Calciobidone 2018, si torna a votare per il decimo anno!
Edizione celebrativa per il grande sondaggio deputato a proclamare il bidone straniero dell’anno. Nella Flop Ten due calciatori a testa per Roma e Milan
Ebbene si: siamo ormai giunti alla 10^ Edizione del Calciobidone, che per chi ancora non lo sapesse è il sondaggio finalizzato ad eleggere il calciatore straniero più deludente (in gergo, il “bidone”) tra quelli che militano o che hanno militato nella scorsa stagione in un club della massima serie. Un gioco, ma che tra le righe ha una sua precisa serietà. Non a caso il sondaggio è frutto di una partnership con alcune “testate” giornalistiche di carattere nazionale o comunque di una certa caratura: il portale di notizie sportive specializzato nel Fantacalcio, Fantagazzetta, la rivista di sport più antica del mondo, il Guerin Sportivo, e quella sulle Edicole da oltre vent’anni, Calcio 2000, fondata da Marino Bartoletti. Senza dimenticare gli amici dei Delinquenti prestati al mondo del Pallone.
IL PARTERRE SELEZIONATORE –
Quale tutela di massima regolarità e competenza nella scelta dei candidati al titolo, una Giuria composta da diversi nomi, tutti giornalisti del settore, alcuni dei quali molto noti: si pensi a Xavier JACOBELLI (Direttore di Tuttosport), Darwin PASTORIN (Giornalista e Scrittore) e Ivan ZAZZARONI (Direttore del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo), che ringraziamo particolarmente per la cortese disponibilità. Ma a completare la lista (che comprende anche le quote rosa) ci sono anche Sabine BERTAGNA (Fcinternews.it), Alfredo DE VUONO (Fantagazzetta.com), Emanuele GIULIANELLI (Scrittore e Giornalista Freelance, collaboratore con Corriere della Sera, Tribal Football, Sportskeeda, Gazzetta dello Sport e Four Four Two), Giuseppe LEANZA (Fondatore della Testata Fotogiornalistica Scatto.org), Matteo POLITANO’ (Panorama.it e Yahoo Sport), Fabrizio PONCIROLI (Direttore di Calcio 2000), Claudia RACIOPPI (Fantagazzetta.com), Fabiola RIETI (Conduttrice di Roma TV), Roberto SABATINO (Telecronista di Elevens Sports). Oltre, ovviamente, allo scrivente, Cristian VITALI, ideatore di questa singolare competizione.
TUTTI I POSSIBILI VINCITORI –
Eccoci al punto più importante della votazione, e cioè i nomi dei Candidati al titolo. Stranamente l’Inter, abituata a “primeggiare” in questa particolare classifica, è presente con un solo “rappresentante” dei propri colori. Due invece, i giocatori del Milan, sintomo di una stagione storta, e uno (e mezzo, potremmo dire) per la Roma. Questa Edizione possiamo considerarla particolarmente “ricca”, perchè abbiamo due Candidati i cui acquisti rappresentano la spesa più alta sostenuta nella storia del loro club per il loro ingaggio. Detto ciò, l’erede della grande delusione Gabigol, presentato senza mezzi termini come il nuovo Ronaldo (il Fenomeno, però) esattamente vent’anni dopo, sarà uno tra i seguenti: ARISTOTELES (Crotone), ARMENTEROS (Benevento), DALBERT (Inter), DANILO (Udinese/Bologna), DEFREL (Roma/Sampdoria), KALINIC (Milan), NIANG (Torino), PJACA (Fiorentina), SCHICK (Roma), Andrè SILVA (Milan). Leccatevi i baffi.
VOTA E FAI VOTARE –
Dacci la tua preferenza, scegliendo tra le varie opzioni disponibili: oltre che tramite i nostri Social (Facebook, Twitter e Instagram, novità di quest'anno), è possibile votare attraverso il nostro sito Calciobidoni.it, nonché da quelli del Guerin Sportivo e di Fantagazzetta, Delinquenti del Pallone e Sportellate.it! E come da tradizione ormai consolidata, potete anche giocarvi il “Jolly”: oltre a comunicarci la vostra preferenza, potete suggerire un ulteriore calciatore straniero non presente nella “Flop Ten”, dando così libero sfogo al vostro pensiero citando un giocatore che è rimasto escluso dai finalisti. Colui che riceverà il maggior numero di segnalazioni sarà il successore di Pjaca, lo scorso anno il nome maggiormente segnalato dai nostri internauti, che quest’anno è stato “promosso” tra i Candidati “ufficiali”: prima a causa della sua (breve) militanza alla Juventus, adesso per non esser riuscito a diventare il leader della Fiorentina. Ma ha ancora tempo per cercare di riscattarsi.
