Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

Nome e Cognome:

Mario Almeida Ribeiro Jardel


Luogo di Nascita:

Fortaleza (Brasile)


Data di Nascita:

18/09/1973


Ruolo:

Attaccante


Posizione:

Centravanti


Squadre:

Ancona

Voto al Bidone:

9,5


In una parola:

Ingrassato



Mario Jardel


Arrivò in Italia grasso e impacciato, ombra di se stesso


12/03/2006

di Cristian Vitali

«Lardel»
(Ancona-Roma 2003/04)

Striscione dei supporter biancorossi che, con un gioco di parole, irridono il centravanti portoghese Mario Jardel, giunto ad Ancona parecchio sovrappeso.
«Finalmente in Italia. 10 anni fa dovevo venire al Milan ma poi è sfumato tutto. Ho accettato l’Ancona perché so quanto la società e il Presidente Pieroni credono in me. Questa squadra può ancora salvarsi»
(Mario Jardel, attaccante Ancona | «Corriere Adriatico», 19/01/2004)

Fino a qualche stagione fa non passava estate in cui il nome di Mario Jardel non finisse nel mirino dei principali club italiani. Pare che ci fosse andata particolarmente vicina la Juve, ma sembra che le caratteristiche tecniche dell’attaccante brasiliano non soddisfacessero le esigenze di Lippi. In realtà era considerato uno dei migliori attaccanti del calcio europeo, non fosse altro perché era il più prolifico di tutti: anche per questo si era guadagnato l’appellativo di “Supermario”. Eppure per molti addetti ai lavori, il suo successo dipendeva più dalla scarsa qualità del campionato in cui militava (quello portoghese) che dalla sua innegabile abilità sotto porta. Di sicuro il fattore estetico non lo aiutava di fronte agli occhi degli operatori di mercato, che da lui si aspettavano dribbling, velocità, scatto fulminante, e venivano invece prontamente ricambiati con un’immobilità quasi irritante in mezzo all’area ed un piede spigoloso e non troppo preciso. A tutto questo, però, Jardel ha sempre sapientemente sopperito con una valanga di gol, soprattutto di testa, grazie ad una favolosa elevazione. Un fiuto per il gol che ha regalato tante soddisfazioni ai tifosi del Porto a metà anni 90, ma una tecnica rozza e per niente sudamericana che non gli ha mai permesso di accedere ai grandi club europei.

«Questa volta l’Italia l’ho presa e non la mollo più»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, nel giorno della presentazione)
«Ho voglia di dimostrare che Jardel è sempre Jardel, quello che ha vinto due volte la Scarpa d’Oro, che ha battuto il Real Madrid nella Supercoppa Europea, che ha tutto per poter stare qui, da voi»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, nel giorno della presentazione)
Ironia della sorte è approdato al campionato italiano nel momento più triste della sua carriera, in una squadra (l’Ancona) che dall’inizio del campionato aveva già cambiato tre allenatori (Menichini, Sonetti e Galeone) e che pur essendo ormai spacciata si aspettava da lui una miracolosa salvezza a suon di gol. A titolo esemplificativo riporto i giudizi espressi da «La Repubblica» in occasione delle gare contro il Milan a Gennaio (Voto 5: centravanti di indubbia tecnica, per ora centravanti di peso) e la Roma a Febbraio (Voto 5: il pubblico lo fischia per 82’. Lento, impacciato, a tratti dà l’impressione di essere un ex). Nonostante le ottime stagioni al Porto, stranamente per lui le offerte latitavano, e finì così a giocare in Turchia, al Galatasaray. Ventidue gol in ventiquattro presenze e pubblico turco in visibilio per il loro nuovo eroe. Nell’estate del 2000 lo Sporting Lisbona riesce, attraverso un incredibile marchingegno di scambi di giocatori, a portarlo di nuovo in Portogallo: sarà la stagione più bella della sua carriera, con una media gol da togliere il fiato. Oltre a ben figurare in Coppa Uefa (eliminato dal Milan) vincerà Campionato, Coppa di Portogallo e l’ambita Scarpa d’Oro. Poche settimane dopo inizierà per lui un lungo calvario: il divorzio dalla moglie, una famosa showgirl brasiliana, lo getterà in una crisi depressiva fortissima, aggravata dalla lotta per l’affidamento dei figli e dalle ineleganti dichiarazioni della consorte. L’eroe del momento catapultò così nella polvere. Non rientrò dal Brasile, lo Sporting minacciò di rescindere il contratto, cercando nel frattempo un acquirente (invano) per un calciatore diventato improvvisamente scomodo (Espanyol e Betis cercarono di ingaggiarlo ma non erano disposte a pagarne il prezzo del cartellino). Nessuna clinica riesce a curarlo, rimane a Lisbona ma sarà una stagione da dimenticare. Svalutato, finisce a lottare per la salvezza in Premier League al Bolton: non gioca e non segna e dopo meno di sei mesi il matrimonio finisce, complice la provvidenziale offerta dell’Ancona, che lo acquista con la formula del prestito con diritto di riscatto.
«Lasciatemi fare gol, salvare l’Ancona, e allora qualcuno arriverà a richiedermi. Io ci credo ancora a una grande italiana»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, nel giorno della presentazione)
«Ho qualche chilo da smaltire, ma presto vedrete il vero Jardel»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, alla vigilia della gara di San Siro contro il Milan)
Il giorno della presentazione, il 19 Gennaio 2004, è una tristezza unica: è alto quasi un metro novanta ma l’altezza non basta a mascherare una forma scadentissima (sembrava che si fosse nascosto il pallone sotto la maglietta). L’inizio è tragicomico: viene presentato in occasione di Ancona-Perugia. Prima della gara vuole salutare i tifosi e si dirige sotto la curva. Purtroppo (complice una similitudine cromatica) è quella occupata dai tifosi del Perugia e il Team Manager dell’Ancona Gianluca Petrachi (ex giocatore di entrambe le squadre) è costretto a ricondurlo di fronte ai suoi veri tifosi. Ha la sfortuna di esordire contro il Milan capolista nella domenica in cui viene “silurato” Sonetti: è pesante, corre poco e come se non bastasse il suo compagno di reparto (Grabbi) si infortuna dopo appena venti minuti. Un giornalista raccontò così la sua prestazione: «Stendiamo un velo di silenzio in rispetto di quello che è stato». Dopo appena 3 presenze, il 29 Marzo la società marchigiana, disperata dalle sue prestazioni, decide di rescindere il contratto e lo rispedisce al Bolton. E’ ormai alla frutta: nel Gennaio del 2007 tenta la disperata carta del campionato di Cipro, ma è un mezzo fisco; la stagione seguente strappa un ingaggio in Australia, dove però non riesce a segnare e nell’estate del 2008 torna in Brasile. E’ il caso di dire che in Italia l’ex grande “Supermario” si mangiava i gol invece di segnarli, vista la sua pancia strabordante.


