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Calciobidone 2017, torna il sondaggio sui flop del calcio


Parte la 9^ Edizione della votazione per eleggere il bidone dell’anno. Ma c'è spazio anche per chi non è stato selezionato: basta segnalarci il suo nome


01/12/2017

di Cristian Vitali

Torna il Calciobidone in quella che è la sua nona Edizione, sempre con il medesimo obiettivo: nominare il calciatore straniero più deludente (meglio conosciuto come “bidone”) tra quelli che militano o che hanno militato nella scorsa stagione in un club della massima serie. Si rinnova la collaborazione con Fantagazzetta e Guerin Sportivo, nonché con i Delinquenti prestati al mondo del Pallone. New entry, invece, la Redazione di Supernews. Tornata agli antichi “splendori”, l’Inter si conferma una fucina di delusioni: la mitica Flop Ten, infatti, conta la bellezza, come lo scorso anno, di ben quattro propri rappresentanti.

I GRANDI ELETTORI – La Giuria può contare nomi ben noti ai più. Ecco la lista completa del parterre selezionatore: Sabine BERTAGNA (Fcinternews.it), Martina CARELLA (Supernews.it), Alfredo DE VUONO (Fantagazzetta), Emanuele GIULIANELLI (Scrittore e Giornalista Freelance, collaboratore con Corriere della Sera, Tribal Football, Sportskeeda, Gazzetta dello Sport e Four Four Two), Xavier JACOBELLI (Corriere dello Sport), Giuseppe LEANZA (Fondatore della Testata Fotogiornalistica Scatto.org), Darwin PASTORIN (Giornalista e Scrittore), Matteo POLITANO’ (Panorama.it), Claudia RACIOPPI (Fantagazzetta), Fabiola RIETI (Conduttrice di Roma TV).
BLACK LIST – La scelta dei Candidati al titolo non è stata semplice, poiché molte sono state le delusioni della stagione appena andata in archivio, tuttavia possiamo dire che non c’è nessun nome veramente altisonante, segno che la disfida sarà ancor più difficile. A succedere al francese Kondogbia, grandissimo flop nerazzurro dello scorso anno, sarà uno tra i seguenti: BACCA (Milan), BANEGA (Inter), GABIGOL (Inter), già vincitore del Jolly lo scorso anno, ITURBE (Roma/Torino), vincitore dell’Edizione 2015 quando militava nella Roma, JOAO MARIO (Inter), MAKSIMOVIC (Napoli), MURILLO (Inter), PALETTA (Milan), POSAVEC (Palermo), VERMAELEN (Roma).
VOTA E FAI VOTARE – Dacci la tua preferenza, scegliendo tra le varie opzioni disponibili: oltre che tramite il nostro sito Calciobidoni.it, è possibile votare via Mail, SMS, Facebook e Twitter, nonché dal Blog del Guerin Sportivo e dal sito Delinquenti del Pallone! E come da tradizione ormai consolidata, potete anche giocarvi il “Jolly”: oltre a comunicarci la vostra preferenza, potete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente nella “Flop Ten”, dando così libero sfogo al vostro pensiero citando un giocatore che è rimasto escluso dai finalisti. Colui che riceverà il maggior numero di segnalazioni, sarà il successore di Gabigol, nel 2016 il flop straniero maggiormente segnalato dai nostri internauti, che quest’anno, tra l’altro, risulta anche tra i Candidati “ufficiali”: sintomo evidente di una “toppa” clamorosa.
E come testimonial della nostra “campagna” contro il bidone, non potevamo non citare l’ormai fresco ex Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Gianpiero Ventura, capace di mancare la qualificazione Mondiale dopo ben 60 anni dall’ultima volta, quando Edmondo Fabbri non riuscì a qualificare l’Italia ai Mondiali in Svezia nel 1958 (ironia della sorte, proprio i nostri avversari nei Playoff). “Ai limiti dell’assurdo e del ridicolo”, proprio come recita la tagline di quest’anno.


