Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

Nome e Cognome:

Dietmar Beiersdorfer


Luogo di Nascita:

Fueth (Germania)


Data di Nascita:

16/11/1963


Ruolo:

Difensore


Posizione:

Centrale Sinistro


Squadre:

Reggiana

Voto al Bidone:

7,5


In una parola:



Dietmar Beiersdorfer


Il tedescone in odore di pensione dal ciuffo sbarazzino


12/03/2006

di Cristian Vitali

«Sono contento per il gol. E’ la mia prima rete italiana, ma sono un po’ deluso perchè non abbiamo vinto»
(Dietmar Beiersborfer, difensore Reggiana, al termine della gara pareggiata al «Giglio» contro il Napoli grazie ad un suo gol di testa)

Nell’estate del 1996 la Reggiana di Franco Dal Cin, appena neopromossa in Serie A, rivoluzionò notevolmente il proprio organico caratterizzato da giocatori italiani con esperienza nelle serie minori ma di basso levatura dandogli un profilo prevalentemente internazionale, cercando però di spendere poco. Così fu anche per l’allenatore, visto che un giovanissimo Ancelotti fu rimpiazzato da Mircea Lucescu, vecchio pallino di Dal Cin. Addirittura otto stranieri nel motore di una squadra che però non ha mai trovato una stabilità di assetto. Tra questi, a Reggio in quell’annata ci fu anche l’arcigno Dietmar Beiersdorfer, un onesto difensore tedesco giunto ormai a fine carriera, che cercava di strappare un ultimo ingaggio, coniugandolo con la voglia di tentare un’esperienza all’estero, visto che aveva sempre giocato in Germania. Ovviamente la squadra emiliana, che in poco tempo fu infarcita di stranieri semisconosciuti low-cost, provenienti dai più disparati angoli del globo (ma anche di vecchie glorie ormai decisamente attempate e non più al passo dei tempi), non si fece scappare l’occasione!

Il buon Dietmar aveva alle spalle una discreta carriera in Bundesliga, per molti anni spesa prevalentemente nell’Amburgo, con il quale vince una Coppa di Germania. Ciliegina sulla torta, una presenza nella Nazionale tedesca, nel match contro il Belgio disputato il 5 maggio 1991. Dopo una breve esperienza al Colonia, Beiersdorfer arrivò in Italia alla tenera età di 33 anni e in punta di piedi, soprattutto perché provetto ballerino di danza classica, e fuggì via dopo pochi mesi sempre in punta di piedi: ma questa volta solo per evitare di essere visto e riconosciuto dai tifosi inferociti. Tutt’oggi della sua esperienza a Reggio non si hanno buoni ricordi, fatta eccezione per una rete realizzata contro il Napoli di Gigi Simoni al Giglio, che fruttò alla Reggiana un punto. In quella gara, dgli sviluppi di un calcio d’angolo, insaccò Taglialatela con un grande stacco di testa, suo punto di forza. Dopo quel match Beiersdorfer inanellò una serie di orrende prestazioni (con un’espulsione al Giglio contro la Lazio per somma di ammonizioni), proseguite fino alla fine della stagione, che per la Reggiana si concluse all’ultimo posto in classifica. Si pensi alla Pagella che la Gazzetta dello Sport gli riservò per giudicare la sua prestazione nel derby di ritorno contro il Parma terminato 1-1: «Si fa guidare da Galli. Scelta saggia».
Ma nonostante tutto lo abbiamo tutti un po’ invidiato, lo abbiamo tutti intimamente guardato con ammirazione sincera. Era lento da far paura, i reggiani non lo apprezzarono mai del tutto per questo: teutonico sì, ma “a placche”, ‘generatore’ di terremoti difensivi. Questo perché nessuno ha mai capito come caspita faceva a farsi il ciuffo uguale a quello di Little Tony! Senza contare l’accostamento del discutibile stemma dell’Amburgo, non a caso giudicato come uno dei più brutti di tutti i tempi. Fu però sfortunato nella sua ultima gara alla Reggiana, che fu anche l’ultima da giocatore. Era il 20 aprile 1997, a Roma contro la Lazio, che evidentemente non gli portava bene: un fortissimo rinvio di Protti, nei pressi del cerchio di centrocampo, lo colpì all’occhio, tanto da essere immediatamente ricoverato all’Oftalmico per un trauma oculare. Subì un parziale distacco della retina, fu quindi costretto a dire addio al calcio giocato. Scherzando, potremmo dire che fu una bella scusa. Perchè in ogni caso era giunto ormai alla frutta, visto che le sue pessime prestazioni personali (era energico, ma lento e macchinoso, data anche l’età) ed il campionato catastrofico della squadra granata lo avrebbero sicuramente convinto ad appendere le scarpe al chiodo ugualmente.
AGGIORNAMENTI — Dopo il ritiro è rimasto nel mondo del calcio: ha frequentato un corso di Business Management e nel 2004 è diventato il Direttore Sportivo della sua prima squadra, l’Amburgo. Nel 2009 ricopre il medesimo incarico nel Red Bull Salisburgo, in Austria, per poi passare, nel 2011, allo Zenit di San Pietroburgo.


Stagione Squadra Presenze Reti
1983-84 Herzogenaurach
1984-85 FC Bamberg
1985-86 Greuther Furth
1986-92 Amburgo 174 14
1992-96 Werder Brema 64 6
Gen. 96 Colonia 16 1
1996-97 Reggiana 20 1
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