Tornano i flop del calcio: vota il Calciobidone 2019!
Undicesima Edizione per il sondaggio erede del Bidone d’Oro. Nella Flop Ten nomi d’eccezione con ben quattro calciatori della Roma e tre a testa per Inter e Milan
Torna puntualissimo anche quest’anno il Calciobidone targato Calciobidoni.it, l’erede del Bidone d’Oro che quest’anno è arrivato a spegnere l’undicesima candelina. Proprio mentre ci apprestiamo a lanciare questa Edizione, i soliti Messi e Cristiano Ronaldo stanno lottando per aggiudicarsi (e per quest’ultimo sarebbe la sesta volta!) il Pallone d’Oro: in tal caso il portoghese supererebbe l’argentino (già vincitore, a Settembre, del FIFA Football Awards). Per contrapposizione, la sua esatta nemesi torna per compiere la propria missione (esattamente come ogni anno a Dicembre, mese ovviamente dedicato ai bilanci di fine anno): eleggere il fiasco calcistico della passata stagione agonistica. E per farlo si ripropone con i partner ormai storici: il portale di notizie sportive Fantacalcio.it, “erede” de facto di Fantagazzetta (dopo l’acquisizione dello storico marchio), la rivista di sport più antica del mondo, il Guerin Sportivo, e quella presente in Edicola da oltre vent’anni, Calcio 2000, fondata da Marino Bartoletti. Senza dimenticare il web con i Delinquenti prestati al mondo del Pallone.
LA GIURIA –
Com’è tradizione, sono dei giornalisti sportivi a selezionare i Candidati che poi saranno “dati in pasto” al pubblico. Ringraziamo per la partecipazione Carmine CASSANDRA (Responsabile Editoriale Fantacalcio.it), Alfredo DE VUONO (Fantacalcio.it), Emanuele GIULIANELLI (Scrittore e Giornalista Freelance, collaboratore con Corriere della Sera, Tribal Football, Sportskeeda, Gazzetta dello Sport e Four Four Two), Xavier JACOBELLI (Direttore di Tuttosport), Giuseppe LEANZA (Fondatore della Testata Fotogiornalistica Scatto.org), Massimo MANEGGIO (Telecronista di Sportcom.tv), Darwin PASTORIN (Giornalista e Scrittore), Matteo POLITANO’ (Panorama.it e Yahoo Sport), Fabrizio PONCIROLI (Direttore di Calcio 2000), Roberto SABATINO (Telecronista di Elevens Sports), Ivan ZAZZARONI (Direttore del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo). A coordinare questo prestigioso parterre, il Blogger Cristian VITALI, ideatore di questa singolare ma decennale competizione.
I CANDIDATI –
La Giuria, pertanto, ha selezionato la Flop Ten da votare. Sul taccuino tanti erano i nomi, giocatori che in teoria avrebbero dovusto spostare gli equilibri, ma, come spesso accade, la pratica non corrisponde alle aspettative. A primeggiare a livello di club è ancora una volta la Roma, nell’era Monchi (e in quella statunitense) foriera di ingaggi poco sensati. Sono ben 4 i giocatori giallorossi (o ex, visto che parliamo soprattutto della scorsa stagione: seguono, con tre Candidati a testa, le compagini milanesi. Curiosamente, scorrendo la lista, troviamo i primi due classificati del Calciobidone dello scorso anno, che evidentemente non hanno che confermato le loro deludenti prestazioni: E’ una Flop Ten particolare, densa di nomi eccellenti e non certo banali: CALHANOGLU e HIGUAIN (Milan), ICARDI (Inter), KALINIC (Roma), NAINGGOLAN (Inter), OLSEN e PASTORE (Roma), PERISIC (Inter), SCHICK (Roma), SUSO (Milan).
VOTA E FAI VOTARE –
Dacci la tua preferenza, scegliendo tra le varie opzioni disponibili: oltre che tramite i nostri Social (Facebook, Twitter e Instagram, è possibile votare attraverso il nostro sito Calciobidoni.it, nonché da quelli del Guerin Sportivo e di Fantacalcio.it, Delinquenti del Pallone! E come da tradizione, potete anche giocarvi il “Jolly”: oltre a comunicarci la vostra preferenza, potete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente nella “Flop Ten”, dando così libero sfogo al vostro pensiero citando un giocatore che è rimasto escluso dai finalisti selezionati dalla Giuria. Colui che riceverà il maggior numero di segnalazioni sarà il successore di Joao Mario (ex Inter, oggi in prestito alla Lokomotiv Mosca).