L’involontario “testimonial” della Locandina di quest’anno, che per contrappasso vede solitamente rappresentare un personaggio italiano proveniente da un’annata da brivido, è il discusso Leonardo Bonucci, rientrato alla Juve dopo un annus horribilis al Milan, del quale ne divenne immediatamente Capitano ma senza convincere, tanto da rinunciare al progetto e fare un passo indietro dopo appena una stagione. Tornerà ad essere quello di prima (con uno Scudetto in meno rispetto ai compagni che ha ritrovato in bianconero)? Chiudete un attimo gli occhi e pensate solo che «I guai non finiscono mai»!
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18/12/2018 (Young Radio | Sport In Condotta – Spreaker)
Secondo Intervento telefonico del 2018 nel corso della trasmissione «Sport In Condotta» del 18 Dicembre 2018, condotta da Nicholas Passoni. Si parla ancora della 10^ Edizione del concorso e Cristian Vitali risponde alle domande del conduttore.
04/12/2018 (Young Radio | Sport In Condotta – Spreaker)
Intervento telefonico nel corso della trasmissione «Sport In Condotta» del 4 Dicembre 2018, condotta da Roberto Sabatino. Viene presentata la 10^ Edizione del concorso, tutti i Candidati al titolo e Cristian Vitali risponde alle domande via SMS degli ascoltatori.
La «Flop Ten»: i Candidati al Calciobidone 2018
In rigoroso ordine alfabetico, ecco a voi i Profili, redatti da Cristian Vitali, della “Flop Ten”, composta dai 10 Candidati al titolo, appositamente selezionati dalla Giuria.
ARISTOTELES (Crotone)
«Felice di essere al Crotone, so che sarà un’esperienza dura e impegnativa, ma sono pronto a dare il massimo»
Con un nome del genere non potevamo lasciarci scappare l’occasione di citarlo. Ancor più dal momento in cui, a differenza del brasiliano “cinematografico” della Longobarda, il suo apporto in campo è stato praticamente nullo. La notizia del suo acquisto ha naturalmente scatenato una ridda di commenti ironici, visto che il suo nome è stato subito associato alla disastrata squadra di Oronzo Canà, protagonista del film “L’Allenatore nel Pallone”, diventato in breve tempo un cult, ricordato da tutti. Nella realtà, il padre lo chiamò così perché, in quanto appassionato di filosofia, diede ai figli nomi attinenti la cultura greca: Andromeda, Zeus, Socrates e, appunto, Aristoteles, con quella “s” finale che tanto sa di brasileiro anni ottanta. Ma Hermes Aristóteles Romero Espinoza, nome completo del centrocampista acquistato dal Crotone, è invece venezuelano, e se i calabresi non sono la Longobarda, anche lui non è riuscito ad emulare le gesta del suo “illustre” omonimo, giocando pochissimo e non riuscendo a contribuire far salvare la squadra rossoblu dalla retrocessione come invece accadde al fittizio club del film di Lino Banfi, letteralmente trascinato dai gol del suo centravanti. Dopo pochi mesi di anonimato, infatti, il centrocampista vinotinto a Febbraio è stato ceduto in prestito in Slovenia. Il paragone tra lui e il suo più famoso alter ego resta impietoso. Sognà! Sognà! E speriamo che domenica vuoi segnà! Magà! Magà! Figurante.
