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Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.
Il debole (romanzato) del paffuto brasiliano per l’appetitosa cucina bolognese
01/03/2014
di Cristian Vitali
Premetto: siamo nel campo della leggenda più pura. Protagonista è Geovani Silva, realmente acquistato dal Bologna nel 1989. Ma la verità più brutta è che il brasiliano soffriva dal 2007 di una rara forma di polineuropatia, che rischiava di tenerlo bloccato a vita su di una sedia a rotelle. Il buon Emanuele Giulianelli lo ha recentemente intervistato e ha scoperto, con gran gioia di tutti quanti, che da quella terribile malattia ne è completamente guarito. Ed è così rimasto impressionato dal capoluogo emiliano, che non solo ha partecipato alla festa per il Centenario del Bologna, avvenuto nel 2009, ma si è anche proposto di collaborare con la società. Ma noi continuiamo il nostro lavoro, teso a raccogliere aneddoti, curiosità e soprattutto, leggende metropolitane che si raccontano sui giocatori stranieri sbarcati, a vario titolo, nella nostra penisola calcistica, con ironia, per spezzare i veleni del calcio di oggi.
Ebbene, l’esperienza del brasiliano Geovani a Bologna ha lasciato memorie contrastanti. C’è chi lo ricorda con affetto, forse anche per la triste vicenda umana di cui è stato involontario protagonista e da cui, fortunatamente, pare essere uscito, ma molti rimarcano che all’epoca avrebbe dovuto far fare il salto di qualità ai rossoblu, dove invece la sua luce brillò solo a sprazzi. Sembrava che Corioni avesse azzeccato l’acquisto: trequartista forse un pò fragilino ma dotato di classe sopraffina, grandissima visione di gioco, una precisione e una potenza di tiro che contrastava con il suo aspetto paffutello (per certi versi somigliante al fratello di Maradona, Hugo). Sembrava davvero il tassello ideale per completare una squadra che poteva contare su (ex) campioni del calibro di Bruno Giordano, Antonio Cabrini, Massimo Bonini, in via di pensionamento... Senza contare che proveniva da una delle migliori squadre brasiliane, il Vasco Da Gama, e si era affermato anche con la Selecao. Ma, come raccontano le leggende, Geovani divenne tortellino-dipendente. I fatti: la dirigenza gli concesse l’uso di un appartamento nel centro storico di Bologna, in Via Santa Margherita (in realtà lui preferì una villa che era più vicina a Modena che non a Bologna, con il risultato di fare spesso tardi agli allenamenti, c’è chi dice che si perdeva spesso nel viaggio...), senza sapere che nello stesso pianerottolo abitava una sorta di pusher, il cui nome era Orianna. Ma contrariamente a quanto si possa pensare, non spacciava hashish o marijuana, exstasy o cocaina, bensì... tortellini. Fatti in casa, realizzati con uova fresche, prosciutto di Parma di prima scelta, carni bovine da allevamenti controllati, parmigiano reggiano di primissima qualità. Una miscela micidiale che può renderti dipendente quanto e più di una droga. E Geovani ebbe modo di conoscerli e di non poterne più fare a meno.
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