Il Video Ufficiale del Calciobidone 2017

Podcast e Multimedia | Calciobidone 2017

Cristian Vitali presenta il Calciobidone 2017
14/12/2016 (Radio Sportellate | Sportellate.it – Spreaker)
Intervento telefonico nel corso della 38^ Puntata della trasmissione «Radio Sportellate», un progetto nato dalla collaborazione tra il Sito Web Sportellate.it e «Radio LUISS», condotta da Andrea Giachi, con Giacomo e Lorenzo in studio. Viene presentata la 9^ Edizione del concorso, tutti i Candidati al titolo con un excursus sulla storia del sondaggio e i vincitori passati.

La “Flop Ten”: i Candidati al Calciobidone 2017

In rigoroso ordine alfabetico, ecco i Profili, redatti da Cristian Vitali, della “Flop Ten”, composta dai i 10 Candidati al titolo appositamente selezionati dalla Giuria.

BACCA (Milan)

Provenienza: Siviglia (Spagna, 2015)
2016-2017: Milan
32 presenze, 13 reti
2017-2018: Villarreal (Spagna)
«Gli anni passati al Milan sono stati soddisfacenti, ma ero nel peggior Milan della storia. Avevamo idee diverse»

Controversa, ma significativa, la situazione del giocatore colombiano: seppur per due stagioni sia stato, dati alla mano, il miglior cannoniere della squadra rossonera, non è affatto riuscito a guadagnarsi la stima dei tifosi e ad essere confermato per il progetto della nuova società. Nel suo caso i numeri, seppur soddisfacenti, non bastano a dar man forte della bontà del proprio operato sul campo: nonostante di gol ne abbia fatti, in pochi danno la sufficienza all’attaccante sudamericano. Soprattutto nell’ultima stagione, il suo rendimento è calato in picchiata, rivelandosi spesso e volentieri decisamente inferiore alle attese. I numeri, come dicevamo, non sempre sono l’esatta espressione della verità. Nel caso di Bacca il problema è stato la sua quasi totale estraneità dall’idea di gioco di Montella, ulteriormente gravato dalla sua incapacità di aiutare la squadra nei momenti di difficoltà (ma non solo in quelli). Avulso dal gioco, poco propenso a collaborare alla manovra, ulteriormente innervosito da questa situazione, in cui il tecnico lo fa spesso uscire anzitempo per preferirgli Lapadula, per Bacca la cessione era davvero l’unica via di uscita da un atteggiamento ormai divenuto addirittura dannoso per la squadra. Le sue recenti dichiarazioni in cui accusa di aver giocato nel “peggior Milan della storia” hanno fatto capire che il suo tempo in rossonero era in effetti già scaduto. Avvelenato.

BANEGA (Inter)

Provenienza: Siviglia (Spagna, 2016)
2016-2017: Inter
28 presenze, 6 reti
2017-2018: Siviglia (Spagna)
«Ho scelto l’Inter perchè è un grande club, credo che tutti i giocatori vorrebbero giocare in un grande club come questo»

Per carità: all’Inter, al tirar delle somme, ha fruttato una plusvalenza di ben 9 milioni, visto che giunse a parametro zero. Quindi, ironia della sorte, si può considerare quasi un’affare, almeno da un punto di vista economico, guardando i meri numeri. Ma da un punto di vista tecnico è stato un netto passo indietro: era stato preso per fare l’uomo d’ordine, con compiti di regista, ma come playmaker davanti alla difesa è ben lungi dall’essere il Pirlo della situazione. In questo ruolo non sembra per nulla a suo agio. Perlomeno al Meazza, dal quale, evidentemente, ne ha subito la pressione. Ma in effetti alla sua presentazione non si sbilanciò sulle sue qualità: «La mia posizione in campo? Ho giocato in tanti ruoli del centrocampo, credo che non ci sia un ruolo che posso considerare più mio. Sono a disposizione dell’allenatore». Forse, perché in nessuno era riuscito davvero a brillare. Tuttavia sembra partire bene ad inizio stagione ma la girandola di allenatori della travagliata stagione interista non lo aiuta: lo stesso Pioli, secondo della lista, vuole “un centrocampo dinamico”, frecciata diretta proprio all’argentino che in nerazzurro non si può proprio definire così, anzi: irruento e irritante, si è fatto notare più per le ammonizioni che per gli assist. Disse che aveva scelto la maglia numero 19 perché “una volta un mio caro amico mi disse che quel numero mi avrebbe portato fortuna”. Chissà, se sono ancora amici. Illuso.