Il “testimonial involontario” della Locandina di questa Edizione, che da qualche anno è rappresentato da un personaggio italiano proveniente da un’annata da dimenticare, è Filippo Inzaghi, che da allenatore non sta ottenendo propriamente le stesse soddisfazioni viste da bomber dell’area di rigore. Superpippo era tornato su una panchina di Serie A, chiamato dal Bologna, ma le pessime prestazioni e i pochi punti accumulati lo hanno visto ben presto esonerato. Il suo sostituto Mihajlovic ha compiuto un mezzo miracolo, rivitalizzando un gruppo che sembrava abulico e conducendo i felsinei a una tranquilla salvezza. L’appuntamento è a Gennaio con la proclamazione dei vincitori.
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Il Video Ufficiale del Calciobidone 2019
La «Flop Ten»: i Candidati al Calciobidone 2019
In rigoroso ordine alfabetico, ecco a voi i Profili, redatti personalmente da Cristian Vitali, della “Flop Ten”, composta dai 10 Candidati al titolo, appositamente selezionati dalla Giuria. Le descrizioni saranno utili agli utenti per capire le principali motivazioni della loro scelta.
CALHANOGLU (Milan)
«Gioco per la Nazionale e quando lo faccio la politica è da un’altra parte. Giochiamo a pallone, ma siamo al 100% con la nostra Nazione. Anche se comunque non sempre è tutto bello»
Arriva al Milan nell’Estate 2017 dal Leverkusen per 22 milioni di Euro, e prende la prestigiosa maglia 10, chiaro segno delle sue ambizioni. Ma un numero così importante gli pesa parecchio sulle spalle: l’avvio in rossonero è molto difficile, e solo con l’arrivo di Gattuso in panchina migliora le sue prestazioni, ed è grazie a Ringhio che decide di rimanere a Milano. Peccato che, però, il suo apporto positivo si rivela un fuoco di paglia: seppur sia un giocatore dalle indubbie capacità tecniche, si è spesso rivelato poco incisivo in attacco e impreciso in fase di impostazione. In più di un’occasione si è parlato di un suo ritorno in Germania, voci che sembrano trovare una giustificazione del suo rendimento a tinte miste: il Rivera del Bosforo è stato anche fischiato dai suoi tifosi, visto che ha complessivamente deluso le attese. Quegli stessi tifosi che lo avevano prima osannato insieme a Bonucci e poi votato facendolo giungere al terzo posto nel Jolly del Calciobidone 2018, alle spalle di Joao Mario e Howedes. Ciononostante, la fiducia è stata confermata anche da Giampaolo, ma nella gara contro il Genoa è arrivata l’ennesima bocciatura: partito titolare, vaga per il campo senza trovare spunti, mollo e inconcludente; nell’intervallo lo sostituisce Paquetà e la musica cambia. Non lo ha certo aiutato la posizione da esterno ricoperta in più di un’occasione, ma nel complesso sono più le prestazioni deludenti che quelle brillanti. Il saluto militare con la Nazionale turca nella gara contro l’Albania che ha suscitato parecchie polemiche dopo l’occupazione del territorio curdo, non ha fatto altro che peggiorare la sua già offuscata immagine, rovinata anche dal divorzio con la moglie cui aveva consigliato di abortire dopo essere rimasta incinta. E dopo aver detto: «Se ci fosse un bambino come frutto di questo matrimonio, naturalmente assumerei le mie responsabilità». Per molti, il numero 10 più scarso nella storia dei rossoneri.
ALTALENANTE.
