Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.
Peter Artner
Vienna (Austria)
20/05/1966
Centrocampista
Regista
Foggia
8
Aspirato
Il metronomo austriaco che da turbo divenne... aspirato
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Dopo qualche giorno dal suo arrivo a Foggia, così scrisse Sergio Gavardi sulla «Gazzetta dello Sport»: «Tatticamente, è un play di centrocampo che sa dare geometrie e profondità alla manovra. In Austria si è meritato il soprannome di “Turbo”, per il ritmo che contrassegna le sue prestazioni. Artner vuole subito ambientarsi ed ha capito di dover apprendere al più presto la nostra lingua. Durante il ritiro, appena fuori dal campo, prendeva una cuffia ed ascoltava le lezioni d’italiano». Il “Turbo” in questione era Peter Artner, centrocampista, mediano o regista, con all’attivo ben 4 Scudetti austriaci (2 col Salisburgo, oggi Red Bull, e 2 con l’Austria Vienna) e 3 Supercoppe, e oltre 50 presenze con la maglia della Nazionale dell’Austria, che nel 1989 fu vicinissimo alla Cremonese. Un bel colpo, per il Foggia reduce da un anonimo campionato di Serie B, dopo una bruciante retrocessione dalla A. Fautore del suo arrivo in Puglia il consulente tecnico Giovanni Galli, che pescò quello che poteva sembrare un buon jolly, il cui periodo al Salisburgo fu il più felice: l’apice della sua carriera furono sicuramente la doppia finale di Coppa Uefa (entrambe perse) contro l’Inter nel 1994; fu suo il doppio palo con Zenga battuto nel ritorno a San Siro. Dopodiché la sua chioma, fino a qual momento riccioluta e fluente, scomparve definitivamente proprio quell’anno, dietro le pressanti insistenze della compagna di radersi, visto a causa dei tanti riccioli non poteva ammirare il suo viso. Una vera innamorata! Sembrava quindi un ottimo acquisto per il centrocampo del Foggia, il reparto – ritenuto dagli addetti ai lavori – più esperto e capace, il cui fulcro doveva per l’appunto essere costituito dal navigato austriaco, che andava ad affiancare Federico Bettoni, ex Fiorentina, e l’ex Genoa e Torino Valeriano Fiorin. Artner, peraltro, fin dai tempi di Salisburgo era stato chiamato anche “tosaerba vivente” dall’allenatore Gustl Starek, nonchè “Lepre Duracell” e “Polmone di cavallo” dai tifosi. Tutti “biglietti da visita” che sottolineavano la sua intraprendenza e velocità in campo. Un vero peccato, però, che queste sue peculiarità siano tramontate, guarda il caso, dopo essersi tagliato i capelli, decidendo così, suo malgrado, di sfoggiare una capigliatura più anonima. Non sarà un caso che anche la successiva esperienza in Spagna all’Hercules fu negativa, a causa di un infortunio al bacino.
«Devo dire che nella mia carriera sono stato quasi sempre abbastanza fortunato, perché ho giocato per club che lottavano per il titolo. Ma il momento migliore in assoluto è stato sicuramente il periodo a Salisburgo, quando un’intera ondata di euforia ha attraversato tutto il paese, visto che tenemmo il passo con i più grandi club d’Europa. Nella Champions League 94/95 abbiamo totalizzato nella fase a gironi lo stesso numero di punti di Ajax e Milan, ma non siamo andati avanti per differenza reti. E l’Ajax ha poi vinto il titolo...»
(Peter Artner | «Spielermagazin.at», 05/01/2017)
Stagione | Squadra | Presenze | Reti |
1984-86 | Austria Vienna | 6 | - |
1986-87 | Wien FC | 20 | 1 |
1987-93 | Admira Wacker | 187 | 23 |
1993-96 | Salisburgo | 82 | 7 |
1996-97 | Hercules Alicante | 13 | - |
1997-98 | Foggia (B) | 10 | - |
1998-01 | Sankt Polten | 97 | 3 |
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