GABIGOL (Inter)

Provenienza: Santos (Brasile, 2016)
2016-2017: Inter
9 presenze, 1 rete
2017-2018: Benfica (Portogallo)
«Paragoni con Ronaldo? No, io sono Gabriel e voglio fare la storia dell’Inter. Ho sempre voluto venire in Italia»

Ha vinto a furor di popolo il Jolly del Calciobidone 2016, a dimostrazione che i 30 milioni spesi per lui sono stati veramente buttati dalla finestra. Dalla presentazione in pompa magna del 22 settembre (giorno del compleanno di un certo Ronaldo, il “Fenomeno”) alla panchina dell’Olimpico abbandonata in segno di protesta. In mezzo, tante parole e poca, pochissima, sostanza: la stagione di Gabigol con la maglia dell’Inter ha tutti i crismi per etichettarlo come la classica “promessa non mantenuta” A caro prezzo. Sbagliò Tronchetti Provera a sbilanciarsi il giorno della presentazione all’Auditorium Pirelli, cui fu preparato uno show in genere riservato solo ai grandi campioni: «Non vogliamo caricare Gabriel di responsabilità ma sono emozionato nel presentarlo proprio 20 anni dopo Ronaldo». Alla faccia. Perché allora citare il Fenomeno per eccellenza? Da quella presentazione in pompa magna, è presto diventato un vero e proprio oggetto misterioso: una stagione riempita da soli 183 minuti tra Campionato e Coppa Italia e un solo gol, seppur decisivo, a Bologna, che ha rappresentato il punto più alto della stagione del brasiliano. Che nonostante il suo deludente score è stato preso a simpatia dai tifosi che hanno spesso incoraggiato prima De Boer, poi Pioli e infine Vecchi invocandone l’utilizzo. Ma l’epilogo è stato decisamente triste: con la squadra fuori da ogni gioco, il brasiliano ha sbottato in occasione di Lazio-Inter quando Vecchi scelse di mandare in campo il dociottenne Pinamonti al suo posto. Gabigol non ci ha visto più, ha lasciato la panchina e rilasciato parole al veleno, salvo poi fare marcia indietro. Certo che però, pur nella confusione generata (anche) da una girandola di allenatori, vien da pensare che se nessuno dei tre tecnici che si sono alternati alla guida dei nerazzurri lo abbia fatto giocare, evidentemente proprio fuoriclasse non deve essere. E pure al Benfica, dove l’Inter lo ha successivamente parcheggiato questa Estate, prosegue in sulla stessa linea (quella della panchina), visto che ha collezionato pochissime presenze. Già si parla di un suo ritorno in Brasile a Gennaio. Mascotte.

ITURBE (Roma/Torino)

Provenienza: Roma (Italia, 2016)
2016-2017: Torino (Gennaio 2017)
16 presenze, 1 rete
2017-2018: Club Tijuana (Cina)
«Spero di tornare a essere quello che ero a Verona. Nessuno dimentica di saper giocare a calcio»

Ormai è purtroppo (per lui) diventato un habituèe di questo sondaggio viste le ultime, deludenti, stagioni. Dopo aver vinto meritatamente l’Edizione 2015 del Calciobidone, grazie alla sua controfigura con la Roma, ci si aspettava che l’operazione Toro sortisse gli stessi effetti visti con Yago Falque: entrambi provenienti da un anno sostanzialmente deludente in giallorosso, lo spagnolo in un club con meno pressioni è letteralmente rinato, divenendo un elemento imprescindibile per l’attacco dei granata, tanto che Cairo si è affrettato a riscattarlo. Tutti avrebbero pensato che la medesima “cura” avrebbe portato benefici anche al piccolo attaccante sudamericano, pronti a rivedere il “vero” Iturbe, quello cioè ammirato al Bentegodi di Verona. Niente di più sbagliato: quel giocatore è ormai morto e sepolto, nonostante la giovane età. Dalle meraviglie scaligere all’oblio capitolino: nel mezzo un altro scivolone in Premier League con la maglia del Bournemouth, ed anche a Torino fin dalle sue prime apparizioni si capisce che è un altro giocatore (imbolsito). Già a marzo la sentenza è quella che diventerà definitiva, cioè il “reso del pacco” al mittente. Sono ormai lontani i tempi in cui i giallorossi lo pagarono ben 25 milioni: ora, infatti, è stato spedito in Messico, dove sarà difficile che potrà far peggio. Ma non prima di averlo fugacemente rivisto questa Estate per la Tournée della Roma negli USA, dove si è presentato con una cresta biondo platino. Buena suerte all’ex Messi Guaranì, un giocatore diviso tra Argentina e Paraguay, tra un fenomeno e un bidone, tra un trequartista e un esterno. Insomma, un giocatore a metà. Perduto.