HIGUAIN (Milan)
«Una società piena di storia, viene la pelle d’oca a pensare di essere qui. Non sono la stella, conta la squadra. Qui mi hanno voluto tutti, al Chelsea mi voleva solo Sarri»
Come passare in poco più di un anno da idolo assoluto a “latrina”, perdendo (quasi) tutto lo smalto e la verve realizzativa che lo contraddistinguevano. A Napoli avrebbe potuto diventare un vero Re. E invece no, “Giudain” ha voluto a tutti i costi la Juventus (proprio gli odiati rivali): oltre ad inimicarsi definitivamente la tifoseria azzurra, che lo ricopre di improperi, il suo biennio alla Juve, seppur molto positivo in termini di numeri (40 gol solo in campionato) finisce in calando, mancando soprattutto il suo peso in campo internazionale: con l’acquisto di Cristiano Ronaldo iniziano i dissapori, che culminano con la (pianificata?) cessione al Milan in prestito oneroso, a 18 milioni. Ma in rossonero non si vede che una brutta copia di quel terminale offensivo capace di segnare con costante regolarità: in campionato realizza solamente 6 marcature, gioca nettamente al di sotto delle aspettative (tanto da fare più volte panchina in favore di Cutrone) assumendo le sembianze di un giocatore che ha imboccando la strada del tramonto. Deludendo anche a livello di atteggiamento: nervoso, rinunciatario, polemico: tra l’altro, proprio contro la Juventus prima sbaglia un rigore e poi si fa espellere, guadagnandosi il “Tapiro d’Oro”. Il preludio ad un altro defenestramento: a Gennaio il Milan prende Piatek e il Chelsea rileva il prestito dell’argentino. Ma anche in Inghilterra non terminano i suoi mal di pancia: appesantito, con soli 5 gol all’attivo, finisce per non venir riscattato. Prima di scappare a Londra da Maurizio Sarri, il Pipita aveva stabilito peraltro un record personale mancando l’appuntamento con il gol per ben 866 minuti. Torna quindi in bianconero, dove pare tornato a livelli positivi, ma è indubbio che quello appena trascorso sia stato il vero hannus horribilis della sua carriera, dove nulla è andato nel verso giusto. Un po’ troppo il doppio fallimento sull’asse Milano-Londra, per uno come lui.
ATTAPIRATO.
ICARDI (Inter)
«Non può parlare, stasera mi accompagna. Vengono sempre le mogli, stasera è venuto anche lui»
(Wanda Nara)
A 26 anni ha disputato la più brutta stagione della sua carriera, senza ombra di dubbio. Una stagione pesantemente condizionata dalla sua querelle con la Società e lo spogliatoio, cui ha avuto un ruolo di primo piano la compagna-procuratore, Wanda Nara, una che non lascia certo indifferenti, nel bene e nel male. Le partite si sono “giocate” più fuori dal campo, a causa di dichiarazioni forti e scomode, rapporti incrinati, nervi tesi e malumori, che hanno portato l’Inter a togliergli la fascia di Capitano, vivendo da separato in casa nella parte finale di stagione. Poi il reintegro in rosa dopo una mediazione complicata, il rapporto ormai logoro con Spalletti e il ritorno in campo, senza però mai incidere. Senza contare la mancata convocazione in Nazionale per la Coppa America. Specchio di questa condizione il rigore fallito contro l’Empoli nell’ultima gara di campionato e i fischi dei tifosi nerazzurri al momento del cambio: logica una sua cessione, avallata dal nuovo tecnico Conte, anche se la formula del prestito al Paris Saint Germain non fa che rimandare alla prossima Estate il problema. E anche da Parigi continuano a volare bordate, segno che la guerra in atto sarà di difficile risoluzione. Di recente, Wanda ospite a Tiki Taka ha riportato in Italia Maurito, con annesse punzecchiate ben mirate, ma solo per seguire la trasmissione in silenzio dietro le quinte. Insomma, una situazione sempre più stucchevole per una sconfitta sportiva in una vicenda che di sportivo ha dimostrato di non avere proprio nulla.
SCHIZOFRENICO.
