Al Saadi Gheddafi
Terzogenito del famoso leader libico, e calciatore per hobby
03/09/2013
di Cristian Vitali
«Saadi for President»
(2003/04)
Simpatico striscione dei tifosi perugini che inneggiano il giocatore libico, ironizzando però allo stesso tempo sul suo status di figlio del leader di Stato della Libia.
«In Libia ho giocato con due squadre, l’equivalente della Roma e della Lazio per il vostro campionato. Indossavo il numero nove e poi il dieci, il 19 rappresenta un ricordo di entrambe»
(Al Saadi Gheddafi, centrocampista Perugia | «La Repubblica», 30/06/2003)
Al Saadi è il terzo figlio del Colonnello Muammar Gheddafi, il non troppo compianto ex capo di stato libico. Sin da giovane il rampollo di cotanto padre pare non interessato al “lavoro” paterno, tanto è vero che coltiva altri interessi, primo tra tutti il calcio: infatti intraprende la carriera da calciatore professionista (o quasi). Oltre a questo, è anche stato Presidente della Federazione calcistica libica nonchè Capitano della Nazionale del suo paese. Ma non ai tempi in cui il compianto “Professor” Scoglio sedeva sulla panchina della Libia, visto che, detto per inciso, non lo calcolava affatto: «Non amo subire i ricatti di nessuno», era solito dire il tecnico di Lipari, sempre fermo nelle sue decisioni. Inoltre, Al Saadi è stato azionista al 7% della Juventus e al 33% della Triestina; a suo tempo, ha anche stipulato un accordo pluriennale di collaborazione commerciale con la Lazio. Ma i legami con il calcio nostrano non finiscono qui, anzi: è stato il primo calciatore libico a giocare in Serie A e, probabilmente, primo figlio di un capo di Stato a mettere piede nella massima Serie. Infatti, dopo aver militato per anni nelle principali squadre del suo Paese, è passato nel 2003 al Perugia del “vulcanico” Presidente Luciano Gaucci. Una scommessa. Non è certo per soldi che ha intavolato questa trattativa, tant’è che il proprio ingaggio lo avrebbe devoluto in beneficenza. La cerimonia di benvenuto nel nostro campionato è un vero e proprio evento. Gaucci ci tiene a fare bella figura. Cerca di curare ogni particolare. A Torre Alfina, nel castello del 1200, nulla è lasciato al caso. All’esterno, il perimetro della mega abitazione è ricoperto di divieti di sosta per tutta la giornata. Gli invitati alla cerimonia per la presentazione di Gheddafi Jr sono 500. Tra loro, il sindaco di Perugia, il questore e il prefetto del capoluogo umbro e l’ambasciatore della Libia presso la Santa Sede. C’è pure Franco Sensi, presidente della Roma e intimo amico di Gaucci. All’una, 80 invitati selezionatissimi, prenderanno parte ad un pranzo con il nuovo acquisto dei Grifoni. Per gli altri 420, invece, è a disposizione un buffet freddo nei giardini del castello. A vigilare su tutto, 50 tra poliziotti e carabinieri, che controlleranno tutti gli invitati, inclusi fotografi e giornalisti, sia all’ingresso che all’uscita. In più, Saadi, si presenta con 30 guardie del corpo personali che provvedono alla sua sicurezza. Il figlio del Colonnello arriva in mattinata con un volo privato dalla Sardegna. Camicia scura, solita barbetta incolta e rada ed occhiali alla moda (di allora). Una volta in villa, riceve dalle mani del gaudente Gaucci, la maglia del Perugia con il numero 19. Il contratto che firma è di un anno. Le sue prime parole da neo-perugino: «Mi piace giocare in attacco, dietro le punte». Dopo aver realizzato una doppietta nella goleada (12-0) durante il ritiro di Folgaria contro i dilettanti della Virtus Bassano, con la maglia dei grifoni ha giocato soltanto una partita ufficiale, ma che partita! All’ultima giornata di campionato al “Curi”, quando i biancorossi hanno battuto per 1-0 la Juventus di cui Saadi è socio e tifoso. Certo che interrogarsi sulle reali capacità tecnico-atletiche dell’ennesimo straniero pescato da Gaucci diventerebbe persino stucchevole. Saadi in campo c’è stato appena per un quarto d’ora e non ha certo brillato. Ma neanche sfigurato, tutto sommato. Anche se, contro la Juve di quei tempi, avrebbe fatto bella figura anche il classico vecchietto del Bar. La stagione successiva, sempre tesserato per gli umbri, pur non avendo mai giocato (è stato presente soltanto in panchina nella quinta di campionato, in Perugia-Reggina e poi in un Perugia-Cesena di Coppa Italia), è stato trovato positivo al Nandrolone. Quasi un record! Ovvia la squalifica, che gli ha impedito (eufemismo) di giocare nel resto della stagione.