JOAO MARIO (Inter)

Provenienza: Sporting Lisbona (Portogallo, 2016)
2016-2017: Inter
30 presenze, 3 reti
2017-2018: Inter
«Abbiamo chiaro l’obiettivo, ma strada facendo mi piace pensare che potremo salire più in alto»

Arriva all’Inter per 40 milioni di euro (più 5 di bonus), per quello che è, a tutt’oggi, il secondo acquisto più costoso della storia nerazzurra dopo Christian Vieri. Una pesante etichetta, che non può non far quantomeno barcollare uno abituato ai grandi palcoscenici, figuriamoci un giovane ancora non proprio da considerarsi “svezzato”. Campione d'Europa in carica dopo la vittoria dello scorso Luglio in Francia, è definito dagli esperti un “tuttocampista” per la grande duttilità mostrata nella sua carriera, termine con il quale spesso si vuole esaltare un giocatore, quando in realtà non si sa come definire qualcosa che non è né carne né pesce. E quando non hai un ruolo ben definito, spesso diventa difficile riuscire a comprenderti e posizionarti in campo. Il giovane portoghese, seppur in una stagione sfortunata, con queste premesse non ha mai brillato e non è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi, in quanto discontinuo e spesso autore di giocate decisamente opache, non all’altezza del prezzo pagato per il suo cartellino. Ovviamente non ha giocato a suo favore neppure aver accompagnato il ribelle Gabigol abbandonando la panchina prima del fischio finale dell’ultima di campionato. Probabilmente aveva ragione Mancini che in tempi non sospetti disse che sarebbe servito a poco alla causa dell’Inter, in quanto non perché non fosse un buon giocatore, ma dal rendimento assai altalenante e dalla difficile collocazione tattica, in quanto “doppione” di Brozovic. Scomodo.

MAKSIMOVIC (Napoli)

Provenienza: Torino (Italia, 2013)
2016-2017: Napoli (Agosto 2016)
8 presenze, 1 rete
2017-2018: Napoli
«L’anno scorso ho avuto delle difficoltà. Ora ho risolto tutto, ho imparato le cose che chiede il mister e mi viene tutto più facile»

Ennesima intuizione di Petrachi, da Signor Nessuno questo lungagnone serbo è divenuto in breve una colonna portante della difesa del Toro, attirando parecchi club data anche la sua giovane età. Che lo ha portato a compiere un deprecabile colpo di testa: dopo numerosi tira e molla con il Napoli, che andavano avanti da alcune sessioni di mercato, Nikola alla vigilia di Ferragosto non si presenta all’allenamento prima del debutto stagionale in Coppa Italia, rendendosi protagonista di una vera e propria fuga, provocando naturalmente l’ira di Mihajlovic, che si era prodigato per lui al fine di garantirgli un aumento di ingaggio, ma anche del club granata, che non è stato avvisato. Una diserzione che fa da preludio alla cessione: ma Cairo gioca bene le sue carte, ottenendo ben 26 milioni più la cessione di Valdifiori. E non finisce qui: al momento dell’accordo tra i club il giocatore si trova inspiegabilmente a Francoforte e resta bloccato in Aeroporto da un allarme-bomba che gli impedisce di partire per l’Italia dove è atteso per la firma. De Laurentiis, che lo voleva a tutti i costi, non ci pensa su due volte e manda un jet privato a prelevarlo. Ma la domanda è: Presidente, ne valeva la pena? Sarri lo ha fatto giocare poco, anche a causa di un infortunio al piede che è suonato come una macumba inviata dal popolo granata per il suo comportamento discutibile sia come giocatore che come uomo. Ma anche quando si è ripreso non ha mai scalzato la coppia titolare Albiol-Koulibaly, e sembra sparito dai radar anche in questa stagione. Fuggitivo.

