il più forte in mezzo al campo’ (o forse il più forte solo sul web?). In realtà mister Conte non ha mai smesso di tirargli le orecchie: «Vidal torni ad allenarsi... Testa bassa e pedalare, qui all’Inter nessuno ha il posto fisso». Un bilancio pittoresco per Vidal, quello vero, quello “dalla cresta molto bassa” e con la testa orientata altrove: 30 presenze in chiaroscuro, condite da un solo gol. Con tanto di sorpresa finale: Mister Scudetto (come qualcuno lo ha ribattezzato, più negli anni d’oro che in era recente, grazie ai 9 campionati vinti in 10 anni) a fine stagione è costato all’Inter un ulteriore milione di Euro per via di un particolare bonus relativo alla trattativa 2020 tra Inter e Barcellona. Come dire: dopo il danno, anche la beffa.
BEFFARDO.
ALBO D’ORO «CALCIOBIDONE» — Periodo dal 2009 al 2020 —