KALINIC (Roma)
«Sono molto contento di essere qui, ho già giocato in Serie A e c’è differenza a giocare in Italia. Qui ci sono grandi giocatori come Dzeko che sono 4 anni che gioca sempre bene. Però anche io posso fare bene, vediamo»
Ha vinto (meritatamente) il Calciobidone dello scorso anno. Come diretta conseguenza del suo flop in rossonero, il Milan lo ha gentilmente spedito all’estero, destinazione Atletico Madrid (stappando lo champagne alla sua partenza). Non appena atterrato in Spagna non ha mancato di inviare frecciatine al veleno alla sua ex squadra, che gli si sono ritorte contro: anche lì viene presto bocciato, giocando con poca continuità e realizzando solamente 4 reti complessive. La cura Simeone non ha sortito gli effetti sperati, e allora in Estate torna in Italia, alla Roma, in prestito (oneroso) ed opzione di acquisto a 9 milioni. L’esordio da titolare contro il Wolsfburg è impietoso, la Gazzetta sentenzia: “Non inquadra mai la porta. Dzeko è un’altra cosa”. Nella gara contro la Samp in campionato, sua terza apparizione in maglia giallorossa, ha rimediato la frattura del perone, con conseguenti due mesi di stop. E pensare che alla presentazione, tra le tante solite parole di entusiasmo, disse anche “Voglio stare senza infortuni”. Petrachi lo ha preso come vice Dzeko, per sostituire in quel ruolo un certo Patrick Schick. Che è stato a sua volta il suo “vice” nella classifica del Calciobidone 2018, conquistando la seconda piazza. Il cerchio si è quindi virtualmente chiuso.
AVARIATO.
NAINGGOLAN (Inter)
«Voglio vincere, non l’ho mai fatto in carriera. Ritrovo un allenatore con cui mi sono trovato molto bene. Si possono ottenere risultati e al più presto possibile vincere qualcosa»
L’annata nerazzurra è stata un fallimento per tutti. Per il giocatore belga, condizionato dagli infortuni e da alcuni comportamenti non proprio irreprensibili; per Spalletti, che puntava su di lui memore del rendimento in giallorosso. Ma soprattutto per la Società, che lo ha acquistato per circa 30 milioni (24 più Santon e Zaniolo) e dopo un solo anno si è ritrovata a metterlo alla porta, non rientrando nei piani del nuovo tecnico Conte, e “costretta” in pratica a parcheggiarlo gratuitamente a Cagliari, pagandogli buona parte dell’ingaggio. In tutto ciò si è fregata le mani la Roma, perché oltre al conguaglio, ha guadagnato un giocatore dalle forti prospettive (Zaniolo). Troppe sono le ombre che hanno accompagnato l’acquisto più costoso dell’Estate nerazzurra: ha dato l’impressione di un giocatore perso dentro i fatti suoi, ben poco coinvolto nel gioco di squadra – proprio lui che avrebbe dovuto rappresentarne un fulcro importante – e che dopo aver segnato al Bologna, in Champions al PSG e al Genoa, da Novembre 2018 non ha più contribuito a nessuna rete dell’Inter, nemmeno come assist-man. Senza dimenticare l’episodio di Dicembre, quando con la sua denuncia di clonazione dei codici del suo libretto degli assegni, si è scoperto che frequentava con certa costanza il Casinò di Montecarlo, e uno degli assegni clonati doveva servire a ripianare una perdita di ben 150.000 Euro. Insomma, a Milano giunse in pratica un Ninja senza armi: a conti fatti, la spada l’ha lasciata a Roma e ha portato ad Appiano Gentile solo la parte peggiore di Radja.
IRRICONOSCIBILE.