ARMENTEROS (Benevento)
«Volevo fare un’esperienza come questa. È chiaro, non sono in un top club ma spero di fare la differenza»
Chi? Un nome, il suo, di primo acchito arrembante (Kristian Samuel Armenteros Nunez Jansson), che potrebbe appartenere a un rivoluzionario sudamericano (come Che Guevara), pronto a tutto pur di difendere i propri ideali. Ma di quest’impressione di azzeccato non c’è neppure la provenienza, visto che è uno svedese di origini cubane, difficile da vedere in giro per Stoccolma o a l’Avana ed ancor più raro da trovare rispetto ad un Ibrahimovic (ma solo per la mescolanza delle proprie origini). Eppure la dirigenza del Benevento, forse colpita proprio da questo aspetto, è riuscita a pescare il ragazzo in Olanda complice il suo exploit nell’ultima annata disputata in Eredivisie (con 19 reti) per la cifra di 2 milioni di Euro. Ma nella disastrosa stagione dei sanniti, non è riuscito a lasciar traccia di sé, realizzando appena una rete al Sassuolo, peraltro ininfluente ai fini del risultato. Già a febbraio, visti i risultati, non rientra nei piani di Mister De Zerbi e passa a giocare in prestito al Portland Timbers, nel campionato degli Stati Uniti. Ibra è lontano anni luce…
Pittoresco.
DALBERT (Inter)
«L’Inter per me è stata una grande rampa di lancio. È stata la più grande fortuna della mia vita»
Non poteva mancare l’Inter nella ormai consueta rassegna dei flop, che conferma la sua “maledizione” nella fascia sinistra. Dalbert Henrique arriva nell’estate del 2017 per quasi 28 milioni di Euro, non certo bruscolini, dopo una lunga trattativa con il Nizza portata avanti da Ausilio e Sabatini: tanta è stata la convinzione nel volerlo portare a Milano, che l’indicazione di Spalletti di ingaggiare Kolarov (in uscita dal Manchester City a prezzo di saldo) è stata praticamente ignorata. Potenzialmente considerato un colpo di calciomercato, diventa invece lentamente un oggetto misterioso: nelle gerarchie di Spalletti retrocede fino a diventare la riserva di Santon, Nagatomo e pure di D’Ambrosio. Ha avuto notevoli problemi di ambientamento, tanto che il mister nerazzurro non lo ha mai considerato pronto e le poche volte che entra in campo i fatti sembrano dar ragione a Spalletti.
Maledetto.
DANILO (Udinese/Bologna)
«Ero fuori rosa a Udine ma ero io a voler venire qui: il Bologna non è la mia ultima scelta»
Come “buttare” tanti anni spesi in uno stesso club in poco tempo. Il brasiliano Danilo Larangeira arriva a Udine nel 2011 e la sua è una esperienza praticamente sempre in crescendo, tanto da diventare una sorta di bandiera dei friulani. Ma proprio quando viene scelto come nuovo Capitano dei bianconeri a causa del ritiro del grande Totò Di Natale, in casa si “rompe” qualcosa. Invece di responsabilizzarlo, la decisione lo cambia, e non in meglio: dice di non essere interessato alla fascia, battibecca con i tifosi, in allenamento si rende nervoso commettendo brutti falli ai danni di alcuni suoi compagni. Come conseguenza, al termine della scorsa stagione lascia l’Udinese non senza qualche strascico polemico con la famiglia Pozzo (e non solo con loro). Un vero peccato ed anche uno spreco, per uno che sembrava potesse diventare un uomo-simbolo del club dopo ben sette anni trascorsi a Udine. A 34 anni finisce al Bologna in prestito con obbligo di riscatto.
Sciagurato.
DEFREL (Roma/Sampdoria)
«In testa avevo soltanto questa maglia. Ogni anno punto a segnare una rete in più della stagione precedente»
Stiamo parlando, senza ombra di dubbio, del classico giocatore capace di far anche bene in squadre di media-piccola caratura ma che, al momento del passaggio in un club di maggior livello, inevitabilmente cambia tutto, e le buone qualità improvvisamente spariscono, anche perché ti ritrovi catapultato in un contesto molto più grande di te. In più Defrel è giunto a Roma più che altro perché fedele “scudiero” di Mister Di Francesco: è stato infatti lui a volerlo, probabilmente più per le sue probabili doti di confidente del tecnico abruzzese, allo scopo di avere il polso della situazione dello spogliatoio. Ma il buon Eusebio non ha fatto bene i suoi conti, e il suo pupillo, già non propriamente eccellente, in giallorosso si è dimostrato una fugace (ed annunciata) meteora. Per giustificare la sua presenza nella rosa giallorossa il tecnico ha provato a testarlo sia come esterno d’attacco che come punta, ma è risultato spaesato e decisamente poco incisivo. La spesa di 5 milioni per il presto e 15 per il riscatto è apparsa fin da subito ai più decisamente esagerata. Non a caso l’investimento non ha dato i suoi frutti, visto che in 13 apparizioni in campionato ha realizzato solo un gol (e su rigore!) nella difesa colabrodo del Benevento, all’Olimpico. Girato alla Sampdoria, in un contesto con meno pressioni e ben gestito, ha fornito buone prove. Ma che non si azzardasse a provare nuovamente a cambiare dimensione.