«I problemi psicologici sono superati: andrò in campo deciso»
(Mario Jardel, attaccante Ancona | «la Repubblica», 19/01/2004)

«Jardel ha uno stile troppo poco brasiliano per giocare in nazionale»
(Vanderlei Luxemburgo, C.T. Brasile)

«Il campionato portoghese gli va ormai stretto. Jardel è maturo per cimentarsi in Spagna e Inghilterra, dove il gioco è egualmente aperto, ma anche in Italia poichè la sua stazza atletica lo garantisce nei frequenti contatti in area di rigore»
(Eusebio Da Silva Ferreira)

«Non chiedetemi quanti gol farò, per carità. Voglio solo farvi capire chi sono e vincere lo scudetto dei piccoli: la salvezza dell’Ancona»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, nel giorno della presentazione)

«Fortissimo questo Milan, ma il calcio è tale perche’ ci sta tutto, perchè anche i piccoli possono vincere. E perchè io, da San Siro, ne esco sempre con qualcosa di buono: probabilmente quello stadio mi porta bene, o forse è lo stesso Milan a donarmi questo effetto»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, alla vigilia di Milan-Ancona 5-0)

«Se l’Empoli riesce a vincere a San Siro contro l’Inter perché l’Ancona non può farcela contro il Milan? Tutto è possibile nel calcio, tutto. Il futebol è “loco”, pazzo»
(Mario Jardel, attaccante Ancona, alla vigilia di Milan-Ancona 5-0, che determinò l’esonero di mister Sonetti)

«Devo perdere almeno tre chili per andare in forma, lo farò nella prossima settimana»
(Mario Jardel, attaccante Ancona)

«Jardel ha bisogno di allenarsi, e lo farà sia nel giorno della partita, sia lunedì. Ho bisogno di giocatori in condizione e spero che Jardel sia pronto per la partita di Modena»
(Giovanni Galeone, allenatore Ancona, prima di Ancona-Lecce 0-2, gara d’esordio in panchina dopo l’esonero di Sonetti)

«Diciamo che non era in condizione, non poteva giocare e lo sapeva anche lui. Se si fosse lamentato gli avrei fatto vedere le cassette di quando era al Porto. Sta trovando la forma: diventerà prezioso»
(Giovanni Galeone, allenatore Ancona, dopo Modena-Ancona 2-1)

Stagione Squadra Presenze Reti
1993-95 Vasco da Gama 15 3
1995-96 Gremio 13 10
1996-00 Porto 125 130
2000-01 Galatasaray 24 22
2001-03 Sporting Lisbona 49 53
2003-04 Bolton Wanderers 7 -
Gen. 04 Ancona 3 -
2004-05 Newell's Old Boys 3 -
Gen. 05 Alavès (B) - -
Gen. 06 Goias 4 1
2006-07 Beira Mar 12 3
Gen. 07 Anorthosis 7 3
2007-08 Newcastle Jets 11 -
2008-09 Criciuma 17 6
Gen. 09 Ferroviario 9 2
2009-10 America
Gen. 10 Flamengo 3 -
2010-11 Cerno More Varna 8 1
Nov. 10 Rio Negro
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