OLSEN (Roma)
«Sono molto felice ed entusiasta. È un grande onore per me arrivare alla Roma. È un grande passo per la mia carriera»
In passato il calcio italiano in più di qualche occasione ha messo in pratica una curiosa forma di scouting: se le nostre squadre, nelle competizioni europee ed internazionali, vengono messe in difficoltà da alcune formazioni non irresistibili – al punto tale, in certe situazioni, addirittura superiori al punto tale da “mandarci a casa” – i principali interpreti della mirabolante impresa vengono subito portati in Italia. Come se si fosse improvvisamente trovato il fenomeno finora nascosto. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, la scelta non si è rivelata felice: si pensi, ad esempio, agli svedesi del Rosemborg Jesper Blomqvist e Andreas Andersson, reclutati dal Milan con scarsi risultati, oppure, andando ancora un po’ più indietro nel tempo, un certo Aaltonen, che con il suo semisconosciuto Turku eliminò l’Inter dalla UEFA: Pellegrini lo comprò parcheggiandolo al Bologna. Ecco, forse è questo anche il caso di Olsen, il portiere svedese che ha affrontato la Nazionale di Ventura nel doppio confronto di qualificazione per i Mondiali, che ha sancito la nostra clamorosa esclusione. Olsen, per la verità, non fece il fenomeno, ma il caso volle che la scelta della pesante eredità di Alisson alla Roma cadde proprio su di lui, versando ben 8,5 milioni nelle casse del Copenaghen. Ma la stagione giallorossa è stata parecchio tribolata, anche a causa di diverse “papere” del suo portiere, che ha accusato un vistoso calo di rendimento. Non è un caso che Ranieri, subentrato a Di Francesco, nel finale di stagione decide di accantonarlo per ripescare dalla naftalina il secondo, Antonio Mirante. Con risultati decisamente migliori.
SUPERATO.
PASTORE (Roma)
«Sono qui per far vedere chi sono, non quello degli ultimi due anni. Al PSG ho vinto 19 titoli, ma lì gioca chi deve giocare, e se la concorrenza è di gente come Neymar c’è poco da fare. Ma adesso sono qui e ne sono felice»
Dimenticate il giocatore cresciuto a Palermo e diventato grande al Paris Saint-Germain, dove ha vinto tutti i trofei (nazionali) che poteva vincere. Una volta giunto a Parigi Neymar, la sua “stella” si offusca e la cessione arriva per oltre 24 milioni, versati dalla Roma, nell’Estate 2018. Avrebbe dovuto essere un gran colpo di mercato, e invece si è rivelato discontinuo e per nulla decisivo, divenendo, in breve, uno dei principali flop del mercato estivo condotto dall’ex D.S. Monchi, che ha portato nella Capitale diversi giocatori non funzionali al progetto e non adatti per l’ex allenatore Eusebio Di Francesco, con cui Pastore ha avuto un rapporto conflittuale che non lo ha di certo aiutato. Reinvestire i soldi ottenuti dalla cessione di Radja Nainggolan su di lui non ha avuto nessuno degli effetti sperati. C’è stata qualche giocata da fuoriclasse puro, si pensi ai gol di tacco contro Atalanta e Frosinone, ma è ben poca cosa: El Flaco non è riuscito ad adattarsi al modulo del mister ed è apparso peraltro un lontano parente del giocatore che abbiamo ammirato a Palermo; solamente 3 reti ed 1 misero assist in 14 presenze lo bocciano senza appello.
ESCLUSO.
PERISIC (Inter)
«Dopo la finale del Mondiale ho avuto pochi giorni per recuperare. Quando tornai a Milano iniziai praticamente subito con le partite ufficiali, quindi ho avuto una serie di alti e bassi. Penso sia normale»
Tipico calciatore che divide la Piazza, o lo si odia o lo si ama. Per lui quattro stagioni a Milano complessivamente positive in termini di numeri, ma sta di fatto che è stato anche l’uomo delle (lunghe) pause, spesso quasi inspiegabili e indubbiamente irritanti. Non si discute talento e contributo alla causa, ma le sue ormai proverbiali fasi “letargiche” sono spesso durate anche un paio di mesi, durante le quali la sua latitanza ha pesato non poco. Insomma, è stato l’uomo del “vorrei ma non posso”, o del “potrei ma non voglio”. Con Conte si pensava che avrebbe avuto un rilancio nello scacchiere nerazzurro, e invece è arrivata una sonora bocciatura, probabilmente accelerata dalla sua richiesta di cessione a Gennaio: “Stiamo lavorando ma le risposte di Perisic non sono positive. Non penso sia adatto per fare il ruolo che gli chiedo”, ha detto in Estate il nuovo allenatore; il croato non lo ha convinto né nel ruolo di esterno di centrocampo, e neppure come attaccante. E quindi, anche per lui (come Icardi), è arrivata una cessione: finisce al Bayern per 5 milioni per il prestito oneroso e 25 per un eventuale riscatto. Cifre non proprio esorbitanti, che lo bollano come uno dei più grandi rimpianti della storia recente dell’Inter, a causa della sua indubbia mancanza di continuità. Il suo trend negativo lo si è visto anche dal video emozionale mostrato agli azionisti per celebrare l’annata nerazzurra: del croato non c’è alcuna traccia.