«Con questa operazione entreremo nella storia del calcio»
(Luciano Gaucci, Presidente Perugia | «Sky Sport»)
«Sarà determinante Cosmi, negli ultimi anni è riuscito a migliorare giocatori che arrivavano dai dilettanti. Farà lo stesso con Gheddafi»
(Luciano Gaucci, Presidente Perugia | «La Repubblica», 22/06/2003)
Riporto integralmente, perchè ne vale veramente la pena, un articolo apparso sul Quotidiano «La Repubblica» il 29 Ottobre 2003, poichè ogni singola parola, dalla prima all’ultima (titolo compreso), è decisamente emblematica circa le caratteristiche del giocatore, dentro e (soprattutto) fuori dal campo. L’articolo è titolato ironicamente “Quando rischia di esordire Gheddafi Junionr non c’è mai”:
«Nemmeno stavolta vedremo Saadi Al Gheddafi. Ha annunciato di voler rimanere in Libia, per un indispensabile stage della nazionale. “Peccato - si è rammaricato Serse Cosmi, non si sa quanto sincero - stavolta avrebbe potuto esordire, ma ci ha chiesto di poter tornare giovedì (domani, N.D.R.) e noi lo abbiamo accontentato”. Meno impegnativo di così sarà difficile, d’ora in avanti: Coppa Italia, il Cesena come avversario, un 2-1 all’andata che spiana il cammino per la qualificazione. Invece no, ci sarà spazio per Genevier e Alioui, Ciarlora e Turchi, Nastos e Tardioli, ma per Gheddafi no, a meno che non decida all’ultimo momento di prendere un aereo e presentarsi al “Curi”. Già all’andata non doveva esserci (mal di schiena), poi il Perugia il giorno della partita annunciò che erano risolti i problemi di tesseramento e lui andò in panchina, col codazzo delle guardie del corpo: rimase a guardare, Cosmi spiegò che aveva chiesto di non giocare perché “non è nelle migliori condizioni”. Poi un paio di panchine, con la Reggina il 5 ottobre, col Bologna il 19, e la rinuncia alla partita con Sao Tome e Principe - qualificazioni africane - per rimanere a disposizione del Perugia. Il figlio del Colonnello, giorno dopo giorno, si scontra con la durezza del calcio italiano, e la sensazione è che la resa sia vicina. Cosmi non risponde più a domande che lo riguardano, il suo addetto stampa si è dimesso, il Perugia fa catenaccio e nega informazioni sull’illustre calciatore. La vita italiana di Gheddafi Junior invece procede a gonfie vele. Nessuna traccia delle amarezze del campo, delle sgambate in allenamento che non portano da nessuna parte. La comitiva Gheddafi, quarantadue esponenti tra familiari, amici, guardie del corpo, ha preso alloggio in un hotel di lusso al centro della città, al modico prezzo di 300.000 Euro al mese. Seguendo i ritmi degli allenamenti del Perugia ma anche le delizie dello chef. Con una succosa aragosta si può dimenticare la crudezza della Serie A».