Camaleonte.
KALINIC (Milan)
«Il numero di Shevchenko? Un grande giocatore, io devo imparare e giocare. Sheva è un idolo»
Proveniva da un biennio molto positivo alla Fiorentina, sembrava pertanto il centravanti perfetto per risollevare le sorti dell’attacco rossonero, proseguendo il suo percorso di crescita, fortemente caldeggiato da Montella che lo aveva allenato proprio a Firenze. Non a caso i 25 milioni di Euro versati nelle casse viola sembravano un buon investimento. Ma già la scelta del numero 7, appartenuto ad un certo Shevchenko, non è stata di buon auspicio. Dopo alcune buone prove e una splendida doppietta rifilata all’Udinese, entra in crisi, si estranea completamente dal gioco e l’emergente Cutrone lo surclassa in men che non si dica, grazie anche alle sue pessime prove con Benevento, Juventus e Napoli. Realizza la miseria di 6 reti; seppur sia giusto riconoscere che non è una prima punta da 20 gol a stagione, bensì un attaccante capace di proteggere la palla e far salire la squadra, purtroppo in rossonero non è riuscito neppure in questo, diventando quasi un peso morto. Ciliegina sulla torta? Nella finale di Coppa Italia (stra)persa contro la Juventus, contraddistinta da due papere di Donnarumma, chiude la gara regalando la rete del 4-0 rendendosi protagonista di una goffa autorete: da un cross dei bianconeri rende vana l’uscita di Gigio deviandolo di testa nella propria porta. Una scena emblematica, simbolo della sua pessima stagione, condizionata anche da un Campionato del Mondo da dimenticare (visto che fu cacciato dal C.T. della Croazia per essersi rifiutato di entrare in campo nella gara di esordio contro la Nigeria). Finisce all’Atletico Madrid, dove non disdegna lanciare frecciate ai rossoneri.
Ingrato.
NIANG (Torino)
«Entravo in campo per divertirmi e mi riuscivano giocate niente male. Poi hanno cominciato a conoscermi e non è stato più così»
Genio (poco) e sregolatezza (che non manca). Su questo basti pensare che nel 2012, fermato dai Vigili Urbani di Milano alla guida di un’auto, ancora minorenne e quindi del tutto sprovvisto di patente, pensò bene di spacciarsi per il compagno di squadra Bakaye Traoré. Due anni dopo, alla guida della sua Ferrari, provocò un incidente stradale a Montpellier. Potenzialmente fortissimo, paragonato da alcuni ad Henry, è molto agile e veloce e può ricoprire tutti i ruoli in attacco. Ma in quel Milan faticò a trovare spazio, fu mandato in prestito, tornò, si rivelò per quello che era, cioè discontinuo e poco affidabile, litigò con Montella, fu ceduto al Toro, voluto fortemente da Mihajlovic che lo allenò al Milan, tanto che i 14 milioni spesi per il suo cartellino lo fecero diventare il giocatore più costoso nella storia granata. Soldi spesi maluccio: anche al Toro si rivela non solo altalenante nelle sue prestazioni, spesso impalpabili, ma anche poco prolifico, con appena 4 reti al suo attivo. Finisce in prestito in Francia: sarà difficile riuscire ad evitare una minusvalenza, visto che nessuno si è detto disposto ad acquistarlo a titolo definitivo. Nel 2013 al Milan Umberto Gandini si dimenticò di inserirlo nella Lista UEFA per la fase finale della Champions. Probabilmente fu un avviso divino.
Indesiderato.
