Come al solito vi chiediamo di segnalarci il vostro flop preferito, indicandoci un ulteriore nominativo che vi ha colpito in negativo non selezionato dalla Giuria
Per l’ottavo anno consecutivo si ripropone di questi tempi la votazione del Calciobidone, il grande sondaggio teso ad eleggere il calciatore più bidone tra gli stranieri che militano nel campionato di calcio di Serie A. Anche in questa Edizione possiamo vantare la collaborazione di Fantagazzetta e del Guerin Sportivo, cui si aggiungono gli amici dei Delinquenti prestati al mondo del pallone. Con la bellezza di ben quattro giocatori (e mezzo), è l’Inter la squadra maggiormente rappresentata, specchio veritiero del pessimo momento che vivono i nerazzurri, nel caos più completo.
LA LISTA NERA —
Questi sono i 10 Candidati al titolo, uno dei quali succederà a Juan Manuel Iturbe della Roma, vincitore dell’Edizione 2015: DODO’ (Inter/Sampdoria), HERNANES (Juventus), JOVETIC e KONDOGBIA (Inter), Diego LOPEZ e LUIZ ADRIANO (Milan), Felipe MELO e MONTOYA (Inter), MORRISON (Lazio), Mario SUAREZ (Fiorentina).
LA GIURIA —
Ecco i giurati che hanno selezionato i nominativi dei Candidati al titolo: Sabine BERTAGNA (Fcinternews.it), Nicola CALZARETTA (Guerin Sportivo), Alfredo DE VUONO (Fantagazzetta), Emanuele GIULIANELLI (Fifa Weekly), Giuseppe LEANZA (Gold TV), Darwin PASTORIN, Matteo POLITANO’ (Panorama.it), Claudia RACIOPPI (Fantagazzetta).
COME VOTARE IL BIDONE —
Dacci la tua preferenza, scegliendo tra le varie opzioni disponibili: oltre che tramite il nostro sito Calciobidoni.it, è possibile votare via Mail, SMS, Facebook e Twitter, nonché dal Blog del Guerin Sportivo e dal sito Delinquenti del pallone! E come da tradizione, potete anche giocarvi il “Jolly”: oltre a comunicarci la vostra preferenza, potete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente nella “Flop Ten”, dando così libero sfogo al vostro pensiero citando un giocatore che è rimasto escluso dai finalisti. Colui che riceverà il maggior numero di segnalazioni, sarà il successore di Erkin DZEKO, nel 2015 il flop straniero maggiormente segnalato dai nostri internauti.
PARTNER RADIO —
Quest'anno potrete seguire gli aggiornamenti sull’andamento del sondaggio ogni Venerdì dalle 16,30 alle 18,00 a “Sport Libera Tutti”, trasmissione sportiva in onda su Radio Libera Tutti, giovane web radio in streaming su Radioliberatutti.it, grazie agli interventi telefonici di a cura di Cristian Vitali.
Per il terzo anno consecutivo abbiamo scelto un involontario testimonial italiano del sondaggio, che teoricamente dovrebbe scoraggiare i colleghi stranieri: si tratta di Mario Balotelli, sempre giunto al capolinea della sua avventura con il Milan. Vi esortiamo a votare, poichè il Calciobidone è “La massima espressione della delusione”!
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Alfredo De Vuono, Direttore Editoriale di Fantagazzetta.com, presenta agli ascoltatori di Radio Kiss Kiss di Napoli, nel corso della trasmissione “Kiss Kiss Weekend”, la votazione del Calciobidone Edizione 2016, ai nastri di partenza.
14/12/2016 (3 Uomini e 1 Pallone | Radio Canale 7)
Intervento telefonico nel corso della trasmissione condotta da Simone Cola. Viene presentata l’8^ Edizione del sondaggio e citato lo storico “Bidone d’Oro”, nonchè l’Albo d’Oro delle passate Edizioni. Nell’occasione si parla del problema italiano dei settori giovanili, con una chiosa finale sul concetto, sempre controverso, di “bidone”.