«Con Gheddafi ci eravamo già parlati, mi ha fatto un’ottima impressione anche in campo»
(Serse Cosmi, allenatore Perugia | «La Repubblica», 02/07/2003)
«Sono stanco di tutti questi allenamenti, senza mai poter scendere in campo»
(Al Saadi Gheddafi, centrocampista Perugia | «La Repubblica», 10/01/2004)
Dopo esser stato vicino al Livorno nel 2004 (lo voleva Spinelli per via dei rapporti di tipo commerciale che il Presidente degli amaranto aveva con la Libia fin dal 1975), nel 2006 Cosmi passa ad allenare l’Udinese e non si sa perché porta con sé il libico, che con la maglia bianconera non fece molto meglio di quanto fatto in biancorosso: in ogni modo
riuscì a comparire quantomeno in una puntata di “90° Minuto” visto che, quasi incredibilmente, un suo tiro impegnò severamente il portiere Chimenti in un Udinese-Cagliari. Poi di lui non si seppe più nulla, finché nel mercato di riparazione di Gennaio 2007 si accasa nientemeno che alla Sampdoria. Che forse, pian piano, di anno in anno, il giocatore libico punti ad un club di vertice? Niente di tutto questo: infatti non stupì più di tanto l’accostamento del libico con la squadra di Garrone visto che proprio pochi mesi prima si parlava dell’acquisto della Tamoil (di proprietà dei libici) da parte della Erg (della famiglia Garrone) per circa 3 miliardi di Euro. Una scelta d’immagine più che tecnica, avallata dal Presidente Garrone, grande regista dell’operazione. Ovviamente, le sue prestazioni calcistiche passano in secondo piano: infatti, non gioca mai e se ne perdono le tracce. Tanto per cambiare.
«Questi calciatori quando vedono i soldi perdono la testa. Prendano esempio da Gheddafi, un uomo eccezionale per i sacrifici che fa, malgrado una statistica lo collochi fra i cinque uomini più ricchi del mondo. Eppure si sacrifica e lavora come un matto. Lo facessero gli altri che vogliono diventare signori, quando lui signore già è»
(Luciano Gaucci, Presidente Perugia | «Sky Sport»)
«Sono convinto che sarà riabilitato, c’è stata mancanza di rispetto nei confronti di Al Saadi: ci sono giocatori che giocano venti partite e non vengono mai sorteggiati, e poi c’è Gheddafi: una partita, in panchina peraltro, e viene pure sorteggiato. Ci vuole rispetto, questa è la verità»
(Luciano Gaucci, Presidente Perugia | «La Repubblica», 09/11/2003)
AGGIORNAMENTI —
Avendo altri interessi oltre al calcio, dopo aver lasciato l’Italia (e il calcio stesso), tornerà in Libia, dove continua ad occuparsi degli affari di famiglia. Riprende a fare l’ingegnere a tempo pieno: si occupa di petrolio e di cinema. Nel 2009 fonda la «World Navigator Entertainment», Società di produzione nel campo del cinema, e particolarmente di film western. Nel luglio dello stesso anno è divenuto il principale finanziatore della «Natural Selection», altra casa di produzione cinematografica fondata a Los Angeles. Ma la sua parabola, così come quella della dinastia Gheddafi, si conclude nel 2011 durante la guerra civile librica, che costò la vita al padre, e ad altri componenti della sua famiglia. Riesce a fuggire in Niger, e su di lui pende un mandato di cattura diffuso attraverso l’Interpol, per appropriazione indebita con l’uso della forza e intimidazione armata quando guidava la Federcalcio libica. Il 6 marzo 2014 è stato estradato in Libia. Pochi mesi dopo, nel maggio del 2015, va a processo con l’accusa di omicidio per aver ucciso nel 2006 il calciatore libico Bashir Al-Riani, e per questo motivo finisce in carcere a Tripoli.
«So che il campionato italiano è uno dei più difficili del mondo, ma vi assicuro che in Africa si giocano anche partite più dure. Mio padre è d’accordo con questa scelta. Ed ora, Insciallah (se Dio vuole), vedremo»
(Al Saadi Gheddafi, centrocampista Perugia | «La Repubblica», 30/06/2003)
«E’ un ragazzo timido, molto distante dall’immagine un pò ambigua che certi rotocalchi hanno dato di lui. E evidente che questa sua disavventura provochi parecchio rumore, chiamarsi Gheddafi fa da enorme cassa di risonanza»
(Franco Scoglio | «La Repubblica», 06/11/2003)
«Ha i colpi. La visione di gioco è eccellente e la tecnica individuale buona, il suo limite evidente è nella poca dinamicità e nella scarsa adattabilità ad un calcio come quello moderno che si gioca tutto in velocità»
(Franco Scoglio | «La Repubblica», 06/11/2003)
Stagione |
Squadra |
Presenze |
Reti |
1998-01 |
Al Ahly |
|
|
2001-03 |
Al Ittihad |
74 |
3 |
2003-04 |
Perugia |
1 |
- |
2004-05 |
Perugia (B) |
- |
- |
2005-06 |
Udinese |
1 |
- |
2006-07 |
Inattivo |
|
|
Gen. 07 |
Sampdoria |
- |
- |