Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

Nome e Cognome:

Peter Artner


Luogo di Nascita:

Vienna (Austria)


Data di Nascita:

20/05/1966


Ruolo:

Centrocampista


Posizione:

Regista


Squadra:

Foggia

Voto al Bidone:

8


In una parola:

Aspirato



Peter Artner


Il metronomo austriaco che da turbo divenne... aspirato


06/03/2024

di Cristian Vitali

«Sono venuto in Italia per tentare una nuova esperienza in un calcio di grande livello»
(Peter Artner, centrocampista Foggia | «Gazzetta dello Sport», 23/08/1997)

Dopo qualche giorno dal suo arrivo a Foggia, così scrisse Sergio Gavardi sulla «Gazzetta dello Sport»: «Tatticamente, è un play di centrocampo che sa dare geometrie e profondità alla manovra. In Austria si è meritato il soprannome di “Turbo”, per il ritmo che contrassegna le sue prestazioni. Artner vuole subito ambientarsi ed ha capito di dover apprendere al più presto la nostra lingua. Durante il ritiro, appena fuori dal campo, prendeva una cuffia ed ascoltava le lezioni d’italiano». Il “Turbo” in questione era Peter Artner, centrocampista, mediano o regista, con all’attivo ben 4 Scudetti austriaci (2 col Salisburgo, oggi Red Bull, e 2 con l’Austria Vienna) e 3 Supercoppe, e oltre 50 presenze con la maglia della Nazionale dell’Austria, che nel 1989 fu vicinissimo alla Cremonese. Un bel colpo, per il Foggia reduce da un anonimo campionato di Serie B, dopo una bruciante retrocessione dalla A. Fautore del suo arrivo in Puglia il consulente tecnico Giovanni Galli, che pescò quello che poteva sembrare un buon jolly, il cui periodo al Salisburgo fu il più felice: l’apice della sua carriera furono sicuramente la doppia finale di Coppa Uefa (entrambe perse) contro l’Inter nel 1994; fu suo il doppio palo con Zenga battuto nel ritorno a San Siro. Dopodiché la sua chioma, fino a qual momento riccioluta e fluente, scomparve definitivamente proprio quell’anno, dietro le pressanti insistenze della compagna di radersi, visto a causa dei tanti riccioli non poteva ammirare il suo viso. Una vera innamorata! Sembrava quindi un ottimo acquisto per il centrocampo del Foggia, il reparto – ritenuto dagli addetti ai lavori – più esperto e capace, il cui fulcro doveva per l’appunto essere costituito dal navigato austriaco, che andava ad affiancare Federico Bettoni, ex Fiorentina, e l’ex Genoa e Torino Valeriano Fiorin. Artner, peraltro, fin dai tempi di Salisburgo era stato chiamato anche “tosaerba vivente” dall’allenatore Gustl Starek, nonchè “Lepre Duracell” e “Polmone di cavallo” dai tifosi. Tutti “biglietti da visita” che sottolineavano la sua intraprendenza e velocità in campo. Un vero peccato, però, che queste sue peculiarità siano tramontate, guarda il caso, dopo essersi tagliato i capelli, decidendo così, suo malgrado, di sfoggiare una capigliatura più anonima. Non sarà un caso che anche la successiva esperienza in Spagna all’Hercules fu negativa, a causa di un infortunio al bacino.