La “Flop Ten”: i Candidati al Calciobidone 2016
In rigoroso ordine alfabetico, ecco i Profili, redatti da Cristian Vitali, della "Flop Ten", composta dai i 10 Candidati al titolo appositamente selezionati dalla Giuria.
DODO’ (Inter/Sampdoria)
Provenienza: Inter (Italia, 2016) 2015-2016: Sampdoria (Gennaio 2016) 17 presenze, 0 reti 2016-2017: Sampdoria (Italia) «Quel che conta è essere di nuovo qui, ritrovo un ambiente in cui mi sono trovato a mio agio»
Ecco Dodò: no, non stiamo parlando di quel personaggio immaginario, l’uccello parlante, raffigurato come un pupazzo di pezza bianco a pois azzurri, con il becco di legno e due palline da ping pong per occhi, mascotte e protagonista della trasmissione televisiva per bambini della Rai L’Albero Azzurro. Siamo lontani, ma visti i risultati ci potrebbe anche essere una assonanza, ovviamente sarcastica: il Dodò in versione calcistica è infatti l’omonimo brasiliano che ci riprova dopo l’ennesima esperienza sottotono, senza infamia e senza lode. Il copione è sempre lo stesso: sembra che possa spaccare il mondo e invece, al tirar delle somme, finisce in breve tempo nel dimenticatoio senza alcun acuto in campo. Fu così alla Roma, è stato così all’Inter, dove però è stato anche sfortunato a subire la lesione del legamento crociato del ginocchio sinistro, questo va ricordato. A Gennaio ricomincia quindi con una nuova avventura, alla Sampdoria, dove però il minutaggio che gli concede Montella non è praticamente mai ripagato in qualità.
Mediocre.
HERNANES (Juventus)
Provenienza: Inter (Italia, 2015) 2015-2016: Juventus 14 presenze, 1 rete 2016-2017: Juventus (Italia) «Ho sofferto il cambio di città e giocare da mediano, ruolo arretrato per le mie caratteristiche»
Seconda nomination consecutiva per lui nel Calciobidone, quasi un record ma doverosa, considerato il secondo posto ottenuto alle spalle di Iturbe nel 2015 conseguenza delle pessime impressioni di inizio stagione scorsa, che sono state largamente confermate. Nel mezzo di un’annata veramente trionfale per la Juventus, che conquista il suo quinto Scudetto consecutivo, lui che avrebbe dovuto esserne il fulcro, ne ha invece rappresentato l’unica nota stonata, la pecora (bianco)nera. Impresa difficile, ma c’è riuscito in pieno, confermando lo scarso feeling di Marotta con gli acquisti last-minute, giocando poco e male. Ha fallito in quello che dovrebbe essere il suo ruolo principale, da trequartista, ed è stato veramente l’unico flop di una campagna acquisti decisamente ottima. Sorgono così i dubbi in merito alla sua corretta collocazione in capo: regista o trequartista? Mezz’ala o fantasista? Boh, alla fine non l’ha capito nessuno. Nemmeno lui. Ah beh si, ma è brasiliano: solitamente a 30 anni scatta l’inizio della fine per i giocatori sudamericani. E lui, ad oggi, ne rappresenta il triste emblema.
Isolato.
JOVETIC (Inter)
Provenienza: Manchester City (Inghilterra, 2015) 2014-2015: Inter 26 presenze, 6 reti 2015-2016: Inter (Italia) «Io voglio rimanere all’Inter e giocare, perché so che posso giocare»
Esattamente come Dzeko giunge nel Belpaese dal Manchester City, ma mentre il bosniaco, dopo aver “conquistato” il Jolly del Calciobidone 2015, si riscatta in questa stagione dove finalmente riesce a metterla dentro con regolarità, il montenegrino sembra solo un lontano parente di quello visto con la maglia della Fiorentina. Non ha formato una coppia d’attacco, forte come ci si aspettava, né con Icardi nè tantomeno con Palacio. Insomma, una grandissima delusione: l’Inter sembra essere tornata agli spettri della prima Era Moratti, quando un grande giocatore, una volta vestito il nerazzurro, sembrava subire una inspiegabile metamorfosi che lo faceva diventare abulico, irriconoscibile, a tratti irritante. Avrebbe dovuto essere il valore aggiunto della squadra e invece è diventato un problema, tanto che i tifosi lo hanno ribattezzato «Shaqiri-bis», e Mancini lo ha messo ai margini del gruppo. Dopo aver sfiorato il ritorno alla Fiorentina, trattativa mai andata in porto, la “Gazzetta dello Sport” sintetizza con queste parole la sua magra stagione: «Jo-Jo va giù e non torna più su: tre gol nelle prime due giornate, tre nel resto dell’annata. Prestazioni sottolivello, intesa con Icardi praticamente mai sbocciata, più di qualche tensione con il tecnico».
