Martin Dahlin
Un cannoniere svedese “colored” dalle polveri bagnate
06/10/2008
di Cristian Vitali
«E’ l’attaccante svedese più forte»
(Tommy Svensson, Commissario Tecnico Svezia)
Caso più unico che raro di calciatore svedese colored – il padre è di origine venezuelana – esordì da professionista con la maglia del Malmoe nel 1987. Resta in Patria fino al 1991, quando si accorge di lui il Borussia Monchengladbach (pronuncia mencenglabach), e lo porta in Bundesliga, torneo che contraddistinguerà maggiormente la sua carriera e dove meglio si esprimerà. Fu a lungo osservato e seguito dagli addetti di mercato della Roma - dopo esser stato opzionato nel 1988 dalla Fiorentina - che lo avevano ammirato anche ai Mondiali in Usa dove aveva favorevolmente impressionato da assoluto protagonista: era il centravanti titolare della Nazionale svedese (con cui gioca complessivamente 60 gare e mette a segno 29 centri) e aveva disputato delle gare eccezionali, segnando la bellezza di 4 reti nella competizione. L’anno precedente (1993) era anche stato nominato miglior giocatore svedese. Insomma, in breve tempo, grazie anche ai 50 gol realizzati in Germania, diventa un oggetto del desiderio: Dahlin quindi, alla scadenza del suo contratto con i tedeschi si accorda segretamente con la Juventus. Tuttavia, i dirigenti del Borussia furono lungimiranti: per non far valere un’opzione sul rinnovo di un altro anno del contratto del giocatore, chiedono in cambio ai bianconeri una forte somma. Quella vecchia volpe di Moggi capisce che non ne vale la pena e molla tutto.
«La concorrenza non sarà un problema. Non ho problemi di adattamento tattico»
(Martin Dahlin, attaccante Roma)
«E' il frutto di una relazione tra un colored e una svedese»
(Gianni Cerqueti, telecronista RAI)
I dirigenti della Roma non credono ai propri occhi quando si trovano la strada libera verso Dahlin, e si buttano a capofitto nell’operazione del suo acquisto: accettano le condizioni dei tedeschi e lo portano nella Capitale. La Roma lo strappò sul filo di lana alla Fiorentina, aggiungendo ad un reparto di assoluto valore – costituito da Balbo, che segnava sempre in doppia cifra, Fonseca, che era nel periodo migliore della sua carriera e il “pupetto” Totti – un altro prezioso elemento. Così si pensava; invece,
complice anche un infortunio ad un ginocchio, vede il campo solo in tre misere occasioni, facendo veramente pena. In giallorosso si intravide la brutta figura di quel giocatore ammirato ai Mondiali: sempre imbronciato, sin dal primo giorno di ritiro, lento, goffo ed impacciato, una leggenda metropolitana racconta addirittura che i compagni di squadra si fecero dire da Thern, suo connazionale, delle parolacce in svedese pur di insultarlo. Curiosamente, subito dopo il suo ingaggio da parte dei giallorossi abbe un curioso incidente nel corso di una trasmissione televisiva: il giocatore partecipò ad un programma simile a «Giochi senza frontiere» e guidando un overcraft a terra è finito contro un albero. Nell’incidente Dahlin ha sbattuto i genitali contro lo sterzo ed è poi rimasto a terra, soccorso dai medici per un quarto d’ora. Nessuna conseguenza grave, visto che già nella giornata seguente sarebbe stato a Roma per la presentazione ufficiale della squadra giallorossa. Un episodio che, a posteriori, ha agito come presagio, vale a dire come un calcio ai genitali dei supporters della Roma. Il tecnico di allora Carlos Bianchi lo accantona ben presto e lui si lamenta, chiedendo subito al suo procuratore una nuova sistemazione. Sensi, resosi conto del “Bidone”, a Gennaio cerca di sbolognarlo: lo vuole il Napoli, ma offre solo 3 Miliardi, mentre lui ne vuole 5, e quindi alla fine accetta di rimandarlo al mittente, in prestito fino alla fine della stagione, e per la stessa somma sborsata per il suo acquisto: in pratica, un rimborso per merce difettata. Al termine della stessa, però, ha fatto terra bruciata intorno a sé: il rapporto con la società si deteriora irreversibilmente quindi, disperato, accetterebbe di buon grado un ritorno in Italia dove però, rimasti scottati, non pensano minimamente a lui. Finisce quindi al Blackburn Rovers (per 5 Miliardi di Lire), con la pesante eredità di Shearer, appena passato al Newcaste: impietoso. Segna solo 4 reti, poi torna in Gemania nell’Amburgo, dove gioca solo qualche partita senza segnare. Sfiduciato, prende allora la decisione di chiudere con il calcio giocato, ad appena 30 anni.
AGGIORNAMENTI —
La scelta di ritirarsi prematuramente si rivelerà vincente, visto che il meglio di sé lo darà da quel momento in poi: fonda la “Martin Dahlin Management”, una sorta di “GEA” londinese, una Società che si occupa di gestire gli interessi di molti calciatori europei a livello internazionale. Ha sorpreso tutti: come procuratore si è dimostrato ben più astuto e concreto rispetto a quando giocava con la palla al piede.
Stagione |
Squadra |
Presenze |
Reti |
1987-91 |
Malmoe |
87 |
45 |
1991-96 |
Monchengladbach |
106 |
50 |
1996-97 |
Roma |
3 |
- |
Gen. 97 |
Monchengladbach |
19 |
10 |
1997-98 |
Blackburn |
27 |
4 |
1998-99 |
Hamburger SV |
8 |
- |