PJACA (Fiorentina)
«Per me è un onore indossare questa maglia. Darò tutto per far vedere agli altri che mi merito di indossarla»
Lo scorso anno il croato, benché sia poi diventato vicecampione del mondo, si è “guadagnato” a suon di voti il Jolly del Calciobidone 2017, il flop secondo il parere dei tifosi, a causa della sua “magra” annata alla Juventus. Andò quindi in prestito allo Shalke 04, ma anche in Germania giocò pochissimo. Ciononostante, in Estate è diventato l’oggetto del desiderio della Fiorentina, che lo ha corteggiato a lungo riuscendo a convincerlo della bontà della destinazione: Firenze sarebbe stato, non solo simbolicamente (si pensi alla proverbiale rivalità tra i due club), il luogo ideale per riscattare l’opaca stagione in bianconero. Ma in questo primo scorcio di stagione i tifosi viola invece di veder brillare il suo gioiello più prezioso, hanno avuto a che fare con una luce fioca ed intermittente. Il suo rendimento, in un contesto dove, a differenza di Torino, partiva titolare, è stato ben al di sotto delle aspettative, con al suo attivo solo una rete (alla Spal). Da un tipo con le sue qualità non basta la buona prestazione (che comunque latita), serve quella da leader, del giocatore capace di fare la differenza. Sul piatto della bilancia a pesare contro il giocatore sembrano essere soprattutto una condizione fisica approssimativa e l’intesa tattica con i compagni. Senza contare Pioli, che recentemente lo ha escluso dai titolari per due gare di fila, l’ultima per un “contrattempo” (parole del tecnico). Che poi la Società chiarisce come «malessere intestinale». Insomma, tutto in linea con le prestazioni “da mal di pancia” del croato, che deve assolutamente fare di più se vuole evitare di essere ancora catalogato come flop.
Insufficiente.
SCHICK (Roma)
«Io il dieci alla Roma? È il 10 è di Totti, nessuno sarà mai come Francesco Totti, ne esiste uno solo, io sono Schick»
Da perfetto sconosciuto è autore di una splendida stagione alla Samp: la gloria lo porta forse a confondergli le idee e a frastornarlo, visto che tra giugno e luglio dello scorso anno la Juve, dopo le visite mediche rinuncia al suo acquisto (forse la proverbiale lungimiranza bianconera ha colpito ancora). Il ceco cede quindi alle lusinghe della Roma (per nulla intimorita dal dietrofont delle Zebre) che fa di tutto per ingaggiarlo, in prestito con diritto di riscatto per una cifra folle, che supera i 40 milioni di Euro, facendolo diventare l’acquisto più costoso nella storia del club. Sbarca pertanto in giallorosso travolto dall’entusiasmo della piazza che crede di avere al proprio cospetto un nuovo bomber di razza. Per carità, il talento non si discute, ma con il passare delle giornate scema del tutto la fiducia in lui, visto che sembra tutt’altro giocatore, tutto fumo e poco costrutto. Subito falcidiato da una miriade di problemi fisici, sorgono seri dubbi sulla sua effettiva integrità. Quando finalmente si mette a disposizione del mister, sia in campionato che in Champions non riesce a ritagliarsi uno spazio in campo; Di Francesco finisce per considerarlo come la riserva di Dzeko, e i gol in campionato saranno appena due. Un fiasco completo, determinato anche dall’impietoso paragone con Salah, che è stato venduto praticamente allo stesso prezzo.
Smarrito.
Andrè SILVA (Milan)
«Ho sperimentato tanti sport diversi, poi ho scelto il calcio perché è lo sport di tutti, e poi era più facile da giocare a scuola»
E’ stato un investimento importante, considerato come tale da dirigenza e allenatore. Andrè Silva non a caso è stato pagato al Porto ben 35 milioni di Euro, per una cifra del genere e la sua giovane età le aspettative dei tifosi erano altissime. Ma il centravanti portoghese, come il suo compagno di reparto Kalinic, si rivela una enorme delusione. L’impatto con il calcio italiano è impietoso, la sua stagione d’esordio in Serie A si conclude con la miseria di due gol realizzati in 24 presenze, un vero flop. La situazione in Europa League sembra un pelo migliore ma di certo non può bastare per salvare un’intera stagione. Probabilmente andava aspettato, ma al Milan di questi tempi la calma non è virtù facilmente reperibile, visti i risultati altalenanti e non all’altezza del blasone della storia del Diavolo. E allora, fulminea è stata la sua cessione in Spagna, dove torna invece a segnare. Il tempo ci dirà se sarà un rimpianto oppure un giocatore da dimenticare il prima possibile.
Indefinito.
ALBO D'ORO «CALCIOBIDONE» — Periodo dal 2009 al 2017 —