Involuto.
KONDOGBIA (Inter)
Provenienza: Monaco (Francia, 2015) 2014-2015: Inter 26 presenze, 1 rete 2015-2016: Inter (Italia) «Voglio giocare ed essere felice, oppure penserò alla cessione»
Nell’estate del 2015 l’Inter lo annuncia come l’acquisto più sontuoso della Serie A, con enorme soddisfazione: sulle sue tracce c’erano infatti anche i cugini del Milan e i nerazzurri sono riusciti a soffiarglielo versando una cifra superiore ai 35 milioni di Euro. Cifre da capogiro per un ragazzino, un prezzo per il quale, proprio per questo, era condannato a deludere in partenza: per essere all’altezza della cifra spesa avrebbe infatti dovuto fare il fenomeno, ma evidentemente non lo è. E pensare che pur di prenderlo l’Inter ha dovuto ingaggiare pure il fratello maggiore, Evans, che si è rivelato scarso anche per una squadra come il Renate: dirottato allo Jumilla, club della terza divisione spagnola, è poi rientrato in Italia al Foligno, ma le prestazioni non sono certo migliorate. Storia già vista e sentita: vi ricordate di Kakà (e Digao)? Oppure di Maradona, Diego, e di Hugo? E ancora Djorkaeff, Cribari, Dalmat e Zarate? Fortemente voluto da Mancini, il centrocampista franco-centrafricano era chiamato a diventare il nuovo Yaya Touré. E invece deluderà ogni aspettativa, mostrando il suo talento solo a sprazzi: non è un leader, non ha particolari qualità tattiche né doti realizzative. Disorientato e poco incisivo, è stato messo al bando da De Boer che non apprezza le primedonne, ed anche Pioli sembra non voler puntare su di lui. Almeno per il momento, i cugini rossoneri ringraziano.
Dispendioso.
DIEGO LOPEZ (Milan)
Provenienza: Real Madrid (Spagna, 2014) 2015-2016: Milan 8 presenze, 14 reti subite 2016-2017: Espanyol (Spagna) «Sono consapevole e maturo, al top della mia carriera. Mi sento più forte che mai»
Torna tra i Candidati del Calciobidone un portiere spagnolo dopo Adàn del Cagliari. Anche lui fu al Real Madrid, ma in questo caso si tratta di qualcosa di più di un giovane baldanzoso: sarebbe infatti dovuto diventare uno dei migliori portieri al mondo, visto che ha raggiunto il posto di titolare delle Merengues scalzando il totem Casillas. Ma le cose nel tempo sono solo peggiorate: nell’estate 2014 giunge al Milan a parametro zero, titolare designato. Parte bene parando un rigore a Candreva all’esordio contro la Lazio, ma nell’ultima (disastrosa) stagione appena terminata, da Dottor Jekill diventa Mister Hide: abbandona il suo consueto numero 23 per indossare, per la prima volta nella sua carriera, la prestigiosa maglia numero 1. Mai scelta fu più sbagliata: le sue incerte prestazioni (ben al di sotto della media e talvolta imbarazzanti) gli hanno fatto perdere il posto ed hanno addirittura indotto Mihajlovic a lanciare titolare il baby Donnarumma, che lo scalza incredibilmente dalla porta rossonera. Non tutte le disgrazie vengono per nuocere: il portierino è già stato già designato come il nuovo Buffon. Il calcio italiano (e soprattutto quello di fede rossonera) non possono quindi che ringraziare l’estremo difensore spagnolo.