SPOCCHIOSO.
SCHICK (Roma)
«Spero di potermi trasferire tra qualche anno in un club ancora migliore, dove sarò pagato ancora meglio, è una motivazione che mi ha sempre aiutato molto. Dove? Non credo di poter andare molto più in alto di così. Ma forse restano un paio di club. Diciamo Real Madrid, Barcellona o Manchester United»
Lo scorso anno solo Kalinic, peraltro surclassandolo, gli ha “strappato” il titolo di Calciobidone, risultando quindi comunque un flop vivamente sentito, importante. Ma se il giocatore ceco, pagato oltre 40 milioni, non rese come da aspettative, segnando appena 2 reti nel 2017-2018, e mettendo a sua discolpa un periodo di ambientamento in una piazza difficile come Roma, anche la stagione 2018-2019 si è rivelata fallimentare, visto che nello stesso numero di partite, ha realizzato solo un gol in più. Con Di Francesco conosce per questo spesso la panchina, a causa di parecchie prestazioni inconcludenti ed errori a raffica a fronte di qualche timida gara generosa, ma con poco ritorno. E pensare che gli era stato anche assegnato un mental coach per assisterlo soprattutto psicologicamente, visto che ha ammesso di non sopportare la pressione dei tifosi capitolini, notoriamente difficile da affrontare. E se il primo passo per ritrovare un po’ di serenità è stato chiedere alla fidanzata di sposarlo, per contrappasso è arrivata la separazione dalla Roma, che ha preferito, dopo due stagioni con un rendimento ben al di sotto delle attese, cederlo in prestito oneroso con diritto di riscatto al Lipsia. Preludio ad un futuro divorzio dai giallorossi, che difficilmente permetterà loro di recuperare l’ingente cifra spesa due estati fa.
IRRECUPERABILE.
SUSO (Milan)
«Mi sento importante e nella mia testa c’è la voglia di restare al Milan a lungo. Penso di aver dimostrato la mia crescita, ma voglio migliorare ancora molto»
E’ diventato la croce e del delizia del Milan. Lo spagnolo Suso pian piano si è preso sulle spalle la squadra rossonera, da anni – in coincidenza con il disimpegno di Berlusconi – non più fortemente competitiva, risultando uno degli elementi di maggior talento. Tuttavia, la sua esperienza a Milano è stata condizionata da prestazioni altalenanti, che ne hanno frenato una possibile impennata nelle prestazioni. Lo scorso anno iniziò bene con reti ed assist, poi la sua quotazione si è bruscamente arrestata, anche a causa della pubalgia. E quest’anno non è andata meglio! Nella nuova posizione confezionata per lui da Giampaolo, è sembrato più un peso che un aiuto: pochi spunti e tanto, troppo anonimato in un ruolo invece importante, che dovrebbe innescare le punte e dirigere il reparto offensivo. Sembra avere le qualità, ma appare come il bravo studente che “potrebbe fare di più”, vista anche la sua tendenza a tenere troppo la palla e ritardare conseguentemente la giocata. La realtà è che in molti hanno provato a cambiargli ruolo per fargli fare il salto di qualità: esterno, trequartista, anche mezzala, ma a quanto pare la sua dimensione resta quella della “semplice” ala destra. Un mancato adattamento che potrebbe frenarne il proprio margine di maturità, facendolo diventare un incompiuto, uno che, come ipotizzato da Tuttosport, “non sarà mai leader” e che ha spesso medie voto terribili. Quel che è certo è che ha ormai abituato i propri tifosi a periodici cali di rendimento, che stanno però stancando i tifosi (si pensi all’Hashtag #SusoOut), consci che lo spagnolo potrebbe non essere il giocatore di talento giusto per reggere sulle proprie spalle il “peso” di una rinascita rossonera che tarda ad arrivare.
DISCONTINUO.
ALBO D’ORO «CALCIOBIDONE» — Periodo dal 2009 al 2018 —