«Mi stimola l’idea di poter diventare l’uomo guida del Foggia»
(Peter Artner – centrocampista Foggia | «Gazzetta dello Sport», 23/08/1997)
Eppure nel precampionato Artner sembra far fede al suo soprannome più famoso, decisamente compiacente: si susseguono infatti commenti positivi al termine delle consuete amichevoli estive: in una gara contro il Gualdo viene così giudicato: «L’innesto dell’austriaco Artner rendeva più geometrico e compatto il reparto centrale. Veniva così attenuata la scarsa predisposizione ad innescare il gioco d’attacco della fase iniziale». Anche contro una Rappresentativa Altoatesina Artner convinse: utilizzato nella ripresa, sembrava aver dimostrato di poter assumere il ruolo di guida del gioco. Ma il “Turbo” riuscì a diventare problematico alla stessa velocità con la quale riuscì inizialmente a convincere. Al positivo impatto iniziale seguirono, infatti, alcune prestazioni ben poco convincenti da parte del numero 8 rossonero: dopo l’Estate era ancora presto per parlare di bocciature ma non ci furono dubbi che per lui l’adattamento sia stato più che difficile, aggravato poi da una polemica nata a distanza col tecnico Mimmo Caso che lo accusava di essere “statico come un paracarro”. Una critica trasformata in lezione con l’esclusione dalla formazione titolare. Lo strappo poi si ricucirà, e nella gara contro la Fidelis Andria, la sua prima da titolare, in cabina di regia in coppia con Bettoni, farà anche un figurone. Peccato che poi scivolerà, sempre repentinamente, nell’anonimato, non riuscendo a contribuire alla causa rossonera come la sua carriera avrebbe lasciato intendere, finendo per dare ragione ai giudizi del suo allenatore. E anche la squadra subirà un’involuzione che la porterà addirittura ad una brutta retrocessione, dividendo questo triste destino con le altre meteore Vukoja e Axeldal del reparto avanzato. Fu una stagione tribolata, con varie contestazioni dei tifosi al seguito di alcune sconfitte; lo stesso Galli fu spesso sul banco degli imputati e fu invitato ad andarsene. Peter, infatti, privo dei suoi riccioli portafortuna, a quel suo esordio promettente seguì una serie di prestazioni anonime (10 in tutto), che lo porteranno a lasciare prematuramente l’Italia.
Terminerà la carriera nel 2001 con il St. Polten, un’esperienza che ancora oggi non ama ricordare, perché assolutamente negativa, preferendo poi uscire dal mondo del calcio dopo essere stato per due anni agente di calciatori (avendo conseguito la Licenza UEFA). Anche l’avventura in Puglia non è ricordata positivamente da Artner, come ebbe a dire in un’Intervista del 2015 rilasciata al portale austriaco Derstandard.at: «Il presidente era fuori dal mondo, la squadra ha dovuto allenarsi a 200 chilometri da Foggia per motivi di sicurezza, perché i tifosi erano arrivati a picchiare alcuni giocatori e preso d’assalto lo spogliatoio». Dal 2008 progetta e produce in proprio una serie di bicchieri di alta qualità con l’azienda che porta il suo nome, l’Artner Glass Edition (www.artner.or.at). Come ha avuto modo di dire: «Il vetro è qualcosa di bello, fragile ed elegante. Un buon vino ha diritto a un bel bicchiere. E’ vero e consentito anche il contrario, se non addirittura obbligatorio». Proviamo a trasporre questa frase alla sua carriera...

«Devo dire che nella mia carriera sono stato quasi sempre abbastanza fortunato, perché ho giocato per club che lottavano per il titolo. Ma il momento migliore in assoluto è stato sicuramente il periodo a Salisburgo, quando un’intera ondata di euforia ha attraversato tutto il paese, visto che tenemmo il passo con i più grandi club d’Europa. Nella Champions League 94/95 abbiamo totalizzato nella fase a gironi lo stesso numero di punti di Ajax e Milan, ma non siamo andati avanti per differenza reti. E l’Ajax ha poi vinto il titolo...»
(Peter Artner | «Spielermagazin.at», 05/01/2017)

Stagione Squadra Presenze Reti
1984-86 Austria Vienna 6 -
1986-87 Wien FC 20 1
1987-93 Admira Wacker 187 23
1993-96 Salisburgo 82 7
1996-97 Hercules Alicante 13 -
1997-98 Foggia (B) 10 -
1998-01 Sankt Polten 97 3
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