Generoso.
LUIZ ADRIANO (Milan)
Provenienza: Shakhtar Donetsk (Ucraina, 2015) 2015-2016: Milan 26 presenze, 4 reti 2016-2017: Milan (Italia) «Voglio aiutare i miei compagni, magari cercando di vincere»
All’inizio della sua avventura in rossonero la discreta intesa con Bacca aveva fatto ben sperare: i tifosi si erano illusi nella rinascita, soprattutto in termini di gol. E invece, come spesso accade, le impressioni della vigilia lasciano il posto alla delusione: a fine stagione si contano appena 4 reti realizzate, decisamente troppo poche. Già a Gennaio la dirigenza coglie al volo l’opportunità di venderlo in Cina al Jiangsu Suning e danno una sonora accelerata alla trattativa: ma il trasferimento, ormai dato per concluso, salta all’ultimo momento, proprio quando era tornato il sorriso ai rossoneri, che già gongolavano per i 14 milioni di Euro pattuiti e la conseguente plusvalenza. Il diretto interessato spiega: «Non è vero quello che si sta dicendo. Non ho chiesto più soldi una volta arrivato in Cina! In realtà non avrei avuto alcuna garanzia salariale. Loro non volevano inserire il corretto importo nel contratto. Io non lavoro in questo modo ed è questo che ha fatto saltare il mio arrivo». Torna quindi repentinamente a Milanello, dove prosegue il suo trend negativo. Anche la nuova stagione non inizia nel migliore dei modi: sceglie di cambiare il numero di maglia, sperando di evitare la maledizione del 9, che dopo Inzaghi ha faticato a trovare un degno sostituto (Pato, Matri, Torres e – appunto – Adriano). Passa prima all’87, poi al 7, lasciato libero da Menez ed in passato sulla schiena di un certo Shevchenko. E’ la prima volta con questo numero per lui, ma la sostanza non cambia affatto: è ancora a secco di reti.
Rassegnato.
FELIPE MELO (Inter)
Provenienza: Galatasaray (Turchia, 2015) 2014-2015: Inter 26 presenze, 1 rete 2015-2016: Inter (Italia) «Parlano troppo di me. Noi dobbiamo pensare in grande, quindi alla Champions»
A volte ritornano. Dopo il flop alla Juve, che gli valse il terzo posto nel Calciobidone 2009 e il quarto nell’Edizione 2011, la sua cessione al Galatasaray (guidato da Roberto Mancini) sembrava una pensione dorata adatta a lui. E invece, dopo cinque anni spesi in Turchia l’Inter, dopo qualche successo della prima Era Mancini e poi di Mourinho, dimostra di essere tornata ai tempi dell’acquisizione di Moratti (quando bastava semplicemente asserire di essere un calciatore per assicurarsi l’ingaggio), poiché riporta clamorosamente in Italia il brasiliano, seguendo il parere del Mancio. Ma l’Italia non è la Turchia, e non si può certo credere che possa essersi trasformato in fenomeno giunto all'età di 32 anni. E in effetti, dopo un inizio illusorio da trascinatore, si perde fino a un punto di non ritorno nella sfida contro la Lazio, che gli fa perdere il posto da titolare e fa imbarcare la stagione dell’Inter (ma anche la successiva) sul treno della mediocrità.
Recidivo.