MURILLO (Inter)

Provenienza: Granada (Spagna, 2015)
2016-2017: Inter
27 presenze, nessuna rete
2017-2018: Valencia (Spagna)
«Voglio spendere ogni goccia di sudore per dare una mano alla squadra a posizionarsi nella parte alta della classifica»

Iniziò alla grande, nell’Inter del 2015-2016, formando con Miranda una coppia granitica, salvo poi abbassare progressivamente il livello di guardia incappando in una serie di svarioni preoccupanti, avviandosi verso una sorprendente fase di involuzione: indimenticabili furono il clamoroso “buco” difensivo che regalò un rigore decisivo al Sassuolo, ma anche la goffa autorete con l’Atalanta e le diverse amnesie registrate contro il Carpi, contro formazioni di non eccelso livello. A suggellare il corollario di vergogne l’espulsione con la Juve, quado si mise platealmente le mani nei capelli per il fallo da rigore su Cuadrado: alla stessa maniera fecero i suoi tifosi. Nonostante tali pasticci, conditi da insicurezze e conseguenti espulsioni, tutti tesero a sottovalutare il suo momento-no, accecati dall’ottimo periodo in cui fece faville in coppia con il citato Miranda. E invece ha confermato i medesimi limiti su cui nemmeno lo stesso Miranda o altri compagni di reparto potevano mettere una pezza. Non è un mistero che abbia dimostrato di mancare di personalità: per giocare bene il centrale colombiano ha bisogno di una squadra attrezzata ed ordinata, nonché di un difensore esperto al suo fianco: e quando, nella prima parte del campionato, l’Inter sembrava effettivamente avere una parvenza di squadra, e accanto a lui c’era un Miranda in stato di grazia, anche Murillo sembrava un difensore insuperabile. Sembrava, appunto. il tempo ha rivelato invece un’altra verità, è cioè che il colombiano è senza dubbio un buon difensore, ma troppo acerbo per essere accostato a squadre di livello. Insicuro.

PALETTA (Milan)

Provenienza: Atalanta (Italia, Agosto 2015)
2016-2017: Milan
30 presenze, 2 reti
2017-2018: Milan
«Dobbiamo sicuramente migliorare, io mi devo inserire con i compagni e capire le idee»

Arriva in rossonero dopo i meravigliosi anni di Parma, ma in un Milan travolto da uno dei peggiori momenti della sua storia. Non va bene né con Filippo Inzaghi né con Sinisa Mihajlovic, tanto che alla fine arriverà il prestito all’Atalanta, viste le prestazioni al di sotto della media. Quando arriva Vincenzo Montella sulla panchina rossonera l’ex Aeroplanino decide di provare a rimetterlo in gioco, puntando sulla voglia di riscatto dell’argentino: lui evidentemente si galvanizza e inanella una serie di prestazioni discrete mettendoci soprattutto il cuore e l’impegno. Ma ad alti livelli non è affatto sufficiente: brutto da vedere (in tutti i sensi), è a tratti rivedibile, ma soprattutto decisamente falloso, legnoso e di conseguenza tatticamente non certo ineccepibile. Su tutto parla un suo personale record negativo “conquistato” lo scorso anno, un primato decisamente da dimenticare che non riguarda solo la Serie A ma si estende ai 5 principali campionati europei: ben 5 espulsioni (per uno score personale complessivo di 9 in Serie A). L’ultimo a collezionare così tanti “rossi” fu un certo Luigi Apolloni a fine carriera nel 2001 al Verona. Decisamente troppi. Montella, al tirar delle somme, gli ha spesso preferito Zapata, il che è tutto dire. Arrossito.

POSAVEC (Palermo)

Provenienza: Inter Zapresic (Croazia, 2013)
2016-2017: Palermo
29 presenze, 63 reti subite
2017-2018: Palermo (Italia, Serie B)
«Voglio continuare e fare il massimo per il Palermo. Non è semplice giocare quando tutto lo stadio ti fischia»

Giunge giovanissimo in rosanero dall’Inter Zaprevic, precedendo il connazionale e compagno di squadra Nestorowski, venendo ben presto “investito” da Zamparini della pesante etichetta di erede di Sorrentino; tuttavia il portierino si è invece reso protagonista di diversi scivoloni, in un’annata in cui è parso che il Palermo ce l’abbia messa tutta per finire in Serie B. Vuoi per la giovane età, vuoi per una difesa non certo irresistibile, fatto sta che la sua stagione si chiude con una retrocessione e parecchi errori grossolani, con un pesante passivo di 63 reti subite in 29 gare, frutto anche della sua incertezza, figlia più che altro dell’inesperienza. Per questi motivi ha perso diverse volte il posto da titolare. Tuttavia la stoffa sembra esserci, e Zamparini – dopo la breve parentesi del pittoresco Baccaglini alla presidenza – gli concede la prova d’appello anche nel torneo cadetto, dove però continua ad alternare buone prestazioni ad errori “tremendi”, come lo stesso Presidente ha definito la “papera” che il portierino ha compiuto nella gara vinta di misura contro il Perugia, quando ha “lisciato” un pallone durante un’uscita. Per sua fortuna l’attaccante avversario a porta vuota lo ha graziato calciando la palla sull’esterno della rete. Un errore macroscopico che i tifosi del Palermo non gli hanno perdonato, sommergendolo di fischi. Croce e delizia della squadra siciliana, ha dalla sua la giovane età, anche se forse le aspettative in lui erano e restano un po’ troppo alte. Frastornato.

VERMAELEN (Roma)

Provenienza: Barcellona (Spagna, 2014)
2016-2017: Roma
9 presenze, nessuna rete
2017-2018: Barcellona (Spagna)
«Sono rimasto colpito dalla qualità di questa squadra, possiamo raggiungere risultati importanti»

Ennesimo caso di infortunato cronico, con cui la Roma già ha avuto a che fare (ricordate Lassissi?), il belga giunge alla Roma desideroso di riscattarsi, ma prima la mano, poi il polpaccio ed infine una pubalgia lancinante gli hanno impedito di dimostrare il suo vero valore nella Capitale. E pensare che solo tre anni fa passò dall’Arsenal al Barcellona per 15 milioni di Euro. Fu, inconsapevolmente, la sua rovina: dopo un'intera stagione passata a combattere con i problemi al tendine del ginocchio sinistro, gioca la sua prima e unica presenza stagionale all’ultima giornata di campionato 2014-2015. Oltre ai guai fisici arrivò anche la malasorte a colpirlo: La UEFA, infatti, dopo la finale di Champions League vinta dal club blaugrana sulla Juventus, comunica al club catalano che lui e i i portieri Claudio Bravo e Jordi Masip, così come il difensore brasiliano Douglas, non possono essere considerati Campioni d’Europa in quanto non hanno giocato nemmeno un minuto in nessuna delle partite disputate dal Barcellona in Champions. Un'autentica beffa. E per il danese le cose saranno marchiate a fuoco dalla sfiga anche alla Roma: esordisce nella partita di andata del preliminare di Champions giocata in trasferta contro il Porto, nella quale rimedia un'espulsione. Poche saranno le presenze anche nella Capitale per convincere la Roma ad esercitare il riscatto. Una volta recuperato dall'infortunio, resta ai margini della squadra a causa delle insufficienti prestazioni in campo. Se ne torna quindi per fine prestito al Barcellona. Infelice.

ALBO D'ORO «CALCIOBIDONE»
— Periodo dal 2009 al 2015 —
Anno Vincitore Jolly
2009 QUARESMA (Inter)
2010 QUARESMA (Inter) DENIS (Napoli/Udinese)
2011 ADRIANO (Roma) ELIA (Juventus)
2012 FORLAN (Inter) LUCIO (Inter/Juventus)
2013 BENDTNER (Juventus) ALVARO PEREIRA (Inter)
2014 BELFODIL (Parma) TORRES (Milan)
2015 ITURBE (Roma) DZEKO (Roma)
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