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La ricetta bolognese del tecnico: “bidoni” e champagne
21/03/2010
di Cristian Vitali
Nel suo piccolo, pur non essendo riuscito ad affermarsi completamente nel grande calcio, Gigi Maifredi è comunque riuscito a diventare un personaggio unico nel suo genere, che in ogni caso è entrato di diritto nella storia del Bologna. Prima di approdare nel capoluogo emiliano riuscì a farsi notare in squadre minori del bresciano, conseguendo buoni risultati praticando un gioco particolarmente convincente, a tratti spettacolare. Il suo calcio, veloce e dinamico, fu presto battezzato “calcio champagne” proprio perché “effervescente” e “spumeggiante” come il famoso spumante francese ed anche perché, prima di diventare allenatore, aveva lavorato come rappresentante per un’azienda produttrice di spumanti. Luigi Corioni, che aveva rilevato il club felsineo, se lo portò con sé, scelta che si rivelerà vincente. Il Bologna, infatti, centra la A al primo tentativo, con una “rosa” formata da giocatori di modesta levatura. Sembrava quindi che il “Gigione” fosse anche un ottimo motivatore, tant’è che divenne in breve uno dei protagonisti della nouvelle vague degli allenatori italiani, profeti del gioco a zona e fautori di un calcio estremamente offensivo. Maifredi era riuscito a trasformare degli anonimi mestieranti in calciatori veri e propri, basti pensare allo sconosciuto portiere Cusin, al bolso Renato Villa che sotto le due Torri divenne “mitico” entrando nella leggenda, ai centrocampisti Monza e Stringara o al bomber Marronaro. Quasi tutti giocatori che, lasciata Bologna, tornarono inesorabilmente nell’anonimato. E così succederà anche a lui. Una volta lasciato il club felsineo, che fu il trampolino di lancio per la Juventus, infilò la strada del declino, inanellando forse la più clamorosa serie di esoneri nella storia mondiale del calcio. Infatti fu assunto e quindi successivamente esonerato da Bologna (minestra riscaldata), Genoa, Venezia, Brescia – dopo aver perso ben sei gare su sei – Pescara, Esperance (in Tunisia) e Albacete (in Spagna). Nel 2000 occupò la panchina della Reggiana in C1, l’ultima della sua carriera. Ma anche a Reggio non poté sottrarsi al suo destino. A quel punto decise di ritirarsi per fare l’istrionico in televisione, alla trasmissione “Quelli che il Calcio”. Nel mezzo di tutti i suoi fallimenti, ne spicca uno in particolare. Nei due anni in cui Maifredi guidò il Bologna nella massima Serie, pur conseguendo ottimi risultati, l’elenco degli stranieri fu il seguente: Demol, Aaltonen e Rubio nel primo, Iliev, Geovani e Waas nel secondo. Difficilmente si sarebbero potuti mettere insieme tanti brocchi in una volta sola. Noblesse oblige.
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