MONTOYA (Inter)
Provenienza: Barcellona (Spagna, 2015) 2015-2016: Inter 3 presenze, 0 reti 2016-2017: Betis Siviglia (Spagna) «Non è stato per nulla facile il periodo all’Inter, non è stato tra i migliori momenti della mia carriera»
Più una meteora che altro, visto che nell’Inter gioca solo 3 gare dopo aver cercato di mettersi in mostra nel Barcellona. E per esordire deve pure attendere il mese di Dicembre, contro l’Udinese. Seppur inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1991, stilata da Don Balòn, e con il prestigioso biglietto da visita della sua provenienza, dimostra di essere un altro flop partorito da Mancini che, a parole, credeva molto in lui per contribuire al rilancio dell’Inter. Ma l’approccio non è stato certo dei migliori, e si ha avuto l’impressione che non sia mai stato parte integrante del “progetto” nerazzurro: prima, per un “profetico” ritardo di 3 ore sul volo che lo costrinse a posticipare di un giorno il suo viaggio in Italia. Poi per le sue dichiarazioni, non riuscendo affatto a dimostrare un seppur minimo entusiasmo al suo arrivo: «Me ne vado triste, Luis Enrique mi ha detto che non avrebbe puntato su di me, ma spero di tornare presto», disse prima di lasciare il Barcellona. E in effetti dopo l’esordio non proprio positivo, sono seguiti quattro mesi in naftalina e qualche gettone di presenza, preludio ad un pronto rientro in Patria (era in prestito). A Gennaio se ne torna in Spagna al Betis, salutando i propositi di Scudetto, ma durerà poco anche lì, per finire successivamente al Valencia.
Predestinato.
MORRISON (Lazio)
Provenienza: Cardiff City (Inghilterra, 2015) 2015-2016: Lazio 4 presenze, 0 reti 2016-2017: Lazio (Italia) «Fisicamente sto bene, voglio continuare così. Tutto quello che voglio fare è giocare a calcio»
Da giovanissimo fu subito considerato da Sir Ferguson un talento cristallino, tuttavia dal Manchester United finisce presto al West Ham e quindi in un vortice di prestiti, spesso nella Championship, la Serie B inglese, esperienze che non contribuiscono di certo a valorizzarlo. Nel 2015 arriva la rescissione del suo contratto con la squadra londinese: a 23 anni è già un giocatore con molta gavetta alle spalle ma poco costrutto, l’identikit della tipica promessa prematuramente persa per strada. Non sembrano pensarla così alla Lazio visto che lo mettono sotto contratto ritenendo che sia un’occasione da acchiappare al volo. Tuttavia anche a Roma il centrocampista inglese non riesce a giocare con continuità, esordendo sempre in gare concluse con la sconfitta: avviene sia in Supercoppa Italiana sia in Europa League e anche in Serie A, dimostrando quindi di non essere certo un portafortuna. Sarà anche per questo che ad oggi è da considerarsi un vero e proprio desaparecidos: pur essendo ancora legato al club biancoceleste, nessuno dello staff tecnico guidato da Inzaghino ha ancora preso in considerazione l’ipotesi di inserirlo nel gruppo.
Indecifrabile.
MARIO SUAREZ (Fiorentina)
Provenienza: Atletico Madrid (Spagna, 2015) 2015-2016: Fiorentina 9 presenze, 1 rete 2016-2017: Valencia (Spagna) «Mi manda Borja Valero. Cercavo nuove sfide e questa lo è: ho voglia di raggiungere grandi obiettivi»
Come biglietto da visita per Firenze porta in dote il suo status di colonna portante dell’Atletico Madrid di Simeone, Vicecampione d’Europa. Quando giunge alla Fiorentina sembra quindi un gran colpo, sia perché la sua è stata un’operazione molto dispendiosa per la Viola (nonostante lo scambio con Savic, a causa di uno stipendio molto alto), sia per la forte carica di determinazione che palesa durante la presentazione: «Ho voglia di raggiungere grandi obiettivi con la Fiorentina». Si pensa che i suoi muscoli lo possano rendere l’uomo in più del centrocampo viola, e invece in breve tempo il mediano spagnolo passa da stella ad oggetto misterioso. Totalizza la miseria di 9 presenze prima di convincersi ad abbandonare l’Italia per il Watford, lasciando in ricordo pochissime sufficienze, dimostrandosi incompatibile con gli schemi di Paulo Sousa, ma anche con l'intensità del nostro campionato: troppo lento e compassato, non basta il gol realizzato contro il modesto Frosinone. Lasciata anche l’Inghilterra, torna in Patria al Valencia, in un torneo più adatto alle sue caratteristiche.
Bradipo.
ALBO D'ORO «CALCIOBIDONE» — Periodo dal 